Matteo Bergamelli, annegato in Indonesia: lungo iter per il rimpatrio

Sarà piuttosto lungo l’iter per riportare in Italia la salma di Matteo Bergamelli, il turista morto a 33 anni annegando mentre faceva snorkeling, lunedì in Indonesia. Domenica la mamma e il fratello raggiungeranno Giacarta per seguire in prima persona le procedure: sono supportati anche dalla Farnesina, dall’ambasciata italiana in Indonesia e dall’amministrazione comunale di Pradalunga, il paese dove la famiglia abita. Si stimano infatti una decina di giorni: le autorità locali hanno infatti disposto l’autopsia sulla salma del trentatreenne, di professione panettiere all’Esselunga di Nembro.

L’esame dovrà chiarire le cause della morte: dalle testimonianze delle altre persone che stavano partecipando all’attività di snorkeling sulle isole Gili sembra che il turista bergamasco si sia trovato in difficoltà e abbia perso i sensi, finendo sott’acqua. A quel punto sono scattati i soccorsi: gli accertamenti dovranno anche stabilire se siano stati tempestivi e corretti.

Era presente anche un medico tra i partecipanti allo snorkeling, un’attività che prevede

Soltanto l’autopsia potrà chiarire la causa della morte di Matteo

l’utilizzo di maschera, boccaglio e pinne per osservare il fondale del mare di fatto restando a filo dell’acqua e comunque senza indossare le bombole dell’ossigeno. Esperienza che Matteo Bergamelli aveva già vissuto altre volte in passato. Cosa è invece successo questa volta? È stato colto da un improvviso malore? C’è stato un problema al boccaglio? Lo chiarirà probabilmente l’esame autoptico disposto dalle autorità indonesiane.

Soltanto una volta eseguita l’autopsia, verrà concesso il nullaosta e il feretro di Bergamelli potrà essere riportato in Italia. Probabilmente solo alla fine della prossima settimana sarà dunque possibile fissare i funerali del trentacinquenne, che da poco aveva preso casa a Bergamo, nel quartiere di Borgo Palazzo, e che amava i viaggi e le avventure.