La donna del fiume, l’ultimo giallo corre lungo il Serio

ALZANO. Identificata la vittima: è una 44enne di origini marocchine e dalla vita difficile. Lunedì l’autopsia: servono altre analisi per stabilire se è omicidio o morte naturale.

Alzano Lombardo

Una bustina di Aulin, la confezione di cibo per celiaci di una catena discount e una di un hamburger McDonald’s. I detriti sul greto del Serio raccontano bene un posto all’ombra di un cavalcavia uscito prepotentemente dall’anonimato domenica mattina, quando un passante ha notato un cadavere. Erano le 10.15 e da quel momento ha cominciato a prendere corpo il nuovo giallo che agita le cronache della Bergamasca: la donna del fiume, abbandonata a due passi dall’acqua dopo essere stata uccisa. Da un assassino o da un malore, si vedrà.

Dagli inquirenti trapela poco

Sul suo conto gli inquirenti lasciano trapelare poco. L’hanno identificata fin da subito, è una 44enne di origini marocchine, con una vita molto complicata e ai margini. Si sa che i familiari vivono in zona, ma che lei da tempo s’era trasferita fuori provincia. Era alta circa 1,65, fisico atletico, capelli crespi e carnagione olivastra. Due anelli sullo stesso dito e sul corpo pochi tatuaggi e molti lividi che potrebbero essere letti come il risultato di un’aggressione o del trascinamento sulle pietre della sponda che sta sotto il tratto di pista ciclabile della Valle Seriana, tra Alzano e Ranica, all’altezza del viadotto della provinciale 35.

Escoriazioni e lividi potrebbero essere risultato di un’aggressione

Stessa interpretazione la si potrebbe fornire per le escoriazioni sui gomiti e sul viso. Indossava solo biancheria intima e una canottiera arrotolata sino alle ascelle (anche questo l’esito di un trascinamento?). Non sono state trovate scarpe, vestiti, calze, borsa, portafoglio, telefonino e altri effetti personali. Chi l’ha vista morire se li è portati via nel tentativo di rendere difficoltoso il riconoscimento, anche il proprio. Forse qualcuno che ha provato un approccio, poi sfociato in delitto per la reazione di lei. O forse un decesso legato al consumo di sostanze stupefacenti, con il testimone (o i testimoni) dei suoi ultimi attimi di vita che s’è spaventato per le possibili conseguenze e, anziché soccorrerla, ha preferito fuggire insieme a quelli che considerava gli indizi delle sue responsabilità

Non ci sono ferite da coltello o arma da fuoco

Non c’erano ferite di arma da fuoco, né da coltello. E neppure tracce di sangue. Morta da un paio di giorni, dicono. Lì per 48 ore? Sotto il cavalcavia, a due passi dalla ciclabile che nello scorso weekend di bel tempo pullulava di gente? Impossibile che quel corpo non sia stato notato prima. Così, si immagina che in quel punto la 44enne sia stata trascinata e ne farebbe fede, oltre alla canotta arrotolata e alle escoriazioni, la polvere biancastra delle pietre repertata sulla sua pelle. Ma perché portarlo fin lì, se poi quel cadavere sarebbe stato alla mercé di molti occhi? È un mistero pure questo, che va a fare da corollario a quello principale: decesso naturale o per mano di un omicida?

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Indagine aperta per omicidio volontario

Ed è proprio per indirizzare l’indagine, formalmente aperta per omicidio volontario (che consente uno spettro più ampio alle investigazioni) a carico di ignoti, che la pm Giulia Angeleri e i carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo hanno voluto anticipare l’autopsia. Era prevista per mercoledì, è stata portata a termine lunedì pomeriggio in meno di tre ore da Luca Tajana, anatomopatologo dell’Università di Pavia.

L’autopsia più complicata del previsto

«È stata più complicata del previsto, ci prendiamo tempo per raccogliere le idee», si è limitata a dire Giulia Angeleri , all’uscita dalla camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo. «L’esito dell’esame, finalizzato a stabilire la causa della morte, non è stato dirimente - recita un comunicato del Comando provinciale dei carabinieri -, così da richiedere l’effettuazione di ulteriori accertamenti di natura tossicologica ed istologica che saranno svolti nei prossimi giorni».

Si cerca di risalire agli ultimi contatti della donna

Se non è uno di quei legittimi e consolidati bluff investigativi cui gli inquirenti ricorrono per depistare i giornalisti e non dare punti di riferimento agli assassini, la causa della morte della 44enne non sarebbe ancora del tutto certa. I carabinieri sono al lavoro per risalire agli ultimi contatti della donna. E per questo motivo a supporto dei militari bergamaschi stanno lavorando i colleghi di Milano specializzati nel tracciamento dei cellulari. Nonostante il telefonino non sia stato trovato, utili potrebbero rivelarsi i tabulati. Al vaglio anche le immagini delle numerose telecamere pubbliche per monitorare i passaggi nelle notti di venerdì e sabato. Così come sono state compiute verifiche in alberghi, affittacamere e b&b della zona. Sui registri di pernottamento gli investigatori non hanno al momento riscontrato nulla di sospetto.

«Noi quella notte non abbiamo sentito nulla», spiega una signora che abita appena al di là della pista ciclabile, a una cinquantina di metri dal punto in cui è stata trovata la 44enne. E la sua è una versione plausibile perché la donna del fiume gli ultimi istanti di vita è presumibile che li abbia consumati lontano da qui.

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