Luigia, nonna sprint e combattiva
Compie 100 anni e sconfigge il Covid

Luigia Ruggeri, classe 1920, si era ammalata a marzo.«Negli anni della guerra mi sentivo più libera di oggi».

Luigia Ruggeri è nata a Telgate l’8 maggio 1920. Sette fratelli, un padre che muore quando lei ha solo sette anni, e la Seconda guerra mondiale che scoppia quando Luigia è nel fiore della sua vita. «Eppure – dice – perfino allora, in mezzo a tanta povertà e tante difficoltà eravamo liberi: non come oggi che a causa del virus non si può andare in chiesa, al cimitero, a fare una passeggiata».

Un secolo sulle spalle: Luigia lo ha festeggiato venerdì, chiusa in casa, coccolata dalla figlia Luciana, dalla nipote Daniela e dai parenti che sono passati a trovarla. Non celebra solo il centenario: Luigia festeggia pure la vittoria sul Covid, che l’ha costretta a letto, attaccata alla bombola d’ossigeno, dal 23 marzo ad oggi. «Un po’ di paura ne ho avuta. Ma ho pregato e sperato. Pregato, soprattutto».

La cronaca degli ultimi giorni Luigia, ancora affaticata, la affida alla nipote Daniela, che insieme alla madre Luciana l’ha assistita: «Mia nonna si è ammalata a metà marzo, aveva mal di gola e un’infezione diffusa alla bocca. Il suo medico l’ha visitata e ha sospettato fosse Covid. Una radiografia ha confermato: polmonite bilaterale. Di portarla in ospedale a 99 anni, ovviamente, non se ne parlava: e così, fra molti timori, l’abbiamo curata a casa». Luigia viene inclusa nel monitoraggio Covid, con un’infermiera che la visita ogni giorno: «Con la terapia antibiotica, nonostante l’età, nonna ha iniziato piano piano a migliorare: il tampone non le è mai stato fatto, ma adesso l’ossigeno lo tiene solo qualche ora la notte, per precauzione. La cura mirata ha funzionato». Ha funzionato anche la resilienza di nonna Luigia.

Prima di fare la mamma a tempo pieno dei due figli Luciana e Danilo, Luigia – vedova di Basilio Valsecchi scomparso 15 anni fa – ha lavorato come tessitrice in una filanda di Telgate: «Un periodo duro anche quello – racconta lei –: la mattina si mangiavano tazzine di latte che contenevano più acqua che latte, e la classica polenta da inzuppare. Mia mamma faceva la contadina, ci ha cresciuti da sola. Ricordo quando durante la guerra passavano gli aeroplani, per bombardare il ponte di Palazzolo: c’era il coprifuoco, la sera. Ma, sembrerà incredibile, mi sono sentita più libera in quegli anni che in questi giorni».

Festa grande, per i 100 anni di Luigia, non s’è potuta fare: ma l’appuntamento - promettono i nipoti - è solo rimandato. Intanto il sindaco Fabrizio Sala e il parroco don Mario Gatti, con una visita venerdì, hanno voluto omaggiarla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA