Sempre più banchi vuoti: in cinque anni mille alunni in meno in prima elementare

Scuola. Gli iscritti per il 2023/2024 sono 7.782, nel 2019/2020 erano 8.812. È l’effetto del calo demografico: solo nell’ultimo anno persi 402 ingressi. Cagnes: «Nelle valli istituti a rischio». Farisè: «Servizi da riorganizzare».

I banchi restano liberi, le classi si svuotano. La «desertificazione demografica» guadagna metri anche a scuola, inevitabilmente. Se finora i riflessi sono parsi ancora contenuti, è soprattutto nei prossimi anni che si vedranno effetti più ampi. La curva all’ingiù è comunque inesorabile, partendo dal primo gradino scolastico: per il 2023/2024 i dati delle scuole primarie – la fotografia elaborata dall’Ufficio scolastico regionale si concentra sulle scuole statali – indicano 7.782 iscrizioni in ingresso (cioè le «nuove» prime), in costante flessione. Si contavano 8.184 iscritti per l’anno scolastico 2022/23 (quello iniziato lo scorso settembre), 8.338 per il 2021/22, 8.730 per il 2020/21, 8.812 per il 2019/20: nel giro di cinque anni scolastici, le «nuove» prime hanno perso mille alunni, di cui 402 solo per l’anno che comincerà a settembre. Alle porte rischia di esserci una discesa più marcata, conseguenza del calo della natalità diventato sempre più evidente nell’ultimo periodo. A conferma, basta mettere in parallelo anche i numeri dell’Istat: al 1° gennaio 2012 in Bergamasca si contavano 11.736 bambini che avevano 5 anni (e che nel corso dell’anno avrebbero compiuto i 6, dunque tendenzialmente cominciando le elementari), mentre nel 2022 i bambini di quell’età sono scesi a 9.594 (2.142 in meno). Le proiezioni sono ancora più negative.

L’esperienza quotidiana – intrecciata con le tendenze demografiche – mette sotto la lente le valli. È soprattutto lì, nei contesti più periferici e di montagna, che i bambini mancano, ed è lì dove andranno fatte le riflessioni principali. «La situazione è abbastanza complicata – premette Francesco Cagnes, dirigente dell’Istituto comprensivo di San Giovanni Bianco e reggente a Valnegra, e tesoriere della sezione bergamasca dell’Associazione nazionale presidi –. Il calo demografico sta incidendo in maniera sostanziale, anche sulla sopravvivenza delle scuole. Quest’anno è ancora in vigore una deroga che consente di mantenere la titolarità di un dirigente scolastico e di un Dsga anche per le scuole al di sotto dei 400 alunni, ma al momento è in discussione in parlamento la possibilità di innalzare questa soglia». E così, quasi certamente, «o gli istituti piccoli si preoccuperanno di fondersi, creando istituti più grandi, o non avranno diritto a dirigente e Dsga. Diventare più grandi vuol dire però abbracciare territori così vasti da necessitare anche di 45 minuti per spostarsi tra un plesso e l’altro». È nel prossimo futuro che la situazione si acuirà: «Gli effetti si vedono ancora poco sulle superiori, mentre sono già evidenti sulle elementari: capita in diversi istituti comprensivi che le scuole secondarie di primo grado (le medie, ndr) abbiano in uscita due-tre classi, mentre in entrata le primarie ne abbiano solo una», rileva Cagnes. Che fare, dunque? «Sul breve periodo, gli strumenti sono limitati – riconosce il dirigente –. Sul lungo periodo stiamo costruendo alcune proposte, per esempio nell’orientare gli studenti verso percorsi di studio che consentano loro di formarsi pensando ad attività economiche da svolgere poi in valle».

Vedovati: «Una sfida educativa»

«Il calo demografico pone anche una sfida educativa – osserva il sociologo Bruno Vedovati, direttore del Consultorio familiare Zelinda di Trescore –. Negli ultimi anni gli stranieri hanno dato un apporto più significativo alla natalità, ora è importante valutare anche i cambi di tendenza di questa popolazione». Si prospetta peraltro una provincia a due velocità: «La contrazione delle nascite è forte già da tempo nelle valli, e senza risposte rischia di aggravarsi – prosegue Vedovati –. L’hinterland invece ha una maggiore attrattività per i giovani. Un tema centrale è quello delle politiche di conciliazione: la possibilità di mettere al mondo dei figli chiede che questo elemento sia un valore per tutta la società. Si nota poi anche una particolare mobilità: proprio in mancanza di politiche di conciliazione, sempre più frequentemente i genitori scelgono di iscrivere i propri figli in scuole che sono sul tragitto verso il luogo di lavoro».

Gli organici

Proprio perché l’erosione delle nascite è un fenomeno in ascesa dall’ultimo decennio, sulle scuole superiori il calo è meno marcato: nel 2023/24 in Bergamasca si prevedono 9.040 iscritti alle prime superiori, nel 2019/20 erano invece 9.110. La reazione a catena che ora colpisce le elementari si riverbererà poi inevitabilmente anche nei cicli d’istruzione successivi. Ma se calano studenti e classi, un ripensamento arriverà anche per gli organici dei docenti. «È l’altra faccia della medaglia – ragiona Gloria Farisé, dirigente del Liceo Falcone e presidente della sezione bergamasca dell’Associazione nazionale presidi -. Servirà mettere a punto una riflessione sulla riorganizzazione dei servizi. La preoccupazione al momento è maggiore negli istituti comprensivi e nelle primarie, dove già oggi si stanno determinando sia molte “pluricassi”, sia classi che addirittura non si formano. Nel prossimo biennio anche alle superiori cominceremo a sentire una contrazione».

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