Normalizzare le cure psichiatriche, «Faccia a Faccia» con la malattia in un cortometraggio

L’IDEA. Da un laboratorio multimediale coi pazienti della Comunità riabilitativa ad alta assistenza di Piario, un’opera che punta a superare lo stigma sulla salute mentale.

«Nonostante io senta le voci inseguo ancora i miei sogni». Non ha esitazioni Matteo Gianoli, 25 anni di Clusone, quando si toglie la giacca e la camicia del Premio Nobel John Nash per restare con la «sua» maglietta, quella colorata di Joker. E soprattutto con il «suo» cappello in testa: «Mi contraddistingue – spiega a cinepresa spenta –. Non me ne separo da quando partecipo agli eventi cosplay nei panni di Indiana Jones». Nel cortometraggio «Faccia a faccia», però, è uno dei quattro personaggi, appunto Nash, scelti dagli stessi pazienti della Cra-Comunità riabilitativa ad alta assistenza di Piario dell’Asst Bergamo Est per raccontare, nel laboratorio multimediale condotto dal regista Matteo Zanga, la psichiatria nella normalità e la normalità nella psichiatria.

Il cortometraggio

Il corto è un successo ed è arrivato fino alle finali del recente Festival del Cinema Nuovo film & disability, proiettato al pubblico del Conca Verde di Bergamo. Ora pure su YouTube, venerdì 1 novembre sarà protagonista, alle 20,45, della serata al Modernissimo di Nembro per la rassegna «Franco e Franca Basaglia: un altro mondo è possibile» a cento anni dalla nascita dello psichiatra. «Spiegheremo anche ciò che facciamo alla Cra e negli altri presidi dell’Unità operativa psichiatrica dell’Asst – entra nel merito il coordinatore, Luca Morandi –. Per la residenzialità a Villa Sorgente abbiamo una ventina di posti letto, con assistenza 24 ore su 24, poi c’è la Comunità protetta a bassa assistenza di Nembro (8 posti, 12 ore su 24). Il nostro sforzo è fare riabilitazione, che è un percorso dinamico, interrogandoci sui nuovi bisogni che i pazienti portano. Viviamo la quotidianità con una serie di contenuti che rispondano alle esigenze delle persone che seguiamo».

«Ci sono sofferenze, come queste, che non si vedono a occhio nudo, ma che sono altrettanto forti e con un pregiudizio maggiore»

La responsabile a Piario è Irene Silvia Ferretti. «Si è visto bene anche al Festival del Cinema Nuovo – sottolinea – tra le decine di cortometraggi proiettati: le disabilità sono tante e, purtroppo, non tutte considerate allo stesso modo. Ci sono sofferenze, come queste, che non si vedono a occhio nudo, ma che sono altrettanto forti e con un pregiudizio maggiore, che non dovrebbe proprio esserci. Stiamo facendo in tutti i modi, a 360 gradi, per mostrare anche all’esterno della Cra che le persone che seguiamo sono ragazzi e ragazze, donne e uomini che hanno i nostri stessi desideri e bisogni, il nostro stesso modo di pensare le cose». Ecco allora che il cortometraggio, così come altre proposte in corso e le iniziative che mirano a coinvolgere il territorio, fin dalle scuole, ha un obiettivo terapeutico diretto sugli ospiti, però vuole raggiungere molte più persone, coloro che si ritengono «normali», le comunità e gli ambiti vicini e lontani.

L’efficacia del laboratorio

Perché le vicende umane riassunte così efficacemente nel corto «Faccia a faccia» non riguardano soltanto Camille Claudel, Marylin Monroe, Vincent Van Gogh e John Nash, o i loro interpreti della Cra, Margherita Sciacca, Valentina Zenoni, Andrea Ghirardi e Matteo Gianoli. «La malattia in un certo momento li ha bloccati – sintetizza la dottoressa Ferretti –, o ha dato loro dei sintomi anche strani, bizzarri, a volte ben visibili, però sono fasi su cui oggi, per fortuna, possiamo intervenire». E un’attività come quella del laboratorio multimediale può rivelarsi efficace per arricchire il percorso di riabilitazione, però, nello stesso tempo, contribuisce a superare stereotipi, stigmi, pregiudizi che accompagnano le patologie mentali.

«È importante che venga percepito il percorso di cura, che passa anche attraverso cose divertenti, piacevoli e belle»

Sono stati gli stessi pazienti a decidere quali personaggi rappresentare. La Cra ha procurato libri e documentazione, loro hanno approfondito e si sono sforzati di far capire che il mondo in cui si trovano ora è lo stesso attraversato da vite insospettabili, che noi però ricordiamo come artisti o studiosi di fama. Ognuno a Piario ha fatto qualcosa. Anzi, ammette Andrea Ghirardi, 27 anni, di Cenate Sopra: «Avevo così tanto materiale che ho dovuto fare una sintesi».

«Il lavoro è stato regolare, anche fuori dal gruppo degli interpreti», è la voce unanime di operatori e ospiti di Villa Sorgente. Per aggiungere: «Il clima di leggerezza è diventato terapia. Però è importante che venga percepito il percorso di cura, che passa anche attraverso cose divertenti, piacevoli e belle». Entra nel merito Irene Silvia Ferretti: «Il progetto va unito a tutto il resto, con la parte delle regole e delle decisioni, farmaci compresi. Ma ho notato grande tranquillità e coinvolgimento».

In passato

«Faccia a faccia» negli anni scorsi è stato preceduto da altri lavori, come quello dedicato a Clara Maffei o «Riso al limone» nella rassegna «Corto in corte» di Clusone. «È stata una progressione – ammettono alla Cra –, una crescita di consapevolezza che diventa anche un po’ raccontare chi siamo e l’apertura al territorio». Ognuno ha un bel ricordo, con Margherita Sciacca, 32 anni di Gazzaniga, che ammette: «Sono arrivata a questo punto grazie a tutti, ragazzi e operatori». Mentre Valentina Zenoni, 25 anni, di Seriate, sogna «di uscire da qui e stare bene, ma pure di non essere discriminata per essere stata in una comunità».

I quattro protagonisti del cortometraggio, con tutto il team, non hanno dubbi: gli ostacoli della mente non li fermeranno più.

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