Cronaca / Valle Cavallina
Mercoledì 14 Aprile 2021
Covid, 230 medici in pista con la borsa frigo di casa in casa
A domicilio I professionisti di famiglia vaccinano i pazienti allettati. C’è chi ha già finito il primo giro «Campagna capillare, segno di affezione ai pazienti».
Rispondono al volo tra una visita e l’altra, o mentre si avviano all’auto per raggiungere un paziente a domicilio. «Siamo tutti cotti, è un anno che stiamo tirando», non nasconde Mirko Tassinari, medico di medicina generale e segretario provinciale del sindacato Fimmg. Tutti cotti, ma non si tirano indietro: sono circa 230 i medici di famiglia bergamaschi già scesi in campo, o pronti a farlo a breve, per vaccinare direttamente a casa - in accordo con Ats - i loro pazienti allettati o le cui condizioni non permettono di raggiungere in autonomia un «hub» per ricevere l’iniezione. Vaccineranno in questo modo circa 3.600 assistiti in tutto (per altri 6.700 Ats sta attivando gli operatori sociosanitari). «Cultura della vaccinazione» «È un segno di grande affezione ai nostri pazienti, una campagna diffusa e capillare - osserva Tassinari -. A Bergamo c’è una vera cultura della vaccinazione, sull’antinfluenzale ogni anno abbiamo i dati più alti di tutta la Lombardia».
Tassinari terminerà oggi di somministrare domicilio la prima dose di vaccino ai suoi assistiti interessati da questo servizio, una ventina. «Abbiamo stilato noi medici le liste, conosciamo le storie dei pazienti, sappiamo chi può recarsi negli hub e chi invece non ha proprio questa possibilità». E, pur non uscendo di casa, rischia di contrarre il Covid dalle persone che lo assistono o dai famigliari. Il vaccino usato, quello di Moderna, pone soprattutto un vincolo di tempo: «Una volta aperta la fiala da dieci dosi, va utilizzata in sei ore - spiega Tassinari -. Bisogna calcolare il percorso in modo da non sprecare tempo: io, che lavoro in città, ho diviso i miei pazienti per quartiere».
Il «grazie» dei pazienti Al tempo degli spostamenti in auto - armati di borsa frigo per tenere alla giusta temperatura le fiale, camici, mascherine, sovrascarpe e attrezzature mediche del caso - bisogna aggiungere un’attesa di almeno 15 minuti in ogni casa, per accertarsi che dopo l’iniezione non subentrino reazioni allergiche. «In alcuni casi vacciniamo anche i “caregiver”, le persone che assistono il malato: anche questo aiuta a ottimizzare i tempi. Abbiamo poi una lista di “riserva” se qualcuno all’ultimo, per qualche ragione, non può ricevere il vaccino, in modo da non rischiare di sprecare dosi».
Un lavoro fatto anche di incastri certosini - avvalendosi della collaborazione, dove possibile, dell’infermiera di studio - ma ripagato dal sorriso dei pazienti: «Sono molto contenti, l’adesione è stata pressoché totale», racconta Roberto Longaretti, medico con ambulatorio a Borgo di Terzo e assistiti in vari paesi della Val Cavallina: anche a lui manca una sola seduta per terminare la somministrazione della prima dose a 35 suoi pazienti più alcuni «caregiver». «La gratitudine dei pazienti, soprattutto in un periodo di così grosse difficoltà, è il premio per tante fatiche, c’è da andarne fieri».
Ora la seconda dose Valentino Colombi, attivo a Torre Boldone e già arrivato al termine del suo primo giro con 28 vaccinati (ora bisognerà attendere i tempi canonici per la seconda dose), racconta anche il «dietro le quinte» più burocratico - ma necessario - dell’inserimento dei dati sui pazienti vaccinati: «Un sistema informatico nuovo, che non conoscevo... mi sono fatto aiutare da mia moglie, che lo aveva già utilizzato in ospedale, poi l’ho spiegato ad altri colleghi: abbiamo anche realizzato un piccolo “tutorial” condiviso su Whatsapp». E se molti assistiti accolgono la vaccinazione con soddisfazione, altri - non solo tra gli allettati - sollevano anche alcune domande e richieste di rassicurazioni: «In questi casi spiego che i rischi sono minimi, e che è importante andare oltre eventuali scetticismi, per il bene comune - conclude Longaretti -. È stato un anno difficilissimo, ma se tutti teniamo duro ancora un po’, sono convinto che riusciremo finalmente a vedere un barlume di luce. Teniamo i nervi saldi».
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