Novant’anni a scovare tradizioni e notizie Auguri a Franco Irranca, decano de L’Eco

IL COMPLEANNO Insegnante e poi preside, è il più anziano collaboratore del nostro giornale. Scrisse il primo articolo nel 1979, dalla sua Vertova.

«E mi dica, a proposito, come sta suo figlio?». Franco Irranca è così. Rigoroso, disponibile come pochi a interrompere la cura del suo orto o la cena con la moglie Luisa e correre a informarsi su ciò che la redazione del giornale, da Bergamo, chiede. Notizie sì, ma con una particolare attenzione alla persona, collega o interlocutore che sia. E allora nel bel mezzo di ogni contatto o intervista scatta – puntuale – la domanda: «La famiglia come va? Tutti bene?».

L’ha fatto per una vita, 45 anni esatti. E anche ora che, per l’età, ha diradato la sua collaborazione con «L’Eco di Bergamo», lui corrispondente da Vertova e dalla media Valle Seriana (ma in passato anche da Clusone e da tutta l’alta valle), merita queste quattro righe. Non foss’altro (ma c’è di più) che, se si vuole cercare il decano de L’Eco, è a lui che bisogna guardare: oggi compie novant’anni ed è il più anziano collega, seguito da altri due storicissimi collaboratori: Sergio Tiraboschi, classe 1936, ed Enzo Valenti, nato nel 1938.

Storico locale e giornalista

Novant’anni oggi e una vita tutta da raccontare nel suo quotidiano impegno di ricercatore in veste di storico locale, ma anche di giornalista. «Topo di archivio», come lo descrive Carlo Gatti, presidente della Pro Vertova che vede Irranca e la moglie soci da almeno 40 anni, e Franco anche prolifico autore di tante pubblicazioni legate alle tradizioni e alle bellezze artistiche locali, «tutte curate con grande precisione e passione», precisa Gatti.

Per l’associazione di promozione del paese dove abita, Irranca ha curato prima il volume «Itinerari Vertovesi» edito nel 1985, quindi per «La Valle Vertova» (2002) il capitolo su «L’uomo, l’acqua, la terra». Nel 2012 la sua ricerca si è concretizzata ne «I pannilana a Vertova e in Val Gandino», mentre l’anno dopo ne «Il Concilium di Honio o Comune maggiore di Honio», per poi giungere a «La rappresentazione della Passione di Cristo a Vertova» (2021).

Renato e Amanzio Possenti gli chiesero se voleva collaborare regolarmente con il giornale dalla Valle Seriana. Ne è nato un rapporto prolifico e appassionato

La grandiosa azione sacra del Venerdì Santo che ha reso famosa Vertova in tutta Italia fu il tema a cui Irranca dedicò il suo primo articolo pubblicato sulle pagine de L’Eco di Bergamo. «Era l’aprile 1979 – racconta la moglie Luisa Perani che ha sposato nel 1967 e con cui ha avuto i tre figli Renato, Maddalena e Marilena –, in quel periodo da “L’Eco” Renato e Amanzio Possenti gli chiesero se voleva collaborare regolarmente con il giornale dalla Valle Seriana: ne è nato un rapporto prolifico e appassionato». Nativo di Olbia, si era trasferito in Liguria al seguito del padre maresciallo dei carabinieri, ed era ancora giovane quando si stabilì in Valle Seriana da un zio. «Conseguito il diploma di maestro, da giovane insegnante fu in cattedra a Leffe e Vertova dove, dopo la laurea in Lettere all’Università Cattolica, lavorò anche alla scuola media» ricorda la moglie che svela di averlo conosciuto nel 1962 quando, «finite le scuole dalle Canossiane, seguivo il doposcuola che lui dirigeva qui in paese».

Nel 1974 il concorso direttivo e la nomina di Irranca a direttore didattico a Ponte Nossa e a Gazzaniga, ma fu anche reggente degli istituti comprensivi di Gromo, Rovetta e Almenno San Bartolomeo, fino alla pensione, nel 2004.

Ha collaborato con le televisioni

Pensione da professore, non certo da cronista. Nei primi anni di collaborazione ha spaziato in tutta la Valle Seriana, pubblicando tra l’altro anche sugli organi di stampa delle allora due Comunità montane, quella con sede a Clusone e l’altra ad Albino, e collaborò pure con Bergamo Tv e Antenna2 a servizi. Un lavoro al quale ha sempre abbinato quello di ricercatore e divulgatore delle principali tradizioni religiose e folcloristiche delle nostre valli, ma anche della loro vocazione lavorativa. «Si era anche iscritto al Ducato di Piazza Pontida – continua la moglie Luisa – e con Vittorio Mora ha iniziato a scrivere sul “Giupì”».

Si era anche iscritto al Ducato di Piazza Pontida – continua la moglie Luisa – e con Vittorio Mora ha iniziato a scrivere sul “Giupì”.

Non stupisce che, quando l’allora sindaco Vincenzo Guerini volle Irranca nella sua Giunta, gli affidò l’assessorato alla cultura e pubblica istruzione: lo ricoprì dal 1985 al 1989 «proponendo tra le altre cose una mostra sul nostro scultore e pittore Costante Coter che ebbe un buon riscontro», ricorda sempre la moglie nonché collega di Franco, visto che pure lei ha insegnato per decenni lettere a Ponte Nossa e Vertova.

Descrivere il lavoro di Irranca è facile, per chi ha avuto il piacere di condividere un po’ del suo tempo sul territorio che tanto bene lui conosce. Si trattasse di appuntamenti con questo o quel sindaco, sempre improntati a correttezza e cordialità («si è fatto tanti amici tra le sue fonti», dice la moglie) o di una serata immersi nei preparativi del Venerdì Santo, nello splendore della parrocchiale di Vertova, di Franco resta impresso il sorriso di bambino. Come quello che più volte si è aperto una sera della scorsa primavera, una sera di marzo in cui Irranca si fece invitare dai volontari della Sacra rappresentazione della Passione, per poi raccontare in un articolo il loro ruolo.

Un gruppo inchiodava la Croce sull’altare, altre persone si sedettero in cerchio intorno a Irranca. «Venga professore, sì professore. Certo, io ho ereditato il ruolo di picca da mio padre, professore». E lui a fare domande, anzi leggerle, perché il cronista della vecchia guardia si prepara e si appunta cosa chiedere, ancor più lui che, su questo tema, ci ha pure scritto saggi e libri. E poi all’improvviso, con aria seria: «A proposito, come sta suo figlio?» chiese a Celesto Rinaldi, preoccupato per l’incidente che era successo al suo compaesano.

La notizia, con umanità. Tanti auguri Franco.

© RIPRODUZIONE RISERVATA