Delitto Ziliani, concessa la giustizia riparativa a Mirto Milani e chiesta la conferma dei tre ergastoli

IL CASO. A Brescia è iniziato il processo d’appello per il giovane bergamasco condannato in primo grado insieme a Silvia Zani e Paola Zani per l’omicidio avvenuto nel 2021 in Valcamonica.

La Corte d’appello di Brescia ha dato parere favorevole all’avvio del percorso di giustizia riparativa chiesto da Mirto Milani, il giovane bergamasco originario di Roncola condannato dalla Corte d’Assise di Brescia all’ergastolo insieme a Paola e Silvia Zani per l’omicidio di Laura Ziliani, ex vigilessa e madre delle due imputate, avvenuto nel 2021 in Valcamonica. Anche Silvia Zani potrà accedere alla giustizia riparativa.

Chiesta la conferma degli ergastoli

Nel processo di appello l’accusa ha chiesto la conferma della condanna all’ergastolo per tutti e tre. «È stato un omicidio lungamente premeditato e commesso con atrocità. Quando strangoli una persona ti rendi perfettamente conto di quanto sta accadendo», ha detto all’inizio della sua requisitoria l’avvocato generale di Brescia Domenico Chiaro che rappresenta l’accusa nel processo d’appello nei confronti di Silvia e Paola Zani e Mirto Milani condannati all’ergastolo per l’omicidio di Laura Ziliani. Tutti e tre gli imputati sono presenti in aula. «La conferma della sentenza di primo grado è l’unica conclusione per rendere giustizia ad una donna uccisa, ricordata ingiustamente per aver tentato di uccidere le figlie» ha detto Chiaro. «Le due ragazze hanno accusato falsamente la madre di volerle uccidere. Bisogna tenerne conto. E hanno premeditato l’omicidio procurandosi malta, tute da imbianchino scavando ben due buche per seppellire il cadavere. Silvia e Mirto hanno anche avuto il tempo di convincere Paola a partecipare al piano» ha sostenuto l’accusa.

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In aula ha preso la parola anche l’avvocato Piergiorgio Vittorini, che rappresenta la terza figlia di Laura Ziliani, affetta da disabilità e parte civile nel processo. «Una persona fragile che non ha pretese di vendetta, ma che ha capito che non c’è più sua madre, perché le sue sorelle l’hanno uccisa. Una ragazza che non ha avuto più i soldi per pagare la badante e neppure per il funerale della madre». Sulla premeditazione del delitto ha riportato le confessioni in aula dei tre imputati: «Non serve parlare delle buche e dei vestiti, ma basta ascoltare le loro parole, come abbiamo previsto, come avevamo organizzato. Gli imputati devono smettere di dire bugie, lo hanno fatto anche oggi».

L’avvocata Monica Baresi, che rappresenta i fratelli e la madre di Laura Ziliani, associandosi alla richiesta della procura generale ha spiegato che per i suoi assistiti «il processo di primo grado é stato un’occasione persa, i familiari volevano sapere perché Laura è stata uccisa. Le confessioni non sono state sincere».

La difesa

«Silvia Zani non ha tenuto filtri, ha detto cose sgradevoli, non rilevanti e che hanno complicato la sua posizione. Questo testimonia la sincerità della sua posizione», ha detto l’avvocata Maria Pia Longaretti nel corso del processo d’appello per il delitto di Temù. «Silvia Zani ha cominciato a stare bene solo quando è entrata in carcere, segno che il gruppo la condizionava».

Per l’avvocata Simona Prestipino «Mirto Milani merita una pena più lieve perché se lui non si fosse opposto l’omicidio sarebbe stato commesso già il 16 aprile, perché l’8 maggio solo Mirto ha provato a far desistere le sorelle Zani dal loro proposito e poi perché l’8 maggio, anche se Mirto non fosse entrato nella stanza, l’omicidio si sarebbe consumato ugualmente. Mirto è l’unico che non ha mai cambiato versione o detto cose che possano alleggerire la sua posizione». La sentenza è prevista per il 22 novembre.

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