Minori ucraini, rimpatrio per dodici: «Ma cinque non vogliono partire»

IL CASO. Il rientro previsto il 17 dicembre. Per due di loro chiesto un incontro in Questura. L’apprensione degli educatori.

Per 12 minori ucraini accolti in Valle Imagna, martedì 17 dicembre dovrebbe essere il giorno dell’addio. Il pullman dovrebbe arrivare la mattina e subito ripartire alla volta dell’Ucraina. Le valigie sono già pronte, il decreto di rimpatrio porta la data del 19 novembre e riguarda 12 minori ucraini accolti a Rota d’Imagna.

I ragazzi e le ragazze rimasti qui dal 20 marzo 2022, quando cominciò la loro vita in Italia, sono in tutto 38: 24 di loro hanno chiesto protezione internazionale e le audizione per valutarle alla Commissione territoriale di Brescia sono fissate nel marzo 2026. Nel frattempo rimane valida la protezione temporanea: si resta in Italia.

Invece per 12 degli altri 14 (un ragazzo è nel frattempo diventato maggiorenne e un altro sarebbe sottoposto a messa alla prova), quelli che non hanno firmato alcuna richiesta, il consolato ucraino ha disposto il rientro in Patria: trascorreranno il Natale là, salvo cambi dell’ultima ora. Che non sono da escludersi.

Il clima di tensione sul ritorno in Ucraina

Pare infatti che non tutti i ragazzini desiderino tornare in Ucraina. «Due bambine oggi (lunedì 16 dicembre, ndr) piangevano a dirotto a scuola» racconta una volontaria che fa parte della rete di famiglie coinvolte nel progetto «Patti educativi». Si tratta dell’iniziativa che dal Natale 2022 a oggi ha visto una settantina di famiglie ospitare questi ragazzi per pomeriggi e weekend di «sollievo» tra le mura di casa propria. «Piangevano dicendo che non vogliono lasciare l’Italia, siamo preoccupate». Alla luce di questo evidente loro timore riguardo al rimpatrio, la loro tutrice italiana avrebbe chiesto ieri un appuntamento in Questura, in modo che le due ragazzine possano essere ascoltate e si possa meglio valutare il da farsi.

Le domande degli educatori

La preoccupazione degli educatori che seguono il gruppo di Rota – un gruppo via via assottigliato nel tempo: erano 94 nel marzo 2022 – vale anche per altri tre minori in particolari condizioni di fragilità. «Hanno chiesto espressamente di poter restare – racconta un’educatrice –. Inoltre la loro situazione di fragilità ci fa interrogare sul loro futuro: sono ragazzi che necessitano di un percorso individualizzato di sostegno che pensiamo difficilmente possano trovare in Ucraina». Dove, tra l’altro, gli istituti da cui provenivano, ma anche quelli dove potrebbero essere di nuovo destinati, accolgono fino a 500-600 minori.

La destinazione in Ucraina

Se – stando al decreto – a Rota rimarranno 26 minori (altri 8 sono a Bedulita, tutti hanno chiesto protezione internazionale), dove sarà diretto il gruppo di ragazzi in partenza? «Il luogo di destinazione non è specificato nemmeno nel nulla osta al rimpatrio – risponde un educatore –, si vocifera possano andare in una località a confine tra Romania e Moldavia», forse nell’orfanotrofio di Karapchiv, villaggio nel distretto di Chernivtsi, al confine con la Romania dove lo scorso mese di settembre erano stati portati gli 11 minori fino ad allora ospitati nella foresteria dell’Abbazia di Pontida.

I dubbi sull’autonomia della decisione

«A noi la notizia della partenza fissata per martedì 17 dicembre è stata data sabato 14 – prosegue l’educatore –, ma ad alcuni ragazzi è stata comunicata addirittura domenica 15, non senza qualche pressione». Dalle confidenze raccolte da alcuni ragazzini pare infatti che non sia mancato un certo pressing, orientato al rimpatrio: «Ad alcuni è stato detto che se rimarranno in Italia saranno bocciati, ad altri sono stati promessi computer, all’arrivo in Ucraina, e per chi ha un percorso di adozione aperto sarebbe stato ventilato che, rimanendo in Italia, tutta la procedura si bloccherà. Abbiamo forti dubbi – proseguono gli educatori – che la loro sia stata una decisione presa in modo autonomo, siamo molto preoccupati». Ancor più se si considera che «l’unico punto che si dovrebbe tenere presente – aggiungono – è il superiore interesse dei minori». Il loro bene.

«Tornare a casa è loro volontà»

Questa mattina a Rota, a salutare i ragazzini in partenza, ci sarà anche il sindaco Giovanni Paolo Locatelli. «Ci sarò per un ultimo saluto» dice precisando da parte sua che «è loro volontà tornare».

E si sofferma sul capitolo rimborsi, uno dei tanti tasselli di questa complessa vicenda fatta di quasi tre anni di accoglienza, momenti faticosi ma anche varie esperienze condivise con tante famiglie della valle. Un progetto probabilmente unico in Italia, visti i numeri. «Abbiamo chiuso il 2023 e rendicontato al ministero i primi tre mesi del 2024 – dice Locatelli – e presto chiederemo il rimborso della differenza che ci spetta per il 2022».

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