«Vedeva le sfumature buone della vita»
Chiuduno, addio alla piccola Giulia

Addio commosso alla bimba morta a 9 anni. Nel 2019 la scoperta di una sindrome rara, a dicembre il trapianto, poi un altro. «Ci ha donato la sua sorellina».

Delicata, appassionata della vita. Fragile, entusiasta. Sofferente, distributrice di gioia. Era così Giulia, la bambina che ieri ha riempito – per quanto si possa riempire di questi tempi – la chiesa parrocchiale di Chiuduno e il piazzale vicino, largo Vistalli, dove le sedie messe per far assistere più gente possibile al suo funerale non sono certo bastate.

Era delicata Giulia, «ma ha vissuto tutto appieno». Doveva stare attenta ai batteri, tenersi lontane le infezioni che per lei significavano mesi di ospedale, ma la scuola, il catechismo, il cinema col papà e la mamma nei giorni meno affollati, i giochi con la sorellina e gli amici all’aperto: lei ha vissuto i suoi nove anni distillando il bene e il bello che c’era in ogni azione, ogni gesto a cui non ha rinunciato.

L’ultimo saluto a Giulia Austoni, giovedì pomeriggio, ha riunito la comunità di Chiuduno in un abbraccio alla sua famiglia – papà Alessandro, mamma Elena, la sorella Beatrice di cinque anni, i nonni Anna, Rosa, Mario e Venturino – e nel ricordo di una bimba tutta «indovinelli e giochi scherzosi, responsabile di vivere la malattia, appassionata. Uno scricciolo tutta esuberanza», l’ha descritta una sua maestra al termine della celebrazione.

La diagnosi

Nove anni, portata via da una malattia scoperta a sette: la malattia granulomatosa cronica (Cgd), una rara sindrome da immunodeficienza. «L’abbiamo scoperto due anni fa – spiega papà Alessandro – per un episodio febbrile: non passava, abbiamo fatto controlli in ospedale e ci è stato subito detto che l’unico modo per risolverlo era un trapianto di midollo osseo».

È il 9 dicembre, tre mesi e mezzo fa, quando Giulia entra agli Spedali Civili di Brescia e da allora sono giorni infiniti nella stanza sterile, con mamma Elena sempre accanto a lei, il papà che le dà il cambio. «Nel giro di due mesi sarebbe dovuta tornare a casa guarita – prosegue Alessandro –, invece il trapianto non è andato bene e Giulia è stata sottoposta a un secondo trapianto da un donatore non compatibile», lui. Ma tra i due interventi trascorre un mese, le difese immunitarie della piccola sono «a zero e una serie di infezioni ce l’ha portata via. Lei ha sofferto molto in questi tre mesi, ma non si è mai lamentata».

Fino all’ultima goccia

L’ha rimarcato anche il curato dell’oratorio, don Mattia Ranza all’omelia: «Giulia è stata capace di vedere il bene e il bello anche nel momento del dolore. Abbiamo bisogno di avere lo sguardo di Giulia, per cogliere le sfumature buone della vita», quelle che lei assaporava fino all’ultima goccia quando era con i compagni di scuola, la famiglia, gli amici.

«Amava tantissimo la piscina ma non ci è più potuta andare – racconta ancora il papà–. Non poteva stare con tanta gente in posti chiusi, andare nel bosco, doveva stare attenta ai luoghi umidi, seguiva una dieta rigida e prendeva cinque medicine al giorno, ma ha sempre fatto una vita normalissima. Faceva quello che poteva fare e lo faceva appieno».

Condividendo tutto con la sorellina Beatrice, eccetto i mesi di ospedale: «L’ha vista l’ultima volta il 9 dicembre, da allora solo messaggini vocali. Pensiamo che Beatrice sia un regalo di Giulia – svela Alessandro –: la malattia di Giulia non si è mai palesata prima di due anni fa, cosa strana perchè di solito si scopre dopo sei mesi massimo un anno di vita. Se avessimo saputo di questa malattia genetica, di cui io sono portatore sano, un secondo figlio non l’avremmo pensato. E invece abbiamo Beatrice. E sta bene».

Harry Potter e dinosauri

Di regali, questa bimba curiosissima di tutto, appassionata di Harry Potter e di dinosauri, ne ha fatti tanti. La gioia anzitutto, una parola risuonata spesso ieri in una chiesa dove l’altare era «impacchettato» dai disegni dei bambini delle quarte, i palloncini bianchi accanto all’ambone, i fiori a terra. «Celebriamo il funerale di Giulia nella solennità dell’Annunciazione – ha detto don Ranza, all’altare insieme al parroco don Angelo Pezzoli che ha presieduto la Messa, al parroco emerito don Luciano Colotti e l’ex curato don Tommaso Frigerio –. Una parola che per noi ha il sapore della beffa. L’angelo dice “rallegrati” e noi ci diciamo: ma cosa c’è da rallegrarci? Tutti quelli che hanno conosciuto Giulia non riescono a trovare nessun altro verbo che possa qualificarla se non questo: rallegrati. i suoi genitori la definiscono distributrice di gioia: è quel suo essere distributore di gioia nonostante quanto stava vivendo, che vogliamo consegnare al Signore».

Di fronte ai tanti bambini nei banchi, ai genitori e alla sorellina di Giulia, ai concittadini e tra loro il sindaco Stefano Locatelli, a quelli che hanno partecipato alle esequie anche attraverso la diretta facebook sulla pagina dell’oratorio, a tutti una domanda: «Ma perché? Se nulla è impossibile a Dio, perché questo? Perchè Giulia? È una domanda che non ha risposta – ha proseguito il curato –, abbiamo bisogno che il Signore metta sulla nostra bocca le domande buone, anche alla luce del dramma che stiamo vivendo». Bisogno di «imparare da Maria e da Giulia come vivere il tempo: Giulia ha avuto poco tempo, ma non è stato vissuto invano». Vissuto nella gioia dei suoi nove anni.

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