«Delta», in nove Comuni bergamaschi
è la variante prevalente: l’analisi

Nell’ultimo mese è risultata la più frequente nei casi genotipizzati anche a Bergamo. E a Nembro. Immunizzato il 33,6% dei bergamaschi.

La fotografia è impressa in un report della Regione datato 14 luglio. Corre veloce, la variante Delta, e in quasi una settimana avrà fatto altra strada. Ma già a quell’aggiornamento i dati parlano chiaro: se nel mese di giugno la percentuale di casi con variante Delta era all’11%, nelle prime due settimane di luglio è stata del 47%. «Si conferma lo switch alfa-delta», scrivono gli epidemiologi di Palazzo Lombardia, cioè il passaggio di predominanza tra la variante Alfa (l’inglese che aveva condizionato la terza ondata di marzo 2021) e la variante Delta (l’indiana che ha iniziato a comparire da maggio inoltrato). C’è una mappa a tracciare il dettaglio più territoriale dell’avanzata della nuova mutazione, e nell’ultimo mese sono nove i Comuni della Bergamasca dove la variante Delta è – risultati delle genotipizzazioni alla mano – stata la più frequente: Vilminore di Scalve, Bergamo, Nembro, Treviglio, Ranica, Trescore Balneario, Clusone, San Paolo d’Argon e Brembate, senza dimenticare che già in precedenza singoli casi della nuova mutazione erano stati confermati tra Endine Gaiano, Leffe e Bossico.

A rimarcarne la circolazione ormai elevata, c’è un ulteriore «borsino» tracciato dagli esperti della Regione. È l’andamento delle varianti per singola provincia dal 1° gennaio 2021 al 13 luglio: e secondo questa rilevazione, in provincia di Bergamo nella prima parte di questo mese la variante Delta è arrivata attorno al 55% delle genotipizzazioni, mentre la restante parte è rappresentata dalla variante Alfa, in precedenza invece sempre dominante.

La Bergamasca, in realtà, nella prima parte di luglio ha retto molto meglio degli altri territori: a Brescia, Cremona e Pavia la Delta è dominante già da alcune settimane e ha ora punte vicine al 75%, nel Lodigiano è praticamente al 100%. L’Alfa, invece, è ancora prevalente a Mantova, Varese e Sondrio; nel Milanese la Delta è maggioritaria ma non supera il 50%, perché l’Alfa ha ancora una discreta circolazione e altre varianti minori vanno a completare il quadro delle genotipizzazioni.

Più nel dettaglio, nella prima metà di luglio la Delta è apparsa in 647 genotipizzazioni lombarde contro le 305 dell’Alfa; seguono poi 31 casi di Gamma (brasiliana), 23 di Kappa (sottospecie dell’indiana), 5 di Beta (sudafricana), 3 di Eta (nigeriana), e 867 casi in cui una specifica variante non è stata identificata oppure in cui il risultato è ancora in corso di lavorazione. «Il 13% dei casi di variante Delta – rilevano gli epidemiologi lombardi rispetto alla prima metà di luglio – aveva ricevuto almeno una dose di vaccino».

Gli effetti della Delta

Su 684 casi della nuova variante studiati dagli epidemiologi sin dalla comparsa nei mesi scorsi, 108 contagi si sono registrati tra persone vaccinate con una sola dose (il 15,79%), 36 tra persone vaccinate con ciclo completo (5,26%), 540 infetti non erano per niente vaccinati (78,95%). E sembra positivo, dunque, il fatto che nelle prime due settimane di luglio – come indicato nel report – la quota di infetti da variante Delta già vaccinati sia scesa di alcuni punti percentuali. Ma quali sono gli effetti clinici di questa mutazione? L’ultima pagina del report circolato negli uffici regionali mette in fila anche altre risposte. Dei 684 casi analizzati, 3 persone sono morte (lo 0,4%); di queste vittime, due erano vaccinate con una sola dose e una non aveva ricevuto nemmeno la prima inoculazione. Sono stati invece 109 i ricoverati nei reparti Covid ordinari (il 15,9% dei casi analizzati): 9 di questi avevano già completato il ciclo vaccinale, in 17 avevano ricevuto solo la prima dose, 83 non erano vaccinati. In terapia intensiva per la variante delta sono finite 10 (l’1,5% dei casi analizzati): 8 di questi non erano vaccinati, 2 avevano ricevuto solo la prima dose, e dunque nessuna persona col ciclo vaccinale completo è finita in terapia intensiva a causa della variante Delta.

La strada della vaccinazione resta la via maestra per contenere il nuovo pericolo. Per quanto riguarda l’avanzamento della campagna per fasce d’età, focalizzandosi sulla seconda dose, perché ora la gara verso l’immunità di gregge si gioca ragionando soprattutto sul ciclo completo, il 33,6% dei bergamaschi ha «vinto» la partita dell’immunizzazione (dato che sale al 63,5% se si considera invece chi ha almeno la prima dose); la fascia più coperta è quella degli over 80, con l’85,5% della platea vaccinata con entrambe le dosi (dato che sale all’89,3% se si considera chi ha ricevuto almeno la prima dose), mentre tra i 70-79 anni i bergamaschi che hanno terminato il ciclo vaccinale sono il 67,5% (l’88,5% ha invece almeno una dose), quindi tra i 60-69 anni la copertura con doppia dose è del 55% (l’83,1% ha invece almeno una dose). In coda i giovani e i giovanissimi: solo il 3,1% dei 12-19enni ha già ricevuto anche il richiamo (si è invece al 35,6% di copertura con almeno una dose), mentre tra i 20-29anni si cresce al 16,7% (il 58,8% ha ricevuto almeno una dose). Percentuali che sono sicuramente cresciute negli ultimi giorni.

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