Restrizioni e vaccini nei paesi al confine con Brescia: contagi dimezzati

Nei 15 Comuni «argine» al confine con il Bresciano i risultati della campagna massiccia e delle chiusure anticipate ha dato frutti incoraggianti.

Li hanno chiamati Comuni argine, ma quell’argine adesso è diventato un osservatorio. Gli epidemiologi guardano ai dati della fascia cordone sanitario - 15 località diventate arancio rafforzato dal 23 febbraio, con le vaccinazioni aperte d’urgenza ai 60-79enni dal 26 dello stesso mese - per capire se e come avranno effetto le misure di contenimento del virus nel resto della provincia.

E i dati dicono una cosa chiara: il virus, qui, batte in ritirata. Bastano due cifre a rendere l’idea: 450, l’incidenza settimanale ogni 100 mila abitanti registrata da Ats Bergamo nei 15 Comuni argine a inizio marzo, e 110, quella stessa incidenza calcolata a fine marzo. Significa che in meno di un mese l’incidenza è crollata, assottigliandosi fino ad un quarto. I 15 Comuni diventati cordone sanitario per volere di Regione Lombardia sono Adrara San Martino, Calcio, Castelli Calepio, Cividate al Piano, Credaro, Gandosso, Palosco, Predore, Pumenengo, Sarnico, Tavernola Bergamasca, Telgate, Torre Pallavicina, Viadanica e Villongo: in sostanza, il Pirellone ha deciso di trasformare questa fascia a ridosso del Cremonese e del Bresciano in una trincea contro l’avanzata del virus e delle sue varianti, particolarmente diffuse nelle province limitrofe e, soprattutto, in Franciacorta. Una trincea costruita con la stretta della zona arancio rafforzato, ma soprattutto con l’apertura delle vaccinazioni anche ai 60-79enni, circa 13 mila persone. E adesso, a circa un mese dall’introduzione delle due misure - la campagna di vaccinazione ha raggiunto quasi l’80% del target - i risultati si vedono.

«E sono risultati decisamente rilevanti - conferma Alberto Zucchi, alla guida del Servizio epidemiologico di Ats Bergamo - . Risultati che derivano indubbiamente dalla sinergia di due azioni: da una parte il contenimento dei contagi attraverso l’istituzione anticipata della zona arancio rafforzata, dall’altro la campagna di vaccinazione prioritaria, che inizia a mostrare i primissimi effetti. Ci vogliono infatti circa tre settimane dopo la prima dose per vedere i primi risultati». Risultati che si notano chiaramente guardando alla curva dei contagi: nell’arco di un mese - marzo - i nuovi casi di Covid rilevati nei 15 Comuni argine sono dimezzati.

Dati alla mano: nella settimana dal 3 al 9 marzo la fascia cordone conta complessivamente 262 nuovi casi, poi dal 10 al 16 marzo 212, quindi dal 17 al 23 marzo 148 e, ultimo dato disponibile, dal 24 al 30 marzo 133. Significa, appunto, dimezzare i nuovi casi in un mese. Un risultato a cui adesso guarda con speranza il resto della provincia: sia perché, seppur con dieci giorni di ritardo rispetto alla zona argine, è finito nella stessa stretta dell’arancio rafforzato (poi diventato, per tutti, rosso) sia perché la campagna vaccinale dovrebbe aprirsi finalmente anche agli under 80. Se i risultati della zona cordone si replicassero infatti sul resto del territorio, sarebbe per tutti una boccata d’ossigeno, arrivata dopo un terzo tempo dell’epidemia non proprio roseo.

È vero che la Bergamasca nelle ultime settimane ha continuato ad essere una delle province meno in sofferenza della Lombardia, ma è altrettanto vero che focolai sparsi sul territorio in questa terza ondata non sono mancati. Anzi, non mancano: un esempio, ma è davvero solo uno fra molti, viene da Rota d’Imagna. Il piccolo Comune è stato Covid free per mesi: nella settimana dal 24 al 30 marzo i nuovi casi sono passati invece da zero a sei, (anche) per via di un sospetto focolaio scoppiato all’interno della scuola elementare. Un membro del personale scolastico è infatti risultato positivo al virus: i bambini, che erano in classe per seguire le attività di sostegno, sono ora in isolamento fiduciario, in attesa di tampone.

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