Cronaca / Valle Seriana
Lunedì 05 Dicembre 2022
Manuel, il ricordo della mamma: «Un grande ottimista, aveva tanta voglia di fare»
Lo schianto di Nembro.La madre del 22enne morto dopo essere finito con l’auto in un canale: i nostri ragazzi sani. L’impegno condiviso nel Cai.
Manuel il trascinatore, il simpatico del gruppo. Manuel che oggi avrebbe festeggiato il mesiversario di fidanzamento con la sua Arianna con la quale era legato da 4 anni e invece è lei a firmare uno dei primi messaggi sul libro delle partecipazioni al lutto. «Resterai sempre nel mio cuore», ha scritto. Un cuore distrutto da una morte improvvisa, devastante, a meno di sette minuti d’auto da casa.
Anche domenica 4 dicembre la bella villa di via La Patta, a Ranica, si è riempita di gente, arrivata a portare una parola di conforto ai genitori e alla sorella di Manuel Rota Graziosi, il 22enne morto nella notte tra venerdì e sabato a Nembro dentro la sua auto piombata nel canale che costeggia via Vasvecchio. Un incidente avvenuto poco prima delle 2 di notte nella zona industriale del paese seriano, a bordo della Volkswagen Golf bianca di Manuel, sulla quale viaggiavano anche altri due ragazzi di 21 anni e una ragazza di 20, di Alzano e Nembro.
In piena notte
Una semicurva, l’auto che sbanda ed esce di strada finendo contro il guardrail e poi giù nel canale, ribaltata. Manuel è incastrato, uno dei tre amici lo estrae dall’abitacolo, ma lui non dà segni di vita. I tre ragazzi vengono portati in ospedale – al «Papa Giovanni», a Seriate e all’Humanitas Gavazzeni –, non hanno ferite ma sono in ipotermia. Dopo poche ore raggiungono la casa di Manuel, prima che il corpo del loro amico venga riaffidato a mamma Lara, papà Gilberto e alla sorella Linda. A loro i tre amici raccontano gli ultimi attimi felici insieme, i momenti spensierati al bar e in discoteca. Parole che vogliono essere carezze a una mamma che ha perso il figlio di 22 anni appena, abbracci da conservare come quelli che anche ieri si sono susseguiti dentro una casa piena di gente, ma che era terribilmente vuota.
Anche i primi addobbi di Natale messi sulla balconata del soppalco che sovrasta il soggiorno sono lì a ricordare tutte le altre decorazioni non più messe. Ora sono i fiori bianchi, tanti cesti pieni di ciclamini e rose bianche, a risplendere dentro casa.
Fuori dalla porta, tanti amici chiusi nel loro silenzio, sguardi bassi e qualche occhiata buttata oltre il vetro, a scrutare il viso di Manuel. «Non posso crederci – dice una ragazza –, quanto successo è inspiegabile, non è possibile». Mamma Lara fa notare «una partecipazione impressionante: sono arrivati tutti i suoi compagni di classe, dalle elementari fino alle superiori (l’Isis di Gazzaniga, ndr), i suoi professori, tanti amici». Perché Manuel era «un tornado di allegria, col sorriso sul viso sempre – aggiunge –, sempre allegro, mai pessimista». Ecco che mamma Lara scava nei ricordi: «Amava la montagna, fin da piccolo, gli piaceva lo sport, divertirsi, ma era anche un gran lavoratore, uno di cui ti potevi fidare».
E così lo ricordano altri genitori, come la mamma di un altro suo amico, uno dei tre finiti l’altra notte nel canale di Nembro insieme a lui: «Noi condividiamo questo grande dolore, gli amici dei miei figli sono un po’ i miei figli. Ho letto tanti post sui social, gente che ha sentenziato sull’incidente: ci hanno fatto molto male. Questi sono ragazzi che amano divertirsi, vanno in discoteca, ma quando c’è da lavorare lo fanno sodo». Quante volte, ricorda, «dopo il lavoro partivano e si caricavano sulle spalle 40 chili di cibarie da portare alla baita Cernello a Valgoglio, per il Cai di Alzano. Questo era Manuel e questa era la sua compagnia, ragazzi sani».
I quattro amici due notti fa stavano rincasando dopo una serata come tante, anche se «lui sarebbe dovuto rimanere a casa a guardare la partita – ricorda la sorella Linda, socia insieme a Manuel e al papà Gilberto del Centro di assistenza Rota (CaR) per macchine utensili –. Poi i suoi amici hanno chiamato e sono andati insieme al Bacaro bar, in paese, e quindi al Jam di Nembro. Doveva tornare non tardissimo perché sabato mattina c’era da lavorare. Invece».
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