
Cronaca / Valle Cavallina
Sabato 29 Marzo 2025
Speronò motociclista dopo una lite: definitivi i 14 anni per omicidio
MONTELLO. La Cassazione ha confermato la condanna per l’automobilista che provocò la morte di Walter Monguzzi dopo un diverbio al semaforo.
Montello
Dopo la Corte d’appello, anche la Cassazione ha confermato la sentenza di primo grado: la condanna a 14 anni per il 51enne magazziniere di Montello attualmente agli arresti domiciliari, venerdì 28 marzo è passata in giudicato. Lo speronamento successivo a una lite stradale che costò la vita al motociclista Walter Monguzzi, 55 anni, di Osio Sotto, è da considerarsi definitivamente un omicidio volontario con dolo eventuale: e cioè, urtando con la sua Fiat Panda la moto Bmw Gs 1200 di Monguzzi, Belotti ha messo in conto che il motociclista poteva cadere e morire. Successe purtroppo così quel il 30 ottobre 2022 in via Papa Giovanni a Montello, perché il 55enne perse l’equilibrio e cadde nella corsia opposta dove stava sopraggiungendo un’auto che lo investì provocandogli lesioni letali.
Il ricorso in Cassazione
Il ricorso era stato riproposto dai difensori Andrea Pezzotta e Nicola Stocco, che puntavano alla derubricazione del reato in eccesso colposo di legittima difesa e all’annullamento dell’aggravante dei futili motivi. Secondo i legali del magazziniere lo speronamento fu un gesto istintivo e sostanzialmente automatico, diretto a difendersi da un’aggressione. I due avevano discusso per questioni di precedenza e si erano ritrovati affiancati a un semaforo rosso. Il diverbio era continuato e quando era scattato il verde i due erano ripartiti appaiati fino all’impatto che fece perdere l’equilibrio a Monguzzi. La difesa ha sempre sostenuto che, una volta scattato il verde e ripartiti, il magazziniere considerava il diverbio concluso: era intenzionato ad andarsene e lo stesso avrebbe potuto fare Monguzzi. Che - è la tesi dei legali - «ha invece raggiunto la Panda e si è affiancato sul lato sinistro, proseguendo la lite verbale». Essendo la moto più potente, il 55enne, secondo Pezzotta e Stocco, avrebbe potuto superare l’auto o restare nella sua scia. Non così, sempre per questioni di cilindrata, l’automobilista che non era in grado di seminare Monguzzi. Il magazziniere, stando al ragionamento dei difensori, si sarebbe trovato «a dover gestire, in un brevissimo istante, una situazione difficile e non voluta».
La lite stradale finita in tragedia
Sull'omicidio volontario con dolo eventuale ha puntato ieri il sostituto procuratore generale, il quale ha evidenziato che l’azione del magazziniere è stata reiterata. L’accusa chiedeva l’inammissibilità del ricorso di Pezzotta e Stocco. Alla fine i giudici di Cassazione hanno rigettato il ricorso e questo vuol dire che le argomentazioni della difesa sono state ritenute degne di una discussione. «La Suprema corte ha riconosciuto la nostra impostazione - commenta Federico Pedersoli, legale di parte civile per Martina Monguzzi, figlia della vittima -, che si basava sul fatto che lo speronamento doveva essere considerato un omicidio volontario con dolo eventuale e che l’episodio era aggravato dai futili motivi, e cioè una banale lite stradale. Fatti che hanno portato alla morte di un uomo di 55 anni e al susseguente dolore di una figlia a cui il padre non potrà più restituirlo nessuno».
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