Cronaca / Valle Seriana
Giovedì 29 Agosto 2024
In tanti per l’ultimo saluto a Simona. «Ha vissuto nell’amore per gli altri»
ALBINO. Nella parrocchiale di Bondo Petello i funerali dell’infermiera morta lunedì in un incidente. Il commosso addio del marito: «I nostri figli oggi sono tre uomini maturi: questo lo dobbiamo a te».
Una folla di persone si è unita giovedì 29 agosto alle 15 per l’ultimo saluto a Simona Gusmini, l’infermiera 54enne di Albino morta nello schianto di lunedì pomeriggio all’uscita della galleria Montenegrone, a Torre de Roveri . La donna stava andando al lavoro al «Bolognini» di Seriate ma è rimasta coinvolta in un incidente che non le ha lasciato scampo. È morta sul colpo, la sua auto è stata travolta da un mezzo pesante.
La cerimonia è stata celebrata nella parrocchiale di Santa Barbara nella frazione Bondo Petello, dove Simona viveva con la famiglia. Intorno al feretro c’erano il marito Ivan Mastroianni, coordinatore infermieristico del Pronto soccorso di Alzano, i tre figli Samuele, Alessandro in divisa di carabiniere (era in missione in Iraq per occuparsi della scorta del console italiano a Erbil ed è subito rientrato) e Gabriele. Una cerimonia silenziosa, commovente e partecipata: numerosi gli amici e i colleghi di lavoro, il personale sanitario e i dirigenti dell’ospedale Bolognini dove Simona lavorava da 21 anni. Precedentemente, per 35 anni, aveva prestato servizio, sempre come infermiera, a Gazzaniga.
La cerimonia è stata presieduta dal parroco di Bondo Petello, don Danilo Mazzola. Sull’altare c’erano diversi sacerdoti che hanno concelebrato. «Siamo in tanti oggi – ha detto alla folla don Alfio Signorini, parroco di Comenduno, durante l’omelia –, amiamo e stimiamo Simona, ci legano tanti fili invisibili».
A conclusione della Messa funebre, prima della partenza del feretro verso il cimitero dove è avvenuta la sepoltura, il marito Ivan ha dedicato a Simona alcune parole commoventi, ricordando il suo ruolo di moglie e mamma: «Samuele, Alessandro e Gabriele oggi sono tre uomini, saggi, maturi: questo, cara Simona, lo dobbiamo a te».
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