«Covid, vi risarciamo per i vostri morti». Ma è una truffa meschina: attenzione

L’allarme di Lobati in Valle Brembana: «Se vi contattano, segnalate subito ai carabinieri». Fingendosi intermediari, chiedono 3.500 euro, promettendone 22 mila erogati dallo Stato.

«Vi contattiamo per il vostro familiare morto di Covid-19. Lo Stato mette a disposizione un risarcimento danni pari a 22mila euro, a fronte di una spesa di 3.500 euro per la pratica, che possiamo seguire senza problemi noi». Questo il tenore di diverse telefonate che già troppi residenti dell’alta valle Brembana, soprattutto anziani, hanno ricevuto negli ultimi giorni. Dall’altro capo del filo non c’è, però, un consulente no-profit di un’associazione di intermediazione tra il cittadino e lo Stato, bensì un truffatore.

Per fortuna, almeno fino a martedì 9 novembre, sembra che nessuno dei cittadini contattati abbia abboccato al raggiro. Ma tanto è bastato al sindaco di Lenna e presidente della Comunità montana Jonathan Lobati per lanciare un appello: «Attenzione alla truffa! – ha scritto sul suo profilo Facebook –. Mi è stato segnalato che alcuni truffatori stanno facendo chiamate, promettendo risarcimenti danni per le vittime di Covid. Fate attenzione e, se vi chiamano, segnalate subito ai carabinieri». Carabinieri che sono già informati di questi ripetuti episodi e che hanno già pertanto alzato le antenne sul fenomeno. Si tratta di una rivisitazione delle tanto classiche quanto purtroppo diffuse truffe telefoniche a danno degli anziani, che si adeguano in base all’attualità del periodo. E in questo periodo non c’è nulla di più attuale, purtroppo, del Covid. Nei casi segnalati la chiamata è arrivata da un fantomatico rappresentante di un’associazione – termine, questo, studiato ad hoc, perché nella Bergamasca è sinonimo di volontariato gratuito e di altruismo – non meglio precisata, il quale rende edotto l’interlocutore che, qualora avesse subito un lutto durante la pandemia, con una vittima in casa morta di Covid-19, potrebbe ora incassare ben 22mila euro che lo Stato ha stanziato quale finanziamento per i parenti di ciascun morto di coronavirus. Tutto falso, in realtà: non esiste alcuno stanziamento del genere. Il raggiro si concretizza poi nella richiesta di 3.500 euro quali spese per avviare la pratica. Si sa che in Italia la burocrazia la fa da padrone in ogni ambito e così anche i truffatori ci marciano sopra, sottolineando all’interlocutore che, in ogni caso, una spesa di 3.500 euro è poca cosa a fronte di un incasso di ventiduemila.

«Non è nota la modalità con cui i truffatori chiedono di essere pagati, perché per fortuna nessun cittadino, che io sappia, è per ora arrivato a quel livello nel dialogo telefonico – aggiunge Lobati –: anche per questo è comunque importante far presente subito che si tratta di un raggiro, al quale è bene non abboccare». Una truffa dunque odiosa e meschina, che fa leva sul dolore delle famiglie che hanno perso un proprio caro nella pandemia, con la promessa di una somma consolatoria quale risarcimento del danno patito. Come se la vita di un proprio caro morto di Covid valesse soltanto 22mila euro. Ma chi potrebbero essere questi truffatori? Di certo esperti del «ramo», perché capaci di far leva sul dolore delle vittime, cercando di acquisirne la fiducia. Proprio come avviene in analoghe truffe – nel 2020 ne sono state denunciate ben 3.460 nella Bergamasca, risultando tra i pochi reati in crescita nell’anno del Covid – nelle quali il malvivente si spaccia per amico di un nipote coinvolto in un incidente, oppure un avvocato che, in cambio della parcella, potrebbe aiutare il giovane familiare a uscire di galera.

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