Sci, un altro rinvio
La stagione non partirà

Nel nuovo Dpcm impianti fermi fino al 6 aprile, periodo in cui in genere le nostre stazioni chiudono. Fossati: praticamente certo che nessuno aprirà. Previsti ora gli indennizzi a tutti gli operatori del settore

La speranza è l’ultima a morire, è vero, ma stavolta sembra certo: gli impianti sciistici della bergamasca non apriranno per la stagione invernale 2020-2021, in realtà mai iniziata. Le stazioni, infatti, erano già pronte ad aprire a inizio dicembre, come ogni anno, ma all’epoca il Comitato tecnico scientifico non aveva approvato il protocollo anti-covid e il Governo, vista l’aggravarsi della situazione contagi in Italia, aveva rinviato l’apertura al 7 gennaio. Il 7 gennaio, poi, si è trasformato nel 18 e il 18 gennaio nel 15 febbraio. A metà del mese scorso sembrava finalmente essere la volta buona: il protocollo approvato, la Lombardia in zona gialla (condizione necessaria per aprire), salvo poi l’ennesimo dietrofront arrivato nella serata del 14 febbraio con un’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che rinviava tutto al 5 marzo. Martedì, però, il nuovo Dpcm firmato dal premier Mario Draghi, in vigore dal 6 marzo al 6 aprile 2021 prevede però che gli impianti sciistici restino chiusi. Parola fine quindi alle possibilità di apertura degli impianti per quest’anno.

«La stagione, sentendo quasi tutti gli impiantisti, è finita – dichiara Massimo Fossati, presidente Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari) Lombardia e amministratore del comprensorio di Valtorta-Piani di Bobbio –, anzi, non è mai iniziata. Anche perché la data del 6 aprile non è la data dell’apertura certa, ma solo la data fino a cui gli impianti resteranno sicuramente chiusi. Comunque, se si dovesse aprire il 6 aprile ci sarebbe l’incognita neve e dell’innalzamento delle temperature. Di solito le nostre stagioni, sulle Orobie, si chiudono dopo Pasqua, soprattutto se è ad aprile. Quindi è praticamente certo che la stagione sia finita».

La richiesta del comparto neve ora è di avere ristori adeguati. «Di fronte all’emergenza – spiega Fossati – non possiamo che uniformarci, ci mancherebbe altro. L’unica cosa adesso è che speriamo nei ristori, che siano seri e adeguati. Certo è che siamo chiusi dall’8 marzo 2020 causa pandemia e i ristori dovranno tenerne conto». Ristori, ma anche indennizzi. «Molto probabilmente non si aprirà quest’anno – concorda Gloria Carletti, sindaco di Foppolo e vicepresidente del Collegio regionale dei maestri di sci –. Se fino a ora era stato tutto inaccettabile, quest’ultima decisione è solo un’ulteriore mancanza di rispetto nei nostri confronti. Sarebbe stato più corretto dire che quest’anno gli impianti sciistici sarebbero rimasti chiusi. Ora però chiediamo ristori, ma anche indennizzi, adeguati e in tempi celeri. Serve infatti rientrare dalle gravi perdite che abbiamo avuto per allestire tutto ed essere pronti per l’apertura del 15 febbraio, poi fermata la sera prima. E servono i ristori veri, non gli aiuti una tantum e simbolici che avevano previsto, ma sostegni reali».

Sostegni che, «alla luce delle notizie di oggi pomeriggio (ieri per chi legge, ndr) – si legge nella nota stampa di Anef –, riteniamo positivi. Superando il sistema dei codici Ateco, tutti i professionisti e gli operatori del comparto montagna potranno ricevere un indennizzo reale. Ci fa piacere poi che sia stato stanziato un fondo ad hoc per gli impianti sciistici, che se verrà confermato risulta essere coerente con i dati trasmessi da Anef al ministero dell’Economia e delle Finanze: un sostegno fondamentale per la loro sopravvivenza».

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