Isolati dopo il maltempo: al pronto Soccorso di notte con il bimbo nello zaino

FRAZIONI ISOLATE. Lungo la mulattiera che da Colzate conduce alle tre frazioni isolate in Val Seriana, abbiamo raccolto le storie e i disagi degli abitanti, fra auto a noleggio, quad, trasferimenti dai nonni e scorciatoie.

Erano le 21 di domenica 13 ottobre. Martino, due anni e mezzo, piangeva e non riusciva più ad aprire l’occhio che gli doleva da ore. Per tutta la giornata mamma Flavia dall’abitazione ai Piani di Rezzo, per telefono e tramite chat nel gruppo whatsapp «Rezzo-Bondo aiutamoci» («Sono stati fantastici nel prodigarsi», dice lei), aveva cercato di trovare una soluzione, contattando pediatri e ospedali per chiedere almeno una visita in videochiamata. «Non è possibile, signora, deve portarci il bambino», le è stato risposto.

«Così il mio compagno Gianpaolo ha preso torcia e zaino, nel quale ha infilato mio figlio, ed è

Al pronto Soccorso attraverso la mulattiera con il bimbo nello zaino

sceso a piedi lungo la mulattiera nel bosco, accompagnato da un altro papà che a quell’ora doveva raggiungere Colzate. Era l’unico modo che abbiamo trovato in quel momento per portare Martino al pronto soccorso pediatrico dell’ospedale di Seriate. Gianpaolo tornato a mezzanotte e ha dovuto rifare la mulattiera a piedi, stavolta in salita e senza l’altro adulto, solo e con Martino sempre nello zaino.

La mattina successiva, visto che l’occhio di mio figlio non dava segni di miglioramento, mentre io rimanevo a casa con l’altro figlio di 8 mesi, il mio compagno ha dovuto lasciare il posto di lavoro a Sorisole e salire fin quassù per riportare a valle Martino poiché abbiamo ritenuto necessaria una visita dal pediatra. Quando alle 13 è rincasato, ha esclamato: “Basta, così non si può andare avanti”». La famiglia ha momentaneamente traslocato a Vall’Alta di Albino, ospite nella casa dei nonn i.

Ancora isolate le tre frazioni

La frana che dal 10 ottobre tiene in ostaggio i 325 abitanti di Bondo, Piani di Rezzo e Barbata, oltre a massi e terriccio, ha fatto rotolare a valle anche piccole odissee. La strada è tuttora interrotta, apre per brevi finestre temporali (martedì ne è prevista una dalle 17 alle 18.30). Ad assicurare il collegamento fra le tre frazioni isolate e il resto del mondo è il chilometro di mulattiera che dal santuario di San Patrizio scende alle porte di Colzate. Intanto ieri sono iniziati i lavori di rimozione del materiale che ancora incombe sopra la carreggiata. «Martedì potremo sapere qualcosa di più», afferma il sindaco Gian Lorenzo Spinelli.

Temporaneo esilio per evitare i disagi se lo sono imposti anche Paolo Mugnai, 67 anni, e la compagna, lui organizzatore di manifestazioni automobilistiche non competitive, lei titolare di un’attività di street food, che da un anno vivono ai Piani di Rezzo. «Ci siamo trasferiti a Valcanale di Ardesio - racconta l’uomo -, nell’appartamento che una conoscente ci ha messo a disposizione. Io faccio 60/70mila km l’anno per lavoro. Non posso permettermi di scendere e salire a piedi, né dipendere dalle brevi “finestre” di apertura della strada. A Valcanale ci siamo andati, se no avremmo dovuto vivere in hotel chissà per quanto tempo ed è troppo dispendioso. L’affitto della casa ai Piani di Rezzo continuo comunque a pagarlo».

C’è chi in albergo ci ha vissuto per qualche giorno: è una parrucchiera con negozio a Gazzaniga, che poi è riuscita a sistemarsi in un’abitazione a valle della frana.

Lucia Sorice, di Bondo, responsabile degli Affari generali del Comune di Casnigo, ha invece preso a noleggio una seconda auto. «Quando è scesa la frana io ero al lavoro, quindi la mia vettura è rimasta a valle - ricorda -. I primi giorni ho approfittato della solidarietà che si è subito

«Ho affidato una macchina perché la mia è rimasta a valle»

creata tra abitanti e quindi usufruivo dei passaggi da Bondo al santuario di San Patrizio e viceversa che la gente con l’auto rimasta a monte forniva a chi come me aveva la macchina a valle della frana. Il tragitto da San Patrizio a Bondo l’ho provato a piedi sabato: sono 50 minuti, ed è massacrante, soprattutto dopo una giornata di lavoro. Finendo spesso alle 20, quando la gente è ormai tutta a casa, ho scelto di noleggiare un’auto. Ho portato la mia al santuario e tengo quella in affitto a valle. Il noleggio sarebbe dovuto terminare domani (oggi ndr), ma l’ho prorogato per una settimana. Finché si tratta di 15 giorni posso rinunciare all’acquisto di un paio di scarpe, oltre diventa però troppo impegnativo dal punto di vista economico».

Lo chef e il catering bloccato

Roberto Cattaneo, 26enne di Bondo, è uno chef che dopo il turno mattutino in un locale si dedicava al catering e al cibo cucinato e consegnato a domicilio. «Ora sono pressoché fermo - racconta -. Ho un laboratorio ai Piani di Rezzo, ma non riesco più a recapitare per via della strada bloccata. Arrivavo anche 30 clienti la settimana. Ho portato i prodotti nei frigo di un ristorante di parenti, che sono stati gentili, altrimenti mi andavano a male. Spero che la strada riapra presto, Natale si avvicina e si intensificano cene aziendali e cene private che sono una parte non indifferente del mio lavoro».

Per alleviare la fatica a madri e figli che vanno e tornano da scuola, un’azienda agricola sotto il santuario di San Patrizio ha messo a disposizione un’area per far parcheggiare le auto. «Soprattutto al ritorno si risparmia un terzo di salita: per i bimbi è oro colato».

Una di signora di 81 anni, che doveva sottoporsi a una visita ospedaliera inderogabile, è stata trasportata lungo la mulattiera con un quad speciale del Soccorso alpino. «Ci siamo mossi in anticipo chiedendo prima al Comune se ci autorizzava al transito con l’auto lungo strada chiusa - racconta la figlia -. Ci hanno risposto che non era possibile per questioni di sicurezza. Così dall’assistente sociale siamo venuti a sapere che il Soccorso alpino ha un quad coperto. Abbiamo chiamato e ci hanno spiegato che la procedura è quella di telefonare al 112, che poi invia il mezzo più adatto. Il personale del Soccorso alpino è stato disponibile e ci ha invitati a diffondere la procedura sulla chat».

Le chiamate al 112

Scomodare ambulanze per una visita medica non rientra certo nell’indole bergamasca. Ma nel caso di mamma Flavia e del piccolo Martino non s’è trattato di timidezza. «L’avessi saputo... - confida -. Per il trasferimento di mio figlio, un partecipante della chat aveva contattato la Croce Verde di Colzate per cui fa il volontario, ma il quad a loro disposizione (quello utilizzato di giorno per portare a monte le spese, ndr) non è risultato adatto per i viaggi notturni. Sono venuta a conoscenza del fatto che potevo chiamare il 112 solo mercoledì, grazie alla chat».

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