Dopo il furto delle offerte, sottratti i gioielli della Madonna: lettera aperta dei sacerdoti

I DUE EPISODI. S ottratti i gioielli della Madonna a Berzo. Ad agosto le offerte a Grone. Il rammarico e la mano tesa: «Se hai bisogno, vieni».

Un paio di settimane fa, dalla chiesa parrocchiale di Berzo San Fermo sono scomparse le collane che adornavano la statua della Madonna con Bambino, una scultura a cui i fedeli del paese sono molto affezionati. Il primo ad accorgersene è stato il sindaco Luciano Trapletti. Era entrato in chiesa come al solito per le prove della corale «Santa Cecilia» (di cui è il direttore) e ha subito notato che qualcosa non quadrava. «Stavo sistemando un candeliere votivo davanti alla Madonna – racconta –. L’ho guardata e ho notato che non aveva le collane». Trapletti ha quindi avvisato il parroco don Marco Gibellini, che ha poi sporto denuncia ai Carabinieri di Casazza.

Secondo episodio in pochi mesi

Si tratta del secondo episodio in pochi mesi nella stessa Unità pastorale della Media Val Cavallina: a fine agosto era stata sottratta una cassetta delle offerte dalla chiesa di Santa Maria Nascente a Grone. I sacerdoti dell’Unità, don Manuel Belli, don Sergio Bonacquisti, don Gianpaolo Mazza e don Marco Gibellini hanno quindi scritto una lettera aperta alle comunità, rivolgendosi in particolare agli ignoti «Caro fratello o cara sorella» autori di questi gesti.

La lettera aperta dei sacerdoti

«Quei gioielli della statua della Madonna di Berzo che hai rubato non sono dei lussi – hanno scritto –. Sono segni che alcune famiglie hanno pensato di portare in chiesa per dare un nome e una concretezza a un loro lutto, a una grazia che hanno ricevuto in un momento difficile della loro vita, a una speranza che si è riaccesa». Quanto alle elemosine, «hai rubato un bel po’ di spese che con quei soldi facciamo ogni mese, grazie alla Caritas, alle famiglie bisognose. Hai rubato la bolletta del riscaldamento a diverse famiglie che ci chiedono un

«Hai rubato i soldi delle famiglie bisognose»

aiuto. Hai rubato i soldi alle famiglie: grazie a quello che risparmiamo, riusciamo a offrire d’estate un servizio per i bambini e i ragazzi che tutti si possano permettere. Hai rubato ai bambini e alle bambine i soldi che servono per pagare il riscaldamento, la luce e l’acqua dell’oratorio. Hai rubato alle signore anziane della nostra chiesa: con quei soldi paghiamo il riscaldamento per le Messe quotidiane in cui loro trovano speranza e consolazione».

La lettera, tuttavia, non vuole suonare come un semplice atto di condanna contro una violenza che «spaventa» e fa sentire «minacciati». È piuttosto un invito al pentimento, e apre al perdono: «Se hai bisogno, vieni – si chiude il testo – : le nostre porte sono aperte e ti aiuteremo come facciamo con quelli che ci chiedono una mano. Siamo in tanti che possiamo prenderci cura di te. E proviamo, secondo le nostre possibilità, a non lasciarti solo. Se tu ti penti, noi ti perdoniamo, come ci ha insegnato il nostro Signore».

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