Lago d’Iseo, il virus rallenta
nei paesi isolati dal 23 febbraio

In cinque centri su otto della «cintura» istituita 2 settimane fa nel Basso Sebino la curva inverte la rotta. Ma valori alti a Sarnico, Adrara San Martino e Villongo.

Lago d’Iseo, i Comuni «argine» migliorano. L’arancione scuro, qui, è scattato ben prima che nel resto della provincia. Era il 23 febbraio, ore 18: per otto Comuni del Sebino bergamasco arriva a sorpresa la stretta, voluta da Regione Lombardia per arginare l’avanzata del virus e delle sue varianti dal Bresciano. Ed è ai dati promettenti di questi Comuni, tutti in zona lago d’Iseo, che adesso si guarda con speranza: il loro andamento potrebbe – condizionale d’obbligo – anticipare quel che succederà nel resto della provincia. Eccoli dunque, i dati: su otto Comuni arancione rafforzato dallo scorso 23 febbraio cinque invertono la tendenza nell’arco di due settimane, mettendo un freno alla crescita dei contagi.

Cifre alla mano: Castelli Calepio scende da +36 nuovi casi accertati fra il 24 febbraio e il 2 marzo a +22 rilevati fra il 3 e il 9 marzo, con un’incidenza che cala da 3,4 a 2,1 casi ogni mille abitanti. Scende anche Credaro, che da +19 nuovi positivi (24 febbraio-2 marzo) passa a +10 nuovi casi (3-9 marzo), con l’incidenza in picchiata da 5,1 a 2,7 nuovi contagi ogni mille abitanti. In miglioramento anche i Comuni più piccoli: Gandosso assottiglia la variazione passando da +7 a +5 in 14 giorni, che tradotto in termini di incidenza significa scendere da 4,7 a 3,3 nuovi contagi ogni mille abitanti. Buone notizie arrivano anche da Predore, dove i nuovi positivi calano da +5 (24 febbraio-2 marzo) a +3 (3-9 marzo), con l’incidenza che passa da 2,7 a 1,6 casi ogni mille abitanti. E pure la piccola località di Viadanica torna a respirare: da +8 nuovi casi si è scesi in 14 giorni a +2, e da un’incidenza pari a 6,9 si è crollati a 1,7 nuovi casi ogni mille abitanti.

La tendenza non s’inverte invece ad Adrara San Martino, Sarnico e soprattutto Villongo, località – specialmente le ultime due – fra le più sotto pressione in questa terza ondata: negli ultimi 14 giorni Adrara passa da +4 (24 febbraio-2 marzo) a +5 (3-9 marzo) nuovi casi, Sarnico da +28 a +32 e Villongo da +33 a +46.

«Essendo entrati in zona arancione rafforzato prima del resto della provincia, abbiamo evitato che l’incendio divampasse – osserva il sindaco di Gandosso e presidente dell’Ambito Alberto Maffi –. In particolare è risultata lungimirante la scelta di chiudere in anticipo sulle direttive regionali l’istituto Serafino Riva di Sarnico. Gli indicatori degli ultimi giorni ci stanno dando ragione: è vero che nei più piccoli di questi otto Comuni argine i numeri dei contagi non sono mai stati particolarmente allarmanti, ma isolarci dai centri più grandi e più sotto pressione, dove i nostri cittadini si recano per motivi di studio o lavoro, sta dando i suoi frutti». A proposito di piccoli Comuni, a Viadanica il sindaco Angelo Vegini può tornare a respirare: «A fine febbraio, con il picco di contagi, ci siamo decisamente spaventati. C’erano famiglie intere positive al virus, per fortuna senza ammalati gravi. La stretta sta iniziando a dare i primi risultati, e speriamo anche la campagna di vaccinazione prioritaria: io, a 72 anni, ho fatto il vaccino settimana scorsa a Chiuduno, e mi sono stupito dell’eccellente organizzazione». Migliorano anche i dati di Predore: «Credo che la chiusura anticipata delle scuole e la didattica a distanza per i nostri studenti che frequentano istituti di altre zone sia stata la svolta – è il pensiero del primo cittadino Paolo Bertazzoli –. Il calo dei contagi, per quanto ci riguarda, viene soprattutto da questa misura preventiva».

E se il sindaco di Castelli Calepio Giovanni Benini sottolinea come a favorire i primi risultati incoraggianti ci sia «anche un estremo rispetto delle norme da parte dei cittadini», la sindaca di Credaro Adriana Bellini invita a non abbassare la guardia. «Sappiamo bene quanto male possa fare questo virus: in questi giorni la nostra comunità è in apprensione per un credarese ricoverato in gravi condizioni al Papa Giovanni».

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