Inchiesta sull’ospedale di Alzano
Fece riaprire il ps, sentito il dg del Welfare

Ascoltato come testimone dai pm di Bergamo il direttore generale dell’assessorato regionale. Sua la telefonata per riattivare il pronto soccorso.

È l’ uomo che ordinò la riapertura del pronto soccorso di Alzano domenica 23 febbraio, il giorno in cui il coronavirus fece ufficialmente la sua comparsa nella nostra provincia dopo la scoperta dei primi contagiati. E il pool di magistrati bergamaschi, diretto dal procuratore facente funzioni Maria Cristina Rota, ha deciso di sentirlo come persona informata sui fatti per cercare di capire cosa accadde in quel convulso pomeriggio, fitto di telefonate, mail, messaggi whatsapp.

Luigi Cajazzo, direttore generale dell’ assessorato regionale al Welfare, s’è presentato in Procura a Bergamo la scorsa settimana. Senza un legale, dal momento che il fascicolo per epidemia e omicidio colposi riguardante l’ospedale di Alzano non conta indagati e resta aperto a modello 44, e cioè contro ignoti, come del resto l’altro - con le stesse ipotesi di reato - sui morti nelle Rsa.

Al dg erano già state formulate alcune domande durante la visita dei carabinieri del Nas di Brescia negli uffici del suo assessorato il 29 aprile scorso. I carabinieri in quell’occasione avevano acquisito documentazione varia, tra cui la corrispondenza di posta elettronica, delibere, protocolli e pure il rapporto che, dietro richiesta dell’assessore al Welfare Giulio Gallera, era stato inviato da Franceso Locati, direttore generale dell’ Asst Bergamo Est da cui dipende l’ospedale di Alzano. Un documento in cui si spiega come i primi pazienti, giunti in ospedale fra il 13 e il 22 febbraio e ricoverati in Medicina per polmonite e insufficienza respiratoria acuta, non furono classificati come presunti contagiati da Covid-19 perché «nessuno in tale periodo presentava le condizioni previste dal ministero della Salute per la definizione di caso sospetto».

Gli inquirenti mirano a scoprire se ciò che accadde quella domenica all’ospedale di Alzano abbia avuto un ruolo nella diffusione del coronavirus nella nostra provincia. In particolare vogliono sapere perché il pronto soccorso rimase chiuso solo 4 ore, se in questo arco di tempo la disinfezione dei locali fu fatta a regola d’arte e se furono istituiti da subito percorsi differenziati per i sospetti contagiati. Il dirigente che diede l’ordine di riaprire il pronto soccorso, nonostante una parte non indifferente del personale dell’ ospedale fosse contraria, è il dg del Welfare. Lo aveva rivelato per la prima volta un primario, intervistato in forma anonima dal Tg1.

Top secret sul contenuto dell’interrogatorio, ma è presumibile che agli inquirenti Cajazzo abbia ribadito ciò che pubblicamente aveva dichiarato all’indomani dell’intervista al primario.

E cioè che quel giorno c’era il rischio di avere almeno un contagiato in ciascun pronto soccorso lombardo e chiuderli per precauzione tutti significava azzerare l’attività di urgenza e di emergenza nei confronti di tutti i pazienti, non solo quelli Covid.

Al dg del Welfare una serie di domande preliminari era stata sottoposta nel corso della visita dei Nas in Regione. Il giorno successivo, giovedì 30 aprile, Cajazzo ha risposto ai quesiti dei pm presentandosi in piazza Dante.

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