Cronaca / Valle Seriana
Mercoledì 26 Gennaio 2022
Cotonificio Honegger, buona la quarta asta: cordata a due per l’area industriale
Dopo 5 anni e mezzo di tentativi andati deserti, sul tavolo del giudice fallimentare c’è un’offerta. La proposta arriva dalla Redorta Investment di Fassi Gru e Royaltex. Comparto produttivo da 94mila metri quadri
Una, due, quattro. Dopo cinque anni e mezzo di aste andate deserte, l’«anima» del Cotonificio Honegger, il comparto industriale al confine tra Albino e Nembro, là dove fino al 2012 giravano i telai, ha convinto una cordata di imprenditori seriani doc a farsi avanti. È l’offerta della Redorta Investment Srl ad essersi aggiudicata questa quarta asta, per 5 milioni e 635mila euro: l’unica offerta pervenuta. Un nome anglofono per due imprenditori bergamaschissimi: l’amministratore unico della Srl proponente l’offerta è Matteo Bertasa della Royaltex, azienda di biancheria per la casa con sede a Casnigo che vede come partner in questa operazione Fassi Gru di Albino, che tra i suoi 11 stabilimenti presenti in Italia annovera anche il maxi capannone proprio dirimpetto il comparto del fallimento Honegger, oltre la 671.
«Il nostro obiettivo – spiega Matteo Bertasa di Royaltex –, visto che abbiamo bisogno di più spazio, è di trasferirci in quest’area. È un anno che stiamo lavorando a questa operazione» orientata anche dal fattore non secondario della viabilità, più agevole scendendo ad Albino. Un’operazione a due, con Fassi, che Bertasa giudica una «buona sinergia. Ovviamente non vediamo l’ora di riqualificare l’area all’ingresso di Albino, sarebbe per noi un motivo di orgoglio».
La fame di spazi sta anche alla base della scelta del gruppo Fassi: «Intendiamo ampliarci», conferma l’amministratore delegato del gruppo, Giovanni Fassi.
L’asta è stata aggiudicata il 19 gennaio e, salvo rilanci cauzionati superiori di almeno il 10% presentati entro 10 giorni che – lo prevede un articolo della legge fallimentare – potrebbe far riaprire la gara, a breve potrà essere ritenuta definitiva, segnando una svolta quindi per l’area industriale che si trova all’ingresso di Albino salendo dal fondovalle. Un’area da oltre 94mila metri quadrati: l’intero comparto produttivo dismesso, tolta però la centrale idroelettrica acquistata sempre all’asta, lo scorso settembre, dal Consorzio di bonifica della media pianura bergamasca per 1 milione e 530mila euro. Si era partiti da un valore di stima di 13 milioni e 794mila euro complessivi: 11,5 milioni per il complesso industriale in territorio di Albino, 2 milioni per il terreno edificabile in Nembro e altri 294mila euro per vari reliquati in comune di Albino.
Il cambio di rotta
La prima svolta, in questo fallimento, era arrivata nel 2018 con lo «spacchettamento» dell’unico lotto messo fino ad allora sul mercato: dopo due aste andate deserte, i curatori fallimentari Fabio Bombardieri, Stefano Berlanda e Nicola Stefanini decisero di proporre non più un unico maxi lotto, bensì una miriade di diversi lotti, 11 per la precisione. Con una linea di demarcazione tra il comparto produttivo – quello all’ingresso di Albino con 67.639 metri quadrati che insiste sul territorio del Moroni, compresa la centralina idroelettrica, e i 15.360 su Nembro, all’asta da 8,5 milioni – e i comparti residenziali sul lato sinistro della strada provinciale salendo verso l’alta valle.
Ovvero le tre palazzine del Villaggio operaio e l’ex casa dei direttori, monumento di archeologia industriale ostaggio del degrado. Oltre alle sei cascine sulla collina di Piazzo,. Così, se l’asta del giugno 2016 proponeva un unico lotto a 15,6 milioni e quella del maggio 2017 a 13,2 milioni, da gennaio 2018 si avviò l’«operazione spezzatino». Ma senza esito: zero offerte arrivarono sul tavolo del notaio Armando Santus, nel suo studio di Bergamo.
Smosse le acque per la centrale idroelettrica, qualche cascina nel frattempo venduta e, ora, il comparto industriale, ora al fallimento rimangono da vendere il cosiddetto «Villaggio dimenticato» fatto dalle case operaie e alcune cascine abbandonate al degrado. Lotti per i quali nuove offerte potrebbero riaprire il discorso rilancio. Intanto Albino e Nembro guardano all’ex fabbrica. È tempo che rovi e sporcizia tolgano il disturbo.
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