Ruba il bancomat al paziente in ospedale
Preleva mille euro: 16 mesi all’infermiere

Aveva sottratto il bancomat a un paziente ricoverato per malore per poi prelevare mille euro. Ex infermiere condannato a 16 mesi di reclusione.

Per la difesa dei coniugi infermieri le prove a loro carico sono «del tutto indiziarie». Non ci sarebbero elementi che incastrano inequivocabilmente il marito infermiere, men che meno quelli che incastrano la moglie infermiera. Per il gup Maria Luisa Mazzola che ha assolto la moglie ma ha condannato a 16 mesi in abbreviato il marito I. G., quel giorno in servizio al pronto soccorso dell’ospedale di Alzano, le prove a carico dell’uomo ci sono.

Sarebbe stato lui, il 24 settembre 2017, a sottrarre la tessera bancomat del paziente appena ricoverato per un malore, dopo averlo soccorso e svestito. I.G. avrebbe effettuato cinque prelievi dallo sportello delle filiali di alcuni istituti di credito dal giorno del malore ai primi di ottobre, per un totale di poco più di mille euro. A incastrare l’infermiere sarebbe in particolare un filmato delle telecamere di sorveglianza di una delle filiali che mostra l’uomo mentre effettua il prelievo dallo sportello bancomat, il 3 ottobre.

Secondo l’infermiere il bancomat sarebbe stato suo, ma davanti al giudice non ha prodotto la tessera nè l’estratto conto con i propri movimenti bancari. Proprio quei movimenti, i cinque prelievi, avevano insospettito il paziente (nel frattempo deceduto) che a distanza di qualche giorno dal malore si era accorto di aver smarrito la tessera e verificando tramite l’estratto conto che qualcun altro aveva effettuato prelievi aveva sporto denuncia. I sospetti degli investigatori si erano concentrati anche sulla moglie dell’infermiere, a sua volta impiegata in una clinica, ma le immagini delle videocamere che riprendono una donna al bancomat, con fisionomia diversa da quella dell’infermiera, e l’incompatibilità tra la data dei prelievi e l’orario di lavoro della donna, regolarmente attestati, hanno indotto il giudice ad assolverla mancando la prova certa della colpevolezza.

«Le prove a nostro carico sono indiziarie – ha commentato l’avvocato difensore Antonino Andronico –. Attendiamo le motivazioni, poi valuteremo l’eventuale appello». A seguito dell’inchiesta I. G. e l’ospedale di Alzano avevano risolto consensualmente il contratto e attualmente l’infermiere lavora per altre strutture della Bergamasca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA