Questionario sugli immigrati agli studenti
Polemica a Clusone: provocazione

Questionario sottoposto a una classe del «Fantoni» con domande sugli immigrati finisce nella bufera mediatica. La preside: «Verifichiamo».

«Il questionario choc a scuola», con questo titolo il Giornale di Milano ha pubblicato ieri le foto di un questionario che l’istituto statale superiore «Andrea Fantoni» di Clusone avrebbe somministrato agli studenti per «chissà quali finalità», forse «schedare studenti e studentesse», si legge nell’articolo.

Le domande del questionario, definito «politicamente (s)corretto», prese fuori contesto lasciano in effetti senza parole: «Secondo te è vero che il comportamento criminale dei marocchini è dovuto alle differenze culturali di questo popolo?» e poi «Pensi che la criminalità è aumentata in corrispondenza all’aumento di marocchini nel nostro Paese?» oppure «Hai mai odiato una persona solo perché è marocchina?» e via dicendo.

Ma in realtà l’insegnante definito da diversi genitori come «un docente di grande professionalità e umanità», ha proposto agli studenti del secondo anno di «Les», ovvero il liceo di Scienze Umane indirizzo Economico Sociale, un lavoro sulla metodologia della ricerca.

«Non ero al corrente di questa specifica attività didattica e sto compiendo accertamenti in merito – spiega la dirigente Annalisa Bonazzi, che precisa di non essere stata contattata da nessun genitore o giornalista prima della pubblicazione dell’articolo di ieri –. Da quanto accertato da una prima indagine, risulta che il questionario faceva parte di materiale didattico proposto da un docente nell’ambito di una attività di analisi di vari documenti. In ogni caso, si precisa che si stanno compiendo accertamenti e si provvederà ad agire nelle modalità più opportune».

I ragazzi hanno portato a casa i fogli e alcuni li hanno mostrati ai genitori. E alla fine il questionario è finito a un esponente della Lega, il consigliere regionale Massimiliano Bastoni, milanese, che è intervenuto criticando fortemente il questionario, definito come una «lente ideologica che altera la realtà, secondo un pregiudizio indiscusso e indiscutibile, assunto a priori come porta della verità, del bene e del progresso».

Perplesso anche il consigliere regionale bergamasco Roberto Anelli, informato dell’accaduto: «Onestamente se il questionario era a scopo di ricerca, il testo scelto era evidentemente sbagliato – afferma Anelli – è un test fallito».

Un lavoro che, nelle sue intenzioni, aveva probabilmente (ieri non è stato possibile ottenere la versione da parte del docente) quello di far lavorare i ragazzi su una metodologia di ricerca sociale (sono stati proposti più questionari su varie tematiche), ma che si è rivelato un potente boomerang contro la scuola.

Indignato un genitore di quella classe sul clamore mediatico che ha assunto quello che doveva essere un esercizio: «La scuola è l’ambiente in cui i nostri figli vengono educati, noi dobbiamo insegnare loro ad andare alla fonte, prima di gettare fango sulla scuola bisognava aprire un dialogo con l’insegnante e la dirigente». Sul questionario poi il genitore aggiunge: «Il questionario non era da riconsegnare compilato... La scuola serve a insegnare ai nostri figli a leggere il mondo, se non possono toccare tematiche come ad esempio i pregiudizi, dove possono farlo?».

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