Muore a 4 mesi dall’incidente: «Un campione di gioia e fede»

CASAZZA. Chiesa gremita al funerale di Ilario Longa. Fu il primo presidente del «Movimento per la vita» in valle.

In una parrocchiale di San Lorenzo gremita, nella mattinata di mercoledì 7 agosto la comunità di Casazza ha portato l’estremo saluto a Ilario Longa, cittadino tra i più amati e conosciuti del paese. Mentre era in moto, lo scorso 5 aprile, il 63enne era stato coinvolto in un incidente con un’automobile in via Nazionale. Trasportato d’urgenza al «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo, vi era rimasto fino a poche settimana fa. Sembrava in fase di ripresa, poi il quadro clinico era peggiorato all’improvviso: da qui la decisione di ricoverarlo all’Hospice di Borgo Palazzo, dove lunedì il pensionato è morto, lasciando così un vuoto nella vita della moglie Clara, dei figli Debora, Mattia e Daniele, della madre Giuditta, dei fratelli Emanuele e Mario, e dei nipoti Sofia e Francesco.

Durante il funerale in chiesa, il vice direttore degli Uffici diocesani di Brescia per gli oratori, i giovani e le vocazioni, don Claudio Laffranchini, amico di Longa, ha usato nella sua omelia alcune parole che ritornavano continuamente sulla bocca di tutti: «Forza, passione, allegria, generosità, fede», cinque virtù che Longa possedeva senza discussioni, accompagnate, come è inevitabile, anche da qualche difetto: «La testa dura, i “brontolamenti”».

«Vogliamo rubarti, Ilario, la gratitudine che hai avuto nella tua vita», ha aggiunto ancora don Laffranchini, concelebrante nella Messa presieduta dal parroco di Casazza, don Omar Bonanomi. Questa gratitudine, forse, era il tratto che più di ogni altro spiccava nel carattere solare e paziente di Longa. «Mi hai insegnato ad amare la vita sempre, e in tutte le sue forme», ha detto il figlio Daniele al cimitero, davanti al feretro. Il suo amore per l’esserci, il «Gigante buono» – così lo chiamavano in famiglia – l’aveva messo a frutto un po’ ovunque, in casa, al lavoro come impiegato della ditta «Nicem» di Casazza, nella sua attività nei numerosi gruppi di cui faceva parte: fu il primo presidente del «Movimento per la vita» della Val Cavallina e fu nell’associazione «Amici di Samuele», ad esempio, oltre a essere un componente dell’Aido e del movimento laicale di spiritualità coniugale «Équipe Notre-Dame». Accanto all’impegno nel volontariato, coltivava anche la passione per il calcio: era un gran tifoso dell’Inter, tanto che sul suo feretro, sotto i fiori bianchi, ieri si intravedeva una sciarpa neroazzurra. Ed era, infine, un vero amante della musica d’autore. È questa la ragione per cui il figlio Mattia, al cimitero, ha scelto come ultimo saluto la vecchia canzone «We’ve got tonight» di Bob Seger.

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