Crac della «Mountain security»: ex sindaco di Valbondione condannato a 3 anni

IL PROCESSO. Per la Procura sono stati distratti quattro milioni e dirottati su una società controllata. Condanna anche per la moglie e il vice dell’epoca.

valbondione

Imputati per bancarotta fraudolenta della società «Mountain security»: in abbreviato, sono stati condannati l’ex sindaco di Valbondione Benvenuto Morandi (tre anni), la moglie Aurora Semperboni (due anni e quattro mesi), e l’allora vice sindaco Claudio Conti (due anni e otto mesi).

Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni, e in seguito gli avvocati della difesa decideranno se ricorrere in appello. I tre imputati sono difesi dagli avvocati Angelo Capelli (Morandi), Marialaura Andreucci (Semperboni) e Alessandro Zonca (Conti). Le difese avevano invocato l’assoluzione, e in subordine la derubricazione dell’ipotesi di reato in bancarotta semplice (in questo caso, sarebbe intervenuta la prescrizione).

Il fallimento nel 2016

La società fu dichiarata fallita nel 2016. Dopo la vicenda madre del 2013, quando Morandi – all’epoca direttore della private banking della filiale Intesa Sanpaolo di Fiorano, aveva mascherato con false rendicontazioni le perdite milionarie su investimenti effettuati con i risparmi che 47 clienti gli avevano affidato. L’ex sindaco aveva sempre dichiarato di non aver mai intascato denaro, e di essere ricorso a «magheggi» contabili per tentare di non far emergere le perdite e infangare così il suo prestigio di promotore finanziario e quello della banca. Una vicenda giudiziaria conclusa in via definitiva con una condanna a tre anni e due mesi (quattro anni per furto e truffa la pena che aveva rimediato in primo grado).

La Procura lo ritiene l’amministrato di fatto della «Mountain security», mentre Semperboni e Conti si erano succeduti come amministratori unici. Il procedimento definito in abbreviato davanti al gup è uno dei filoni minori del processo per la sparizione dei soldi degli investitori, così come la bancarotta fraudolenta per la «Stl», la società che si occupava degli impianti di risalita di Lizzola, anch’essa fallita, controllata al 58% dalla «Mountain security».

Quattro milioni dirottati

Secondo la visione della Procura, i 4,2 milioni di euro sono stati distratti dalla «Mountain security srl» e dirottati senza valide ragioni sui conti della «Stl». Mentre per la difesa i soldi erano stati usati per ammodernare gli impianti e che, occupandosi anche delle baite in quota, la «Mountain» aveva interesse a che ciò avvenisse. Il filo rosso che lega la vicenda principale a questo filone è che questi 4,2 milioni sono usciti dai conti della banca di cui Morandi era dipendente.

Gamba sapeva delle movimentazioni all’interno di «Mountain», secondo l’ex sindaco: sarebbe stato illogico – ha sempre sostenuto la difesa – che un proprietario al 100% ne fosse rimasto all’oscuro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA