Il sorriso di Chiara, la forza di Alzano durante la pandemia. «Amorèvita» le celebra

ALZANO LOMBARDO. Inaugurata l’opera finanziata dalla famiglia della tredicenne morta nel ’93 in un incidente: ricorda anche la coesione durante i mesi duri del Covid.

Un cerchio di cinque metri di diametro, che nell’abbraccio tra il bianco e il nero simboleggia l’intreccio della vita, unito da una linea rossa. Un’eccezione, per un maestro di fama internazionale come Marcello Morandini che ha costruito la sua carriera sul bianco e nero. Ma per Chiara e per Alzano, questa eccezione andava fatta. Domenica 22 settembre, nel pomeriggio, è stata inaugurata l’installazione «Amorèvita», sulla rotonda del «Largo alla Vita», l’incrocio tra via Provinciale e via Europa riqualificato con un intervento di rigenerazione urbana (da Regione Lombardia sono arrivati 500mila euro) nel 2020, in concomitanza con i terribili mesi del Covid.

La scultura rappresenta l’amore che ha mantenuto unita la comunità in quei mesi nefasti, ma ha un significato più specifico per chi quell’opera l’ha finanziata. Si tratta di Mario Bonzi, zio della piccola Chiara Ferrante, che nel 1993 perse la vita, a soli 13 anni, in un incidente stradale nel quale morì anche la nonna, mentre la madre fu costretta alla sedia a rotelle. Al disvelamento dell’opera, che ha seguito la Messa nella chiesa di Santa Maria della Pace, hanno partecipato Rachele Bonzi e Franco Ferrante, i genitori di Chiara, insieme allo zio, all’artista, al critico d’arte Ferdi Baleri e all’amministrazione comunale.

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