Cent’anni fa, ore 7.15: il disastro del Gleno - I rintocchi delle campane per ricordare

LA COMMEMORAZIONE. L’1 dicembre 1923 la diga del Gleno, dopo giorni di piogge senza sosta, cedette di schianto, travolgendo i paesi della Val di Scalve e della Val Camonica: 359 le vittime accertate. Su «L’Eco di Bergamo» di oggi i loro nomi: è stata una strage di bambini. Ascolta i rintocchi delle campane nelle chiese della Val di Scalve in ricordo dei morti.

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Alle 7,15 di cent’anni fa, l’1 dicembre 1923, la diga del Gleno, dopo giorni di piogge senza sosta, cedette di schianto, travolgendo i paesi della Val di Scalve e della Val Camonica. Furono 359, in tutto, le vittime accertate. Su «L’Eco di Bergamo» di venerdì 1° dicembre abbiamo scelto di rendere onore unicamente al ricordo delle vittime del disastro, come in una sorta di memoriale. Le vittime del Gleno, cent’anni dopo, rischiano di diventare solamente un numero anonimo: «359 le vittime accertate», in una frase quasi fredda, che completa la didascalia del fatto storico.

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Invece questi nomi vanno guardati, letti, messi in rapporto uno con l’altro per comprendere la dimensione della tragedia umana che fu quel crollo. Con lo sguardo rivolto soprattutto alle età accanto ai nomi: dei 233 morti bergamaschi dei quali si conosce l’età, 9 avevano meno di 1 anno, 64 meno di 10, 98 meno di 20, 131 meno di 30. Solamente 3 le vittime che avevano più di 70 anni, 50 in tutto quelle over 40.

Questo meglio di ogni altra analisi spiega quanto futuro il disastro abbia sottratto alla Val di Scalve e alla Val Camonica. L’elenco è fornito dal Comitato per il Centenario del disastro ma non è ancora definitivo: ulteriori verifiche sono in corso per accertare qualche nome o qualche dato anagrafico.

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Nel giorno del centenario del dramma che colpì la Bergamasca pubblichiamo qui il video che ricostruisce la storia e le testimonianze del disastro.

Il disastro del Gleno, la ricostruzione storica. Video di Comitato scalvino per il Centenario

Leggi tutti i nomi delle vittime del disastro del Gleno su L'Eco di Bergamo

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