Casazza, ancora in fuga uno dei due aggressori. Il bergamasco davanti al gip

IL DELITTO Nessuna traccia del trentaduenne ricercato per l’uccisione di Mykola Ivasiuk: venerdì è in programma l’autopsia. Dal giudice anche l’arrestato che gli ha prestato la Ford.

La nota di ricerca è stata diramata anche ben oltre i confini della nostra provincia. Eppure sembra essersi letteralmente volatilizzato il marocchino di 32 anni, senza fissa dimora, che lunedì sera, 19 agosto, si è dileguato con la Ford fattasi prestare dall’italiano di 46 anni, di Spinone, che lo ospitava (e che per questo è stato arrestato per favoreggiamento) dopo aver colpito con una bottigliata alla nuca Mykola Ivasiuk, ucraino di 38 anni, pochi istanti prima raggiunto anche da un violento pugno al volto e per questo stramazzato a terra davanti al «Rosy Bar» di Casazza e morto sul colpo.

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Giovedì mattina, 22 agosto, nel carcere di via Gleno compariranno davanti al giudice per le indagini preliminari Lucia Graziosi proprio il quarantaseienne in carcere per favoreggiamento e soprattutto l’uomo che ha colpito Mykola con un pugno in faccia: un calabrese di 29 anni residente in Brianza, ma da qualche tempo di casa a Casazza. Avrà modo di spiegare al giudice i motivi del litigio con Mykola, che conosceva bene, e del perché l’abbia colpito con tale violenza, pare dopo un battibecco (così emerge perlomeno dalle telecamere della videosorveglianza del bar), pochi istanti prima che il marocchino ora in fuga ci mettesse del suo, sferrandogli la bicchierata sulla nuca.

Venerdì l’autopsia

Sarà comunque l’autopsia, in programma per venerdì mattina, a chiarire quale di questi colpi – se il pugno del calabrese o la bicchierata del marocchino – o se la conseguente caduta sul pavimento siano stati la causa della morte dell’ucraino trentottenne. In base a questo verrà probabilmente meglio formulata l’accusa nei confronti del calabrese e del marocchino: omicidio volontario oppure preterintenzionale, ovvero senza la volontà di uccidere. Secondo chi indaga – i carabinieri di Clusone – la lite culminata con la morte di Mykola sarebbe avvenuta in un contesto in cui probabilmente sia la vittima sia gli aggressori erano sotto l’effetto di alcol: potrebbe dunque essere bastata anche soltanto una frase fuori posto o male interpretata perché dalle parole si sia passati alle mani.

Mykola, in Italia da una decina d’anni, conosceva il calabrese che l’ha colpito

Mykola, in Italia da una decina d’anni, conosceva il calabrese che l’ha colpito (tant’è vero che quest’ultimo, compresa la gravità dell’accaduto, ha subito chiamato il 112) e questo aspetto non esclude che la rissa al bar sia stata magari la conseguenza – tragica – di precedenti dissidi per motivi probabilmente del tutto banali. Giovedì 22 agosto anche il bergamasco di Spinone sarà sentito in carcere dal gip e i provvedimenti restrittivi nei suoi confronti potrebbero anche essere ridimensionati: è verosimile possa andare ai domiciliari. Con qualche problema di tossicodipendenza alle spalle, l’uomo non ha preso parte all’omicidio: è stato raggiunto a casa dal marocchino ora in fuga e che in questo periodo stava ospitando e quest’ultimo gli ha chiesto di prestargli l’auto, una vecchia Ford. Richiesta che il quarantaseienne bergamasco ha assecondato e che gli ha procurato l’accusa di favoreggiamento nell’omicidio.

Il bergamasco non ha preso parte all’omicidio: è stato raggiunto a casa dal marocchino ora in fuga e che in questo periodo stava ospitando e quest’ultimo gli ha chiesto di prestargli l’auto, una vecchia Ford

Tutto dipenderà anche dall’eventuale rintraccio e dal conseguente arresto del marocchino in fuga. Una volta eseguita l’autopsia, i familiari di Mykola – la mamma Maria e il fratello Nazar in primis, ma anche la fidanzata – organizzeranno probabilmente il rimpatrio in Ucraina, dove vive la figlia sedicenne Sofia, per i funerali.

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