La sorella le dona un rene: «Sono tornata a vivere»

Finalmente , dopo tante tribolazioni e sofferenze, Ausilia Zucchelli, 65 anni, che vive con il marito Lorenzo Zucchelli nella pittoresca contrada di Valcanale di Ardesio, ricomincia a sorridere. E lo fa ammirando dal balcone il panorama mozzafiato che ha di fronte e che ama profondamente: da un lato le verdi abetaie, oggi illuminate da un sole splendente, che si spingono fino ai piedi del Pizzo Arera , dall’altro l’abitato di Valcanale, sul quale svetta il campanile della chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Maria Assunta. Accanto a lei una delle sue quattro sorelle, Giuseppina che, donandole un rene, le ha consentito di «rinascere» quando ormai aveva perso la speranza di poter continuare a trascorrere una vita serena accanto al marito e ai figli, Milena e Fabio.

«Era l’agosto del 2017 quando ho avuto i primi sintomi della malattia renale. Mi sentivo oltremodo stanca ed ero afflitta, ogni giorno, da grandi nausee. Il medico di base mi ha allora prescritto gli esami del sangue, i cui risultati risultarono molto preoccupanti: infatti i miei reni erano al lumicino, non funzionavano più».

Con la voce rotta dall’emozione Ausilia ricorda quanto le è successo, le sofferenze vissute, in parte alleviate dalle attenzioni che marito, figli e sorelle le hanno sempre, ogni giorno, palesato. Dice: «Era l’agosto del 2017 quando ho avuto i primi sintomi della malattia renale. Mi sentivo oltremodo stanca ed ero afflitta, ogni giorno, da grandi nausee. Il medico di base mi ha allora prescritto gli esami del sangue, i cui risultati risultarono molto preoccupanti: infatti i miei reni erano al lumicino, non funzionavano più. Subito sono stata ricoverata all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, quindi al Bolognini di Seriate e infine al Locatelli di Piario dove sono stata sottoposta, per tre giorni la settimana, a dialisi. Un tormento raggiungere l’ospedale da Valcanale, ma grazie a mio marito ho potuto farlo. Purtroppo nei tre anni, dal 2017 al 2020, la mia situazione è andata via via peggiorando, giorno dopo giorno. Tanto è vero che il dottor Pezzotta presso il quale ero in cura, ad un certo punto mi parlò della necessità di un trapianto con rene di persona deceduta o vivente. Fu allora che mia sorella Giuseppina, 61 anni, si offrì per la donazione».

«Dagli esami cui sono stata sottoposta sono risultata compatibile per la donazione e quindi è iniziato l’iter per l’operazione al San Raffaele di Milano. Hanno ricoverato Ausilia, hanno ripetuto tutti gli esami di rito e infine hanno deciso di operare. Io ho dovuto dare il mio assenso, firmandolo davanti ad un giudice e, finalmente, il 5 agosto 2020, l’operazione»

Giuseppina, guardando affettuosamente la sorella, afferma: «Dagli esami cui sono stata sottoposta sono risultata compatibile per la donazione e quindi è iniziato l’iter per l’operazione al San Raffaele di Milano. Hanno ricoverato Ausilia, hanno ripetuto tutti gli esami di rito e infine hanno deciso di operare. Io ho dovuto dare il mio assenso, firmandolo davanti ad un giudice e, finalmente, il 5 agosto 2020, l’operazione». Mentre per Giuseppina dopo un mese tutto è tornato normale, tanto è vero che ha ricominciato ad andare in montagna, che ama molto, Ausilia dal 2020 ad oggi si è dovuta sottoporre a numerosi controlli. Tuttavia, grazie anche alle medicine prescritte, le sue condizioni sono senza dubbio migliorate e ora comincia a passeggiare nel suo giardino o lungo la vie di Valcanale.

«Bello e confortante – conclude – incontrare i miei compaesani, discutere con loro, osservare i mutamenti che l’abitato ha subito negli ultimi anni. Bello, grazie anche a Dio, continuare a vivere con una certa serenità. Desidero ringraziare medici e infermieri che mi hanno curato ed operato, mio marito, i miei figli e le mie sorelle per quanto fatto, così come tanti amici che mi sono stati vicini in questo lungo periodo di sofferenza».