Cronaca / Valle Imagna
Mercoledì 04 Agosto 2021
Parcheggio Fara, a ottobre si riparte con i lavori. Respinto il nuovo ricorso
I lavori, fermi da fine 2019, assegnati a un consorzio riminese. Sarà pronto non prima di metà 2023. E il Tar stoppa la Rota Nodari.
Sarà il Consorzio artigiani romagnolo di Rimini a concludere il cantiere del parcheggio della Fara. O almeno a provarci, visti i precedenti. Il Cda di Bergamo Parcheggi ha aggiudicato i lavori: da lunedì sono così partiti, come previsto dal codice degli appalti, i 35 giorni di «stand still» durante i quali tutto si ferma a tutela di eventuali diritti di altri concorrenti. Bocche cucite sul ribasso presentato dall’impresa romagnola, ma non dovrebbe essere inferiore al 25%: si sa invece che rispetto ai 350 giorni lavorativi del bando ne sono stati offerti 310. Calcolando lo «stand still», la presentazione della documentazione (fideiussioni comprese), la presa di possesso del cantiere e l’organizzazione del medesimo, la ripresa dei lavori è prevista per ottobre. Erano stati interrotti alla fine del 2019. T
utti i prossimi passaggi I 310 giorni lavorativi (ai quali vanno aggiunti i festivi e gli imprevisti) spostano il termine del cantiere a ottobre del 2022, ma l’intervento non si esaurisce qui. Vanno difatti realizzati (previo appositi bandi o dove possibile con affidamento diretto) tutti gli impianti, la pavimentazione e la copertura, comprensiva della sistemazione a verde e della passerella progettata dal portoghese Joao Nunes. E se la parte impiantistica può essere realizzata in parallelo al parcheggio, per tutto il resto bisognerà attendere necessariamente la realizzazione degli 8 piani. È quindi probabile che servano almeno altri 3-4 mesi di lavori ai quali vanni aggiunti quelli dei collaudi - statico, tecnico amministrativo e vigili del fuoco - che dovrebbero portarne via ulteriori 3. Calendario alla mano, il discusso parcheggio della Fara difficilmente sarà pronto prima della metà del 2023. E sullo sfondo resta sempre aperta la vicenda Unesco e la richiesta di chiarimenti su alcuni aspetti in rapporto al bene tutelato della cerchia muraria. La battaglia amministrativa Nel frattempo Palafrizzoni e Bergamo Parcheggi incassano un punto a favore dal Tar di Brescia che ha respinto il nuovo ricorso presentato dalla Rota Nodari: i ricorrenti potranno ora decidere se appellarsi al Consiglio di Stato come già fatto la volta precedente.
L’impresa di Almenno San Bartolomeo si era piazzata terza nella gara del lontano 2016 vinta dalla Collini che a fine 2019 ha però optato per la rescissione consensuale. Stante la rinuncia della seconda classificata (Itinera), il Cda di Bergamo Parcheggi aveva così optato per l’affidamento diretto alla terza, la Rota Nodari. La decisione ha però suscitato molte perplessità a Palafrizzoni - socio di minoranza in Bergamo Parcheggi tramite la controllata Atb - che ha così richiesto un parere all’Anac. L’Autorità nazionale anticorruzione da un lato non ha risparmiato (ancora) bacchettate in serie a Comune e Bergamo Parcheggi per la gestione complessiva della vicenda (più o meno dalle origini in poi) e dall’altro ha ritenuto più corretto il ricorso a una nuova gara e non lo scorrimento della graduatoria di quella precedente. La prima bocciatura Chiaramente la Rota Nodari non l’ha presa bene e già a fine 2020 ha presentato un ricorso al Tar di Brescia per chiedere l’annullamento della revoca dei lavori.
Lo scorso marzo i giudici amministrativi l’hanno dichiarato «inammissibile», ma la battaglia legale non si è fermata. Da un lato i legali dell’impresa di Almenno hanno fatto appello al Consiglio di Stato, dall’altro ad aprile hanno presentato un nuovo ricorso sempre al Tar di Brescia «per l’accertamento e la declaratoria di nullità di una numerosa serie di provvedimenti inerenti i lavori di completamento della costruzione del parcheggio interrato». In sostanza tutti gli atti dal 2008 in poi, chiamando in causa non solo il Comune e Bergamo Parcheggi, ma pure Parcheggi Italia (socio di maggioranza controllato dall’austriaca Best in Parking), la Collini e pure l’Anac. Anche in questo caso, però, il Tar ha dato torto alla Rota Nodari.
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