Cronaca / Valle Seriana
Mercoledì 01 Febbraio 2023
L’impresa di Lola Delnevo: attraversa la Patagonia in handbike in 30 giorni
Terra del Fuoco. L’atleta di Castel Rozzone ha percorso 1.300 chilometri con la lecchese Stefania «Steppo»Valsecchi. Nel 2015 un incidente mentre scalava una cascata di ghiaccio l’ha costretta su una sedia a rotelle ma non a rinunciare alle proprie passioni e all’avventura.
«Datemi una leva e vi solleverò il mondo», diceva Archimede. Lola Delnevo, che con una handbike e una compagna d’eccezione, Stefania «Steppo»Valsecchi, il mondo non lo ha sollevato ma «pedalato a bracciate» di handbike in un viaggio tra le pieghe della selvatica e sconfinata Patagonia. Una firma a quattro mani per l’avventura rosa cominciata a El Chalten e finita 1.300 km dopo, a Ushuaia, all’estremità meridionale della Terra del Fuoco, in poco meno di un mese.«È nato tutto per caso – racconta Lola – ho iniziato a provare la handbike due estati fa. Ho pensato alla bici perché, nei miei tentativi di fare escursioni i in montagna mi stavo massacrando, o investendo tantissimo nello sforzo fisico degli amici, così ho pensato che magari la bicicletta mi avrebbe aiutato a fare qualcosina di più».
Lola è un concentrato di allegria. Classe 1980, è una bergamasca (di Castel Rozzone anche se ha vissuto fin da piccola a Lurano) e alpinista doc (è anche un membro dei Ragni di Lecco). Nel 2015 un incidente mentre scalava una cascata di ghiaccio l’ha costretta su una sedia a rotelle ma non a rinunciare alle proprie passioni e all’avventura. Tanti gli sport che praticava prima dell’incidente, tanti ne pratica tutt’oggi. Recentemente ha scoperto la handbike. «Non ero mai stata in Patagonia, e quando io e Stefania ci siamo messe a parlare di organizzare il viaggio, la Patagonia è diventata subito la nostra meta» racconta. Il tempo di festeggiare il Natale con i parenti e salutare gli amici e il 26 dicembre Lola e Steppo si imbarcano a Milano e tra burocrazia, scali e spostamenti mettono i piedi, e le mani, sulle bici il primo giorno dell’anno. «Centinaia di chilometri nel nulla – racconta Stefania, 55 anni di Maggianico (Lecco), maestra e campionessa mondiale di Triathlon invernale nel 2013 – ma eravamo autosufficienti, pronte a tutto: avevamo tende, fornelletto, bici predisposte «ad hoc» per l’occasione e il percorso preparato nei dettagli. Ci è capitato anche di sfruttare casette abbandonate, o case dei ciclisti. La lunghezza delle tratte variava in base a diversi fattori, tra cui il tipo di strada da percorrere. E il vento, che, in Patagonia può essere un bel problema: un giorno ci siamo dovute fermare perché era praticamente impossibile muoversi, mi aveva spostato da una corsia all’altra della strada e sono finita a terra. Fortunatamente solo una borsa rotta e non le mia ossa». Circa 30 giorni di viaggio, il record di tratta con più chilometri è stato quello di 118, e il più corto 30, dieci le notti passate all’aperto».
«Nel nostro peregrinare tra il Cile e l’Argentina abbiamo incontrato persone gentili come mai ci era capitato, una disponibilità e un altruismo difficili da trovare ai nostri giorni nel nostro angolo di mondo, tutti solari e pronti ad aiutare e condividere e dare una mano» concludono Lola e «Steppo».
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