L’addio a Sem l’altruista tra lacrime e incredulità: «Era un papà speciale»

NEMBRO. Folla per l’omaggio al 47enne di Nembro morto sabato sera . Colto da infarto mentre era in auto coi figli. «Si spendeva per tutti sempre col sorriso». Il tributo della Curva Nord.

«Era un papà speciale», dicono gli amici della Curva Nord, che adesso non ce la fanno a metter su l’aria da duri davanti alle domande dell’estraneo, per di più giornalista, figura non troppo apprezzata a certe latitudini. Altro non vogliono aggiungere, ma bastano i loro sguardi persi e umidi per capire cos’è stato Sem Togni, 47 anni, di Nembro.

Uno che ha passato la vita a spendersi per gli altri, sempre col sorriso sulla bocca, che nemmeno le difficoltà erano riuscite a scippargli: una figlia con disabilità, un padre con gravi problemi di vista. Lui accudiva entrambi senza mai farla pesare. E nel frattempo non rinunciava alle attenzioni per chi aveva intorno, non ultimi gli operai dell’impresa edile «Bergamelli» di Nembro, dove lavorava come geometra, ai quali non faceva mancare, senza che glielo chiedessero, una bottiglietta d’acqua fresca quando si trovavano a operare nella calura estiva o un caffè bollente quando il freddo pungeva.

Il malore in auto

È morto stroncato da un infarto sabato sera, dopo Atalanta-Inter. Alle 20,30 era in auto con i figli Nicolò, 14 anni, e Sofia, 10, e stava percorrendo la strada che da Nese scende verso Alzano. Ha avuto il tempo di accostare, finendo con l’auto contro il palo di un segnale stradale. Lo hanno soccorso, ma non ce l’ha fatta: è spirato pochi minuti dopo all’ospedale «Bolognini» di Seriate, dove – su una seconda ambulanza – sono stati accompagnati anche i due bambini, illesi ma sotto choc. Sem era stato con Nicolò allo stadio, Curva Nord, e dopo la fine della gara, insieme al figlio si era diretto a casa dei genitori a Nese a prendere Sofia, che aveva trascorso qualche ora con i nonni Elio e Valeria.

L’affetto di tanta gente

Domenica la casa del commiato di Albino, dove è stata composta la salma in attesa dei funerali, era teatro di un andirivieni dolente e incredulo. Sem non aveva mai avuto problemi di salute e la sua morte è piombata all’improvviso, cogliendo tutti di sorpresa. «Ma come è stato possibile?», chiedevano alla moglie Marcella gli amici e i conoscenti con tono dolce e disperato.

Nicolò, che frequenta la prima superiore all’istituto «Romero» di Albino, si aggirava ammutolito fra le centinaia di persone venute in visita. «Adesso devi essere forte, sei l’ometto di famiglia, sta vicino alla tua mamma e alla tua sorellina», provava a fargli forza una donna stringendogli il viso con i palmi delle mani. Lui annuiva in silenzio, forse per imbarazzo o, chissà, impossibilitato dalla commozione a proferire parola. Queste ore che accompagnano l’addio a Sem l’altruista, si stanno consumando tra emozioni forti e vere, non c’è traccia del cordoglio di facciata, delle visite obbligate. Lo si intuiva da diversi segnali: niente strette di mano, ma molti abbracci, nessuna parola di circostanza e invece molte lacrime.

Martedì i funerali

Commuove osservarlo e pensare che sia il frutto della semina di uno che sorrideva sempre alla vita e non faceva mai mancare attenzioni agli altri, dalla figlia disabile, al papà quasi cieco, fino agli operai che al lavoro sudavano o gelavano nei cantieri edili. «Bravissima persona, sempre con il sorriso, sereno, educato, garbato, attento agli altri», lo ricorda don Antonio Guarnieri, arciprete di Nembro, che martedì alle 15 celebrerà i funerali nella chiesa parrocchiale di Nembro.

«Non l’ho mai sentito alzare la voce. Sem era molto disponibile, gentile, una persona squisita – lo descrive Ilvo Bonasio, consigliere comunale di Alzano che fu suo allenatore nell’Uso Nese, la squadra di calcio della frazione alzanese –. Nessuno può parlarne male. La sua morte è stata una botta per tutti». «Una vita a lottare... A chi ci ha insegnato a non mollare... Ciao grande Sem», è lo striscione-epitaffio che la Curva Nord ha appeso sulla facciata della casa del commiato. Le facce smarrite degli ultrà atalantini venuti a rendergli omaggio erano la prova che nemmeno quel drappo è un necrologio di circostanza. Il ragazzo che sorrideva alla vita è riuscito a far lacrimare anche gente abituata a ostentare la scorza dura. L’ultima, meravigliosa impresa di Sem Togni.

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