Finto ufficio postale per truffare i venditori d’auto, 45enne a processo

IN TRIBUNALE. Aveva pagato tre auto con assegni falsi e aveva messo in rete un numero finto delle Poste. Truffato anche un bergamasco di Clusone.

Un acquirente con una identità e i documenti falsi. Così come l’assegno circolare postale per comprare l’auto, emesso da un ufficio postale inesistente nella realtà ma falsamente inserito (con tanto di numero telefonico) su internet. L’unica cosa vera è dunque la truffa in cui sono incappate tre persone nel giro di poche settimane, nel dicembre 2018.

La prima denuncia riguarda il fatto avvenuto a Clusone il 4 dicembre, a cui sono seguiti gli acquisti con le stesse modalità a Rivolta d’Adda il 17 dicembre e a Cuneo 19 dicembre. A processo, davanti al giudice di Bergamo, il presunto truffatore, che ha comprato tre auto rispettivamente del valore di 53mila euro, 52mila euro e 48.500 euro.

La vicenda

In merito a quanto accaduto nella Bergamasca, secondo la ricostruzione dell’accusa, il 45enne, originario di Torre Del Greco, ha contattato la vittima bergamasca che aveva pubblicato un annuncio per la vendita della propria Bmw. Era quindi arrivato alla stazione di Bergamo presentandosi come Luigi Mantovani (una persona inesistente). Per il passaggio di proprietà all’Aci – pagato dalla vittima – ha presentato una carta d’identità e un codice fiscale falso. Il pagamento dell’automobile è stato effettuato tramite il falso assegno circolare postale non trasferibile. Inoltre è stata imbastita una «rete» per evitare che, nell’accertare la bontà dell’assegno (contattando l’ufficio postale), il piano fosse smascherato: su internet è stata creata «l’informazione falsa circa l’esistenza di un ufficio postale di Longana (Ravenna) con un riferimento telefonico che deviava la chiamata ad altro numero telefonico al quale rispondeva un complice (non identificato, ndr), che confermava la validità dell’assegno». Presa l’auto, il truffatore è sparito. Per poi replicare la truffa altre due volte in due settimane. Ieri in aula ha testimoniato la prima vittima. «Hanno fatto una verifica sull’assegno e c’era qualcosa di strano – ha spiegato – così dalla banca hanno telefonato all’ufficio postale», che aveva confermato l’emissione dell’assegno. Ma il giorno dopo i soldi non erano sul conto. Prossima udienza il 19 dicembre.

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