Passaporti in Posta al via in 121 paesi della Bergamasca: «Aiuto ai più piccoli»

DIGITALIZZAZIONE. Il debutto negli uffici rinnovati. Il servizio anche in tre sportelli di Bergamo città. Soddisfatti i sindaci. La Cgil: ma il personale è carente.

Il passaporto in posta è realtà: con un’accelerata del progetto Polis, in base al quale entro il 2026 in tutta Italia si potrà chiedere il passaporto agli sportelli del gruppo Poste Italiane, dal 18 marzo in 122 comuni della Bergamasca (Bergamo e 121 della provincia) questa possibilità si è già concretizzata. Una convenzione firmata tra Poste Italiane, ministero dell’Interno e ministero delle Imprese e del Made in Italy consente ai cittadini dei 122 comuni bergamaschi coinvolti (attenzione: loro e soltanto loro, non quelli dei comuni non abilitati) di presentare direttamente allo sportello postale la documentazione per ottenere il rilascio il passaporto, che fino ad oggi era una pratica esclusiva della Questura.

A Bergamo

In città, in questa prima fase, le sedi postali abilitate al servizio sono tre: l’ufficio postale di via Locatelli 11, quello di via Manzù 11 e quello di via Tabajani 1. In parallelo, il servizio è disponibile anche in 121 uffici postali della provincia con meno di 15mila abitanti coinvolti nel progetto Polis. «L’obiettivo di questo progetto – spiegano da Poste Italiane – è di arrivare al 2026 a garantire il servizio in tutta Italia; insieme a Bergamo, oggi (ieri, ndr) iniziano cento uffici postali di Milano e provincia, 42 uffici postali della provincia di Napoli e 4 della provincia di Firenze».

La convenzione consente ai cittadini dei 122 comuni bergamaschi coinvolti (attenzione: loro e soltanto loro, non quelli dei comuni non abilitati) di presentare direttamente allo sportello postale la documentazione per ottenere il rilascio il passaporto, che fino ad oggi era una pratica esclusiva della Questura

Come fare

Effettuare la richiesta è semplice. Dopo aver prenotato online sul sito www.poste.it (è possibile farlo facilmente se si utilizza lo Spid di Poste Italiane oppure se si è già clienti del gruppo, ma il sistema consente di registrarsi per ottenere le credenziali anche senza avere un conto corrente o un deposito) basterà consegnare all’operatore dell’ufficio postale un documento di identità valido, il codice fiscale, due fotografie, pagare il bollettino di 42,50 euro e una marca da bollo da 73,50 euro; in caso di rinnovo bisognerà consegnare anche il vecchio passaporto o la copia della denuncia del suo smarrimento o di furto. Grazie alla piattaforma tecnologica, l’operatore raccoglierà le informazioni e i dati biometrici del cittadino (comprese le impronte digitali) inviando poi la documentazione alla Questura. Una volta vidimato, il nuovo passaporto potrà essere consegnato da Poste Italiane direttamente a casa del richiedente oppure essere ritirato personalmente negli uffici della Questura in città.

La novità ha già permesso a Poste Italiane di raccogliere, nelle province dove il servizio è attivo, quasi 40mila richieste di passaporto presentate nei 388 uffici postali abilitati delle grandi città o nei 2.052 uffici postali dei Comuni inclusi nel progetto Polis. «Numeri in crescita – spiega una nota dell’azienda – che confermano l’importanza della trasformazione digitale compiuta dall’Azienda che, attraverso l’innovazione e la capillarità della sua rete, punta a favorire il processo di inclusione del Paese».

Solo per i Comuni abilitati

Da evidenziare altri due tecnicismi: il servizio è rivolto, come dicevamo all’inizio, soltanto ai cittadini, residenti o domiciliati, nei Comuni abilitati. Così, ad esempio, un cittadino di Leffe può prendere appuntamento a Nembro e uno di Endine Gaiano può andare a presentare la richiesta a Grumello del Monte, ma quelli dei comuni esclusi devono continuare a rivolgersi alla Questura tramite il portale della Polizia di Stato. La seconda regola è che il servizio vale solo all’interno della provincia: i bergamaschi dei 122 Comuni abilitati da Poste Italiane non possono andare a Milano a chiedere il loro passaporto perché la Questura di riferimento rimane quella di Bergamo. Soddisfatti tutti i sindaci dei paesi coinvolti, specialmente quelli di montagna che vedono nel nuovo servizio un cambio di passo sostanziale rispetto al passato: «Eravamo abituati a contare i servizi tagliati ai nostri cittadini – sottolinea Nerella Zenoni, sindaca di Bianzano –, adesso finalmente se ne aggiungono di nuovi dimostrando una rinnovata attenzione nei confronti delle comunità più piccole». Fabio Bonzi, primo cittadino di Dossena, aggiunge: «Portare i servizi nelle periferie aiuta a contrastare lo spopolamento: andare in posta è per i miei cittadini una consuetudine, l’ufficio è chiuso soltanto il giovedì e la domenica, e sono certo che i nuovi servizi digitali arriveranno a tutti». Pietro Orrù, sindaco di Vilminore di Scalve, conclude: «Mentre le banche chiudono le filiali di montagna, il progetto Polis consente a Poste Italiane di invertire questa tendenza e di potenziare i servizi territoriali. Il giudizio non può che essere estremamente positivo». Per ora l’unica voce difforme è quella dei sindacati: secondo Alessandro Esposito di Cgil Bergamo il servizio sarà «una utile opportunità per i cittadini» ma a causa di «un organico insufficiente e a procedure operative lunghe e complesse» si tradurrà «in inevitabili code per i clienti e in un aumento della pressione sui lavoratori, con il rischio di tensioni tra utenti e dipendenti» perché «l’accelerazione verso la digitalizzazione non affronta il problema strutturale della carenza di personale».

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