Folla per l’ultimo saluto a Nicoli, «Grazie per il bene che hai fatto»

ALBINO. Dossello, l’omaggio al titolare dell’omonima azienda di trasporti Il parroco: «Intelligenza, forza d’animo e tenacia uniti alla carità»

Commozione e gratitudine straripanti, sabato 8 febbraio a Dossello, nell’ultimo abbraccio all’imprenditore Lino Nicoli. Per l’addio al fondatore dell’omonimo Gruppo, scomparso giovedì a 79 anni, in tantissimi sono saliti nel borgo di Albino che lui amava. Nonostante pioggia e freddo, si sono stretti alla moglie Rosaria, ai figli Flavia, Monica, Roberto e Fausto, al fratello Ginetto e a tutti i famigliari. Prima nella camera ardente nella sede della «Nicoli Trasporti» in via Pradella, da dove alle 14,30 è partito il corteo, e poi dentro e fuori la parrocchiale di Dossello.

Una folla di parenti, amici e conoscenti, oltre agli autisti di oggi e di ieri, così numerosi che i più hanno dovuto seguire la celebrazione dal sagrato sul maxischermo. Presenti il sindaco Daniele Esposito e una delegazione comunale, l’assessore regionale Paolo Franco e il comandante dei carabinieri, brigadiere Antonio De Martino.

L’omelia del parroco

Il parroco don Adelio Quadri, affiancato da don Claudio Federici (Abbazia) e don Gianluca Colpani (Vall’Alta), ha messo in evidenza uno dei tratti predominati di Nicoli: «La carità è il tesoro incorruttibile che ha depositato nei forzieri del cielo. Non possiamo tacere il bene che ha fatto e non dirgli grazie». Le sue parole sono state un viaggio in quanto l’uomo, marito, padre, nonno, amico e imprenditore «ha realizzato con intelligenza, forza d’animo e tenacia, superando con coraggio, sacrificio e lungimiranza anche le difficoltà in un respiro sempre positivo». Protagonista di una «benefica consistenza sociale». Don Adelio ha ricordato che «ha amato la sua sposa Rosaria: in 58 anni di matrimonio è stata la sua colonna».

Ha realizzato con intelligenza, forza d’animo e tenacia, superando con coraggio, sacrificio e lungimiranza anche le difficoltà in un respiro sempre positivo

A proposito della felicità di quando riusciva ad avere accanto i suoi cari, il parroco ha ricostruito come «li ha radunati anche nel momento della morte: dai figli ai nipoti, al fratello. Ha ricevuto l’estrema unzione e Rosaria ha portato il vasetto dell’olio santo, quasi a presentare la lampada della fede dello sposo. Lino ha idealmente benedetto i presenti, congedandosi».

Il ricordo è andato al periodo in cui, orfano di padre, si era trasferito al Patronato San Vincenzo: «Don Bepo gli ha plasmato il cuore, aprendolo alla carità verso i poveri e all’amore per le missioni, soprattutto in Bolivia. Vari boliviani sono diventati quasi una sua seconda famiglia. Ha aiutato tanti bisognosi anche qui. Dossello, al quale era orgoglioso di appartenere, ne ha beneficiato con larghezza».

«Persona che ha fatto bene alla vita»

Tanto che non è mancato il grazie della sua gente: «Signore, ricompensa l’amico Lino per il bene compiuto, l’attenzione generosa e silenziosa». Giuseppe Piantoni ha definito lo zio «un grandissimo uomo: tutto qui parla di te, non solo i camion sulle strade». Per Tommaso il nonno è stato «una di quelle persone che fanno bene alla vita. Grazie per aver costruito questa grande famiglia, per aver fatto diventare mio papà un grande uomo, come lo sei stato tu». L’applauso è stato fragoroso, come dopo le parole della figlia Flavia: «Grazie a tutti: ci avete dimostrato quanto avete voluto bene a nostro padre. Grazie papà».

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