Cronaca / Valle Seriana
Mercoledì 14 Agosto 2024
Il professore che mezzo secolo fa mise le ali. «Tutti lo prendevano in giro, ma lui volò»
L’IMPRESA. Vincenzo Trussardi ricorda quel 21 luglio del 1974 quando Franco Tinarelli sorvolò Clusone e arrivò ad Adrara San Rocco con l’aerottero costruito insieme al suo allievo, che oggi dice: «Non dimentichiamolo».
L’aerottero di Franco Tinarelli in volo su Clusone come 50 anni fa. Un sogno che potrebbe diventare realtà: la stessa scena di quella domenica del 21 luglio 1974 quando, davanti a una folla di curiosi, giornalisti e fotografi corsi da ogni dove, il professore si alzò da terra appeso al suo pallone azzurro gonfio di 140 metri cubi di idrogeno. Grazie alle ali battenti che aveva brevettato e costruito, a forza di braccia e gambe ( le sue ), con questa macchina tra l’aerostato e l’ornirottero Tinarelli raggiunse circa 3.500 metri di altitudine, nella zona di Ranzanico fece una sosta per rimettersi dallo sforzo e poi riprese la traversata in aria fino ad Adrara San Rocco, coprendo in quasi tre ore una distanza di oltre 25 chilometri.
Il professore e lo «Scalatore del cielo», vale a dire la sua macchina, finirono su tutti i giornali: «L’Icaro bergamasco che pedala in cielo», «Felice esperimento di volo umano libero», «All’Icaro 1974 può bastare un grosso sacchetto da supermarket», sono alcuni dei titoli dedicati all’impresa. Che ebbe un epilogo comunque infelice: mentre Tinarelli era a ristorarsi con una pastasciutta, i vandali gli devastarono pallone e ali. Sparì pure la piccola cinepresa che, installata da Bernardino Bigoni, aveva filmato il volo, rimangono però spezzoni delle numerose prove e del decollo.
La storia dell’aerottero di Tinarelli
Comunque Tinarelli si diede da fare e ricostruì l’aerottero e fece altri voli sperimentali, finché non si sono perse le tracce del pallone azzurro e delle altre componenti. «Magari in qualche casa sono conservati pezzi del pvc, i tubolari, il sellino da ciclista, le ali...» butta lì speranzoso chi con l’inventore ha condiviso calcoli, formule, tentativi di volo, ruzzoloni, passi avanti e passi indietro. «Ero ammirato dal professore» dice Vincenzo Trussardi, classe 1954, fedelissimo allievo e collaboratore per 20 anni: «Quanto impegno e quanti momenti esaltanti quando, grazie alle ali, si restava per aria un po’». Rimpiange ancora di essere stato costretto, quel 21 luglio, a saltare l’appuntamento con la storia, bloccato dal servizio militare.
Vincenzo conobbe Tinarelli perché frequentava la scuola di elettricista installatore e, dovendo recuperare matematica, gli consigliarono le ripetizioni dal professore. «Che avventura – ripete ancora incredulo il pensionato, dopo una vita da capo della manutenzione all’ospedale di Piario –. Stavo con lui in ogni momento libero, nei frangenti difficili della progettazione e della messa a punto dell’apparecchio e, soprattutto, durante i test». «Lo studente spicca il volo con l’aerottero del maestro» titolò un giornale nell’estate 1973, per poi leggere: «Vincenzo Trussardi ha volato più volte, dando prova di indubbio coraggio e, a quanto si dice, di grande perizia. Egli avrebbe abilmente manovrato l’apparecchio riuscendo ad elevarsi per una cinquantina di metri, librandosi nell’aria per quasi mezz’ora».
Chi era Franco Tinarelli
L’allievo traccia il profilo del suo mentore: «Era del 1924, un fisico, matematico, ricercatore e sperimentatore instancabile, appassionato e coraggioso. Mi ha insegnato tutto: elegante e colto, è stato il mio maestro. Quello che guadagnava da insegnante, anche con le ripetizioni, lo spendeva negli esperimenti. Sempre alle prese con calcoli e formule, entusiasta nel provare le innovazioni, una dietro l’altra». Piccoli voli, annunci e, inevitabili, imprevisti e delusioni. A Clusone c’era chi derideva il professore nel vederlo tra l’orto e i tetti a ripetere i lanci dalla piattaforma. Anche il Pora era un campo di esercitazione, ma soprattutto la cascina dei genitori di Trussardi, sotto Crosio: la scala a motore per caricare il foraggio nel fienile era trasformata in un’ottima rampa di lancio. «Vola, vola Tinarelli...» era il ritornello per canzonarlo nelle vie e gli toccò pure la satira pungente di un carro allegorico a Carnevale.
Poi la verità: quel mitico 21 luglio 1974. «E tanti altri voli, perché non ci siamo mai fermati» dice Trussardi, il clusonese volante che ora, grazie alla ricerca scrupolosa di un ingegnere nato dieci anni dopo quell’impresa, Marco Visinoni, si compiace nel rivedere riaccendersi i riflettori sullo «Scalatore del cielo» e il suo inventore. «Tinarelli, morto nel dicembre 2003, non deve essere dimenticato – è l’appello – ma oggi non c’è nulla a Clusone che lo ricordi, ormai neppure la tomba».
Alla presentazione del libro di Visinoni «Il cielo sopra Clusone - Una storia vera» l’entusiasmo era alle stelle. «Encomiabile, come Comune ci saremo a sostenere ogni progetto, Tinarelli va ricordato», concorda il sindaco Massimo Morstabilini. L’appello è a chiunque abbia una memoria o un cimelio legati al professore e all’aerottero, magari il video sottratto 50 anni fa ad Adrara San Rocco. Il sogno è di rigonfiare il pallone azzurro e di rimettere in volo tutta la macchina. Trussardi non ha dubbi: «Con qualche aiuto è fattibile. Sognando si va in alto e Tinarelli mi ha già fatto volare».
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