Truffa dei siti pedofili. «Contattato mesi fa: uno spavento ma non ci sono cascato»

GANDELLINO. Saputo dell’imprenditore che ha sborsato 117mila euro, Gandelli ha rispolverato una mail del 2023. «Nomi altisonanti e stemmi, ma non ci sono cascato».

È un tentativo di truffa simile a quello smascherato venerdì dalla polizia postale di Milano. E anche in questo caso la trappola erano atti giudiziari farlocchi inviati via mail, in cui si contestavano reati gravissimi e infamanti come la pedofilia e si invitava a contattare fantomatici funzionari di polizia tramite un indirizzo di posta elettronica con dominio che più comune non si può: gmail. Anche per questo Pierfausto Gandelli, fotografo di Clusone e collaboratore del nostro giornale, non c’è cascato.

«Avevo la coscienza pulita, ma alla prima lettura mi sono spaventato – racconta –. In archivio ho foto di minori, commissionate dai familiari, che per legge devo distruggere 24 ore dopo aver consegnato la copia ai clienti. Pensavo che qualcuno potesse aver hackerato il mio archivio. Per sicurezza sono andato dai carabinieri. Che hanno capito subito che si trattava di una truffa. L’avevo ricevuta nell’aprile dello scorso anno, l’ho rispolverata ora, dopo aver letto la notizia della recente inchiesta della polizia postale».

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La storia della tentata truffa

La comunicazione ricevuta dal fotografo viene spacciata per una citazione in giudizio e reca diversi stemmi: polizia delle comunicazioni, Interpol e Polizia. È scritta in un linguaggio poco appropriato – e anche questo ha contribuito a insospettire Gandelli – e in forma assolutamente insolita per un atto giudiziario. Perché inizia con una presentazione quasi da promoter finanziario: «Io sono il Franco Gabrielli (ex capo della polizia di Stato, che è

ovviamente all’oscuro di tutto, ndr), Segretario di Stato per la Sicurezza della Repubblica e responsabile della cooperazione internazionale di polizia». Il documento prosegue annunciando che «a seguito di un sequestro informatico in collaborazione con il Centro Nazionale di Analisi della Pornografia Infantile e delle Immagini Cibernetiche (Cnaip) della Repubblica Francese, così come il servizio di analisi dell’Organizzazione Internazinale di Polizia Criminale (Interpol), vi contatto per informarvi che siete oggetto di diverse procedure legali in vigore».

Seguono quelli che per gli autori del falso atto dovrebbero essere i reati contestati, scritti in neretto e in stampatello al centro del documento: «Pornografia infantile, siti web pornografici, cyber-pornografia, pedofilia, esibizionismo».

Poi si cerca di mettere pressione: «Vi preghiamo di farvi sentire inviandoci le vostre giustificazioni via mail in modo che possano essere esaminate e verificate per valutare sanzioni; questo entro un termine rigoroso di 72 ore». L’indirizzo a cui spedire è quello del mittente, una improbabile mail [email protected], privo di un dominio di una certa ufficialità quali polizia.it o ministerodellinterno.it.

«Dopo questo periodo – prosegue l’intimazione – saremo obbligati a inviare il nostro rapporto al signor (sic!, ndr) Pietro Grasso (ex procuratore nazionale antimafia ed ex presidente del Senato, anche lui ignaro di tutto, ndr), il procuratore nazionale incaricato del suo caso, per stabilire un mandato d’arresto per lei. Alla fine di questa procedura, sarete inseriti nella lista dei criminali sessuali». Infine, una minaccia mascherata: «Il suo caso sarà anche inviato ai media per la pubblicità al fine di prevenire la sua recidiva e anche per dissuadere altri dal farlo».

Chi avesse risposto alla mail, facile che sarebbe stato oggetto di richieste di denaro sotto forma di cauzione per evitare carcere e diffusione del nome su stampa, tv e web. Come è capitato all’italiano residente in Cina citato nell’inchiesta della polizia postale di Milano, che venerdì ha portato a 8 perquisizioni in Bergamasca, il quale ha versato 117mila euro dopo aver abboccato al raggiro tramite falsi atti giudiziari: paga una cauzione se vuoi rimanere a piede libero in un’indagine per pedopornografia.

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