Addio Pasini, prof e custode del bello con grande passione

Sono stati celebrati nella chiesa parrocchiale di San Giorgio in Ardesio, i funerali di Angelo Achille Pasini, morto a 97 anni a Gromo, dove da qualche tempo era ospite della Casa di riposo «Milesi».

Angelo Pasini è stato per anni una delle figure più rappresentative del panorama culturale dell’Alta Valle Seriana. Persona affabile, dal tratto oltremodo gentile, aveva conseguito a Bergamo il diploma di geometra e poi, essendo appassionato d’arte, aveva seguito diversi corsi di aggiornamento su specifici argomenti.

La famiglia

Piangono la sua scomparsa le figlie Osvalda e Lidia, il fratello Pietro, generi, nipoti, pronipoti e quanti hanno avuto la fortuna di frequentarlo. Dice la figlia Osvalda: «Papà è stato uno dei soci fondatori della Cooperativa di consumo di Ardesio e, insieme al compianto geologo Daniele Ravagnani, fondatore del Museo etnografico Alta Valle Seriana, del quale è poi stato conservatore per una decina d’anni».

Una figura importante per il territorio

Aggiunge il sindaco Yvan Caccia: «Per il Museo è stato un prezioso collaboratore dell’amministrazione comunale e ha anche curato il trasferimento dello stesso dalla Casa del pellegrino all’attuale sede, nei locali delle ex scuole elementari. Ardesio gli deve molto».

Angelo, grande appassionato di arte locale, ha anche collaborato con monsignor Stefano Baronchelli nella stesura di alcuni libri sulle contrade ardesiane e, dal 1995 al 2003, ha rivestito la carica di presidente dell’associazione culturale «Ardes» e l’attuale presidente di «Ardes», Martino Bigoni, sottolinea in un messaggio la passione con la quale Pasini ha rivestito questa carica. Ma è stato l’insegnamento la sua grande passione. Ha infatti insegnato per parecchi anni Educazione artistica nella scuola media dell’Istituto comprensivo di Gromo. «Amava i ragazzi – ricorda una sua collega –, sapeva porger loro le sue conoscenze storico-artistiche con passione e competenza. Spesso li accompagnava in visite guidate ai monumenti e alle chiese dell’Alto Serio, convinto che la conoscenza di quanto di bello offriva la Bergamasca fosse fondamentale per la crescita culturale dei suoi studenti.

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