Brumano, record demografico a sorpresa: è il Comune italiano che cresce di più

Il report.I dati della Fondazione Think Tank Nord Est analizzano l’andamento nazionale dei residenti 2012-2022. Con una percentuale del 25,77 e 122 abitanti, svetta il paese della Valle Imagna. Seguono Roncola e Bonate Sopra.

In quei borghi arroccati sulle valli, a volte è difficile arrivare. Spesso, è ancor più difficile rimanere: i servizi che diminuiscono, le infrastrutture che mancano, la vita che si complica. Che le valli soffrano uno spopolamento sempre maggiore, è sotto gli occhi di tutti. Ma con qualche sorprendente eccezione. Come il record di Brumano: negli ultimi dieci anni, è il Comune d’Italia che – in percentuale, ovviamente - ha visto maggiormente aumentare i propri residenti. Nel 2012 il piccolo centro della Valle Imagna contava 97 abitanti, a inizio 2022 è invece salito a 122: 25 cittadini in più, che in proporzione equivalgono a un incremento del 25,77%.

Lo racconta un’analisi di Fondazione Think Tank Nord Est dedicata all’«inverno demografico dell’Italia», che partendo dai dati dell’Istat posa l’attenzione soprattutto sui piccoli Comuni: «Negli ultimi dieci anni in Italia si registra un calo generale della popolazione – è l’analisi della fondazione -. Sono soprattutto i municipi con meno di tremila abitanti a evidenziare una forte diminuzione dei residenti: più in generale, la performance peggiora man mano che diminuisce la dimensione demografica». Appunto, Brumano è l’eccezione italiana; ai vertici della classifica di crescita ci sono poi Calliano (nell’Astigiano, +24,1%), Andalo (in Trentino, +22,2%) e Cusago (nel Milanese, +22,1%). Poi via via il resto dello Stivale.

Stringendo il cerchio sulla Bergamasca, detto dell’exploit di Brumano, in seconda posizione - sempre per crescita proporzionale dei residenti tra il 1° gennaio 2012 e il 1° gennaio 2022 - c’è Roncola (+15,42%, da 759 a 876 residenti) e quindi è Bonate Sopra a completare il podio della crescita (+14,09%, da 8.966 a 10.229 residenti). La testa della classifica è decisamente variegata: detto del podio, nel resto della top-ten si trovano Comuni dell’area est della Provincia (Bolgare e Cenate Sotto sono rispettivamente quarto e quinto per crescita), poi località più vallari o collinari (Aviatico, Barzana, Berzo San Fermo) e anche l’hinterland (Valbrembo chiude le prime dieci posizioni). Complessivamente, su 243 Comuni bergamaschi sono 93 quelli che hanno aumentato i propri residenti. In città il saldo è positivo: +2,73%, con un salto da 117.014 a 120.207 residenti.

Al netto appunto di storie particolari come Brumano, in alta quota si soffre parecchio. Tra i 20 Comuni bergamaschi che – sempre in proporzione – hanno perso più residenti nell’ultimo decennio, ben 18 località stanno nelle diverse valli; le uniche due «estranee» sono Fonteno e Castro. Più precisamente, Carona è il fanalino di coda: in dieci anni è scesa da 358 a 286 abitanti, con una flessione del 20,11%. Fonteno è poi penultima (-18,21%, da 692 a 566 residenti), Foppolo è terzultima (da 103 a 167 residenti, -17,73%.

Il tema dell’«aridità demografica» dei piccoli borghi non è certo nuovo. La Fondazione rileva infatti che in Italia, sempre nell’ultima decade, «i Comuni con meno di 500 abitanti hanno perso in media l’11,6% della popolazione. Quelli con un numero di residenti compreso tra 500 e mille hanno segnato un calo del 9%. I municipi con una popolazione tra mille e tremila cittadini evidenziano una flessione del 7%. Gli enti locali tra tremila e cinquemila abitanti mostrano una diminuzione del 3,8%, mentre quelli con un numero di residenti tra cinquemila e 10mila sono in calo del 2,1%. Bisogna quindi arrivare ai Comuni con più di 10mila abitanti per osservare l’andamento relativamente migliore: infatti si registra una sostanziale invarianza (-0,6%) tra 10mila e 20mila residenti, mentre nelle realtà urbane con più di 20mila cittadini la diminuzione è dell’1%».

Per Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione, «la fusione è un’opportunità fondamentale per garantire i servizi nelle aree caratterizzate da piccoli Comuni. Ai contributi statali dovrebbe però affiancarsi la costruzione di un nuovo assetto istituzionale basato sui servizi ai cittadini e non sugli enti in quanto tali. In particolare nelle aree periferiche del Paese è indispensabile promuovere progetti di area vasta, al fine di rendere sostenibili i servizi locali e salvare il futuro dei piccoli comuni, che continuerebbero così a vivere nella nuova istituzione con una loro precisa identità».

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