«I minori ucraini con lo status di rifugiati resteranno in Valle»

ROTA IMAGNA. L’Agenzia Onu: «Tutelati già dove sono ora, difficile vengano spostati altrove». Il prossimo passo sarà il riconoscimento della Commissione del ministero.

I minori ucraini ospiti in Valle Imagna (42 a Rota Imagna, 11 a Pontida e 8 a Bedulita) saranno sentiti, insieme ai loro tutori, dalla Commissione territoriale di Brescia (ministero dell’Interno), che valuterà la loro richiesta di protezione internazionale.

«Per coloro la cui richiesta di protezione sarà accolta - spiega Barbara Molinario, dell’Ufficio comunicazione dell’Agenzia Onu per i rifugiati, l’Unhcr - la prospettiva è quella di restare dove già sono, ovvero nei centri dove sono tutelati. Non conosciamo i tempi per il riconoscimento - continua Molinario - ma l’iter che seguiranno è quello ordinario, dei richiedenti asilo».

I piccoli ucraini sono 61

Questi, dunque, dovrebbero essere i prossimi passi per i 61 piccoli ucraini ospitati in Valle Imagna dopo che, mercoledì scorso, il Tribunale per i minorenni di Brescia ha revocato il decreto con cui stabiliva (su ordine del governo di Kiev) il rimpatrio il 15 agosto. Almeno una trentina di ragazzi, infatti, chiedevano di poter restare in Italia. Per questo si erano mossi le tutrici italiane e l’Agenzia Onu per i rifugiati.

Nessun rimpatrio, quindi, il giorno di Ferragosto, come inizialmente fissato, e bambini che, dunque, continuano a restare nei centri di accoglienza e presso le famiglie. Cosa succederà, poi, per coloro che chiederanno di restare in Italia e la cui richiesta sarà accolta?

«Diritto internazionale»

«Difficile che vadano in altre sedi - continua Molinario - visto che già sono tutelati in un centro». Così anche la vice prefetto di Bergamo, Iole Galasso: «Come prefettura non abbiamo potere decisionale - dice -. Sappiamo che dovranno essere sentiti, insieme ai loro tutori, dalla commissione territoriale di Brescia. Questo è un caso particolare, dove interviene anche il diritto internazionale. Noi, finora, abbiamo dato un aiuto facendo da mediatori e mettendoci a disposizione per gli incontri».

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Resta solo un po’ di incertezza su quale sarà la destinazione, anche se quella attuale sembra la più logica e non avere particolari ostacoli. «Sarebbe difficile trovare un posto nelle comunità di minori per 30 ragazzi - aggiunge Diego Mosca, responsabile dell’accoglienza per l’Istituto comprensivo di Sant’Omobono -. Si rischierebbe di distribuirli in più regioni causando di fatto il loro ritorno in Ucraina. Perché, piuttosto che stare divisi, forse preferirebbero tornare».

Resta solo un po’ di incertezza su quale sarà la destinazione dei minori, anche se quella attuale sembra la più logica

«Credo sia ragionevole e lungimirante - continua Mosca - che i ragazzi restino dove sono ora. Qualcuno sicuramente rientrerà in Ucraina e gli educatori andranno con loro. Non si sa, poi, quanti di questi educatori rientreranno in Italia per assistere i ragazzi rimasti. Ragazzi che, avendo chiesto la protezione internazionale, teoricamente non dovrebbero più entrare in contatto con personale del consolato e ucraino. Pertanto, formalmente, dovrebbero essere dei minori stranieri non accompagnati. Per i quali dovrebbe essere garantita l’ospitalità, cioè un luogo di accoglienza ad hoc riconosciuto dallo Stato, dove si trovano, cioè a Rota Imagna, Pontida e Bedulita».

Presto il primo maggiorenne

«I ragazzi - continua il responsabile dell’accoglienza - sarebbero contenti di stare dove sono ora. La protezione internazionale ha validità cinque anni. In questo tempo buona parte di loro diventerà maggiorenne, quindi questa esperienza si esaurirà da sola, lentamente. Poi ognuno si troverà una soluzione. Fra un mese il primo ospite, per esempio, diventa maggiorenne». Anche i Comuni restano in attesa delle decisioni delle autorità. «Penso che ancora la prossima settimana, visto che siamo ad agosto - dice il sindaco di Rota Imagna, Giovanni Locatelli - non avremo particolari novità. Restiamo in attesa di capire cosa succederà e cosa dovremo fare come Comuni».

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