Mykola riposerà in Ucraina. Ritrovata a Martinengo l’auto dell’uomo ricercato

DELITTO DI CASAZZA. La salma sarà rimpatriata. La Ford usata per la fuga è stata trovata in un parcheggio: al vaglio le telecamere in zona.

Riposerà nel suo Paese d’origine, l’Ucraina, Mykola Ivasiuk, l’ucraino di 38 anni morto nella serata del 19 agosto all’esterno di un bar di Casazza, il «Rosy» lungo via Nazionale, durante una rissa. Dopo l’autopsia eseguita venerdì 23 agosto all’obitorio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – e dalla quale è emerso che Mykola è morto per un’emorragia cerebrale –, la procura ha disposto il nullaosta ai funerali e la restituzione della salma ai familiari. La mamma Maria, il fratello e la fidanzata hanno espresso il desiderio di riportare la salma in patria per l’ultimo saluto e la sepoltura. Ivasiuk era nativo di un paese vicino a Leopoli ed era in Italia da una decina d’anni.

Le indagini

Proseguono le ricerche del marocchino di 32 anni. Come è proseguita la fuga? Con un’altra auto? Con i mezzi pubblici? E dove è andato?

Proseguono nel contempo le ricerche – estese ben oltre i confini della nostra provincia – del marocchino di 32 anni che avrebbe sferrato la bicchierata alla nuca che ha fatto cadere a terra esanime il trentottenne ucraino fuori dal bar, lunedì sera attorno alle 22,30. L’auto che ha usato per allontanarsi da Casazza dopo l’omicidio (preterintenzionale, secondo l’accusa della procura), una Ford C-Ma è stata ritrovata venerdì mattina in un parcheggio pubblico di Martinengo: a trovarla i carabinieri della compagnia di Clusone, coordinati dal comando provinciale dell’Arma, che stavano cercando da lunedì (19 agosto) notte la vettura, di proprietà di un italiano di 46 anni che era stato inizialmente arrestato per favoreggiamento, ma che il gip ha poi scarcerato, disponendo per lui l’obbligo di dimora a casa a Spinone al Lago.

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Le telecamere e l’autopsia

Ora i carabinieri stanno visionando le telecamere attorno al luogo dove la vettura è stata ritrovata, per capire come il marocchino trentaduenne ricercato abbia proseguito la fuga: aiutato da qualcuno? Con un’altra auto? Con i mezzi pubblici? E dove è andato? Tra chi indaga aleggia un certo ottimismo. Il suo ruolo nella rissa e nella successiva morte di Mykola sarebbe fondamentale: i dettagli di quanto emerso dall’autopsia – per i quali servirà ancora del tempo – dovranno chiarire se a causare la caduta fatale dell’ucraino sia stata proprio la botta alla nuca inferta con un bicchiere dal marocchino poi scappato. Pochi istanti prima un italiano di 29 anni, calabrese e amico di Mykola, lo aveva colpito con un pugno in testa ed era stato inizialmente arrestato per omicidio preterintenzionale.

Il gip lo ha però scarcerato, lasciandolo indagato a piede libero, perché era emerso che quando il trentottenne aveva perso i sensi, l’amico lo aveva soccorso, chiamando il 112 e cercando di rianimarlo. Non sono stati dunque ritenuti validi i gravi indizi di colpevolezza. Una decisione, quella del gip Lucia Graziosi, contro la quale il sostituto procuratore titolare del caso, Silvia Marchina, ha annunciato ricorso.

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