Mattia, una vita piena da mordere in fretta: «Addio guerriero»

ONETA. Il giovane aveva 22 anni: da 18 mesi lottava contro un tumore. La passione per sport e moto. La sua mamma: «È sempre stato un ragazzo positivo».

«Ha vissuto i suoi 22 anni a duecento all’ora». C’è il giusto pizzico di orgoglio di mamma, unito alla gratitudine per il tempo trascorso insieme a suo figlio, anche nel momento della prova, nelle parole con cui Rossana ricorda il figlio Mattia. Il giovane di Chignolo d’Oneta, uno dei paesini della Val del Riso, primogenito della famiglia Borlini, dopo un anno e mezzo di battaglia contro un tumore al polmone, giovedì si è spento all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo.

«Ricordo ancora quando nel gennaio 2023 gli avevano diagnosticato il tumore, che era già al quarto stadio avanzato: in ascensore mi disse che era fortunato perché eravamo in uno degli ospedali migliori d’Italia, in altre zone non l’avrebbero invece potuto curare».

«Un ragazzo positivo»

Mattia ha sempre vissuto la malattia con coraggio («Fino all’ultimo sperava di farcela», dice la mamma) e con il sorriso che ha stampato sul volto sin da quando è nato. «È sempre stato un ragazzo positivo e di grande compagnia: era ben voluto da tutti».

La sua voglia di fare era travolgente. «Mentre ancora stava facendo una cosa, iniziava a farne un’altra. Era come se percepisse che il tempo gli scappava. A nove mesi camminava già e si è rotto per la prima volta un braccio: sin da piccolo non riusciva a stare fermo, praticamente una volta all’anno eravamo in Pronto soccorso perché si rompeva qualcosa. Ci chiedevamo che fretta avesse già da piccolo, sembrava che avesse sempre voglia di fare tante cose insieme».

L’amore per lo sport

E così Mattia è rimasto quando è cresciuto. La passione per il calcio unita a quella per la pallavolo, ma anche il nuoto e la moto con cui partiva spesso per percorrere i Passi della zona. «Gli piacevano tanti sport, la sua grande passione era sicuramente la moto: di recente è stato a Misano con il papà Ivan per vedere il Gran premio».

Al calcio non ha mai rinunciato, fino alla fine, anche in una veste diversa. «Ha giocato per diversi anni nella squadra del paese, il Val del Riso: quando si è ammalato, l’hanno fatto vice allenatore per tenerlo con loro. Lui si informava sempre sulla squadra, anche quando era in ospedale: negli ultimi giorni aspettava di vedere le maglie nuove che hanno appena fatto fare».

«Attaccava sempre bottone e si faceva voler bene da tutti. Non ha mai avuto problemi con nessuno, proprio per la sua straordinaria bontà»

Dopo le medie, Mattia – che aveva una sorella minore, Arianna, di 17 anni, a cui era legatissimo – ha frequentato la scuola professionale per elettricisti al Patronato di Clusone, ha lavorato per un anno alla «Fae tecnology» di Gazzaniga, prima di unirsi al papà nella sua azienda che si occupa di irrigazione giardini, fino a quando la salute gliel’ha consentito. «Negli ultimi mesi ho potuto seguirlo da vicino e ho passato tanti momenti belli con lui – dice ancora mamma Rossana –. A volte, quando serviva, ho dovuto essere un po’ bugiarda, ma ho cercato di non fargli pesare nulla. Sino a pochi giorni fa ero con lui a ridere e scherzare».

Nel calvario della malattia Mattia aveva già superato alcuni momenti difficili. «A marzo ha avuto un’embolia polmonare e uno scompenso cardiaco, è stato portato in terapia intensiva, ci avevano detto che non ce l’avrebbe fatta, invece ha lasciato i dottori a bocca aperta». Nei giorni scorsi, invece, il suo cuore non ha più retto. «Ma è stato vigile fino a quando, giovedì mattina, ha chiamato un’infermiera per dirle che non gli veniva più il respiro e lì è morto».

La camera ardente allestita nella chiesa del Crocifisso di Gorno in questi giorni è stata visitata dai tanti amici di Mattia. Per il funerale – che sarà celebrato sabato 27 settembre alle 15 – il parroco padre Angelo Livio Epis ha deciso di allestire ad hoc l’area feste, perché le chiese del paese non riuscirebbero a contenere le tante persone attese. «Lui attaccava sempre bottone con tutti e si faceva volere bene da tutti – ricorda ancora la mamma –. Non ha mai avuto problemi con nessuno, proprio per la sua straordinaria bontà».

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