Piero Busi lascia dopo 60 anni da sindaco
«Ho fatto tutto per il bene della mia gente»

In carica dal 1960, un record. Costretto nel 2004 a fare il vice per legge, fu proclamato «sindaco onorario». Ha 85 anni. «Sono stato un dittatore, decidevo anche per la minoranza. Solidarietà e rapporti umani i miei valori».

Dopo 60 anni alla guida di Valtorta, Piero Busi, il prossimo maggio, non si ricandiderà a sindaco. Ha 85 anni e oggi, in Italia, è il sindaco con più mandati alle spalle. Il primo giuramento in Consiglio di Valtorta avvenne nel 1960, a 27 anni di età. Lo chiamavano il «Pierino dell’asilo». Da allora ha rivoluzionato Valtorta e scritto la storia della «sua» Valle Brembana.

Dunque, è proprio vero, non si ricandida?
«Il sindaco non lo faccio più. Ormai ho una certa età e non posso più guidare. Poi ho rispetto della mia gente».

Iniziò nel 1958 nelle file della Dc, poi liste civiche.
«Il paese era in una situazione difficile. I bambini scendevano da frazioni isolate, non c’erano strade. Mi candidai, avevo 27 anni. E iniziarono a chiamarmi il “Pierino dell’asilo”».

Da allora non ha più lasciato, tranne nel 2004 in cui ha passato il testimone per la legge sul terzo mandato, ma lui è stato proclamato dal Consiglio «sindaco onorario».
«Un record europeo. Ricordo quella volta che la Lega voleva mettermi i bastoni tra le ruote. Presentò una lista alle 9 dell’ultimo giorno. Io in tre ore ne ho formata un’altra. La Lega, così, non ha avuto nessun rappresentante in Consiglio, io invece ho vinto con due liste».

Quindi la minoranza non c’è mai stata?
«No, di fatto mai. O quando c’era, era ancora una mia lista. È stata una dittatura, tutte le delibere sono passate all’unanimità».

Come è cambiato in 60 anni il modo di amministrare?
«Fino a vent’anni fa c’era un rapporto diverso con istituzioni e politici. C’era la possibilità di avere riferimenti e amicizie in valle che oggi non ci sono più».

Quali capacità servono per amministrare?
«Passione e intelligenza, nel senso di saper capire i bisogni del paese e della gente. Io sono stato fortunato: per un periodo ho avuto sei presidenze di istituzioni varie, dall’ospedale alla Comunità montana, potevo decidere io cosa fare».

Quando iniziò a fare il sindaco, il paese non aveva servizi e strade, ma quasi il doppio della popolazione e un sacco di bambini. Quale la ricetta contro lo spopolamento di oggi?
«Una ricetta non c’è. Mancano le scelte politiche di fondo. Parlano di montagna e montagna, ma poi non fanno nulla. E uno che abita in montagna non ha nessun aiuto».

Come ha fatto a trovare tutti i soldi per Valtorta e la valle?
«Un po’ li ho “rubati”, nel senso che ho fatto di tutto per ottenerli. E poi grazie ai rapporti umani. Era facile allora avere più contributi senza tanti piani e burocrazia. Sia chiaro però che non l’ho mai fatto per me, ma sempre per il bene della mia gente. Una volta hanno tentato anche di incastrarmi, ma non ci sono riusciti. Ricordo quella volta che fui invitato a cena, a Piazza Brembana, da sette autorità importanti. Mi conoscevano di nome, ma non ci eravamo mai incontrati. Mi interrogarono. “Come ha fatto a trovare tutti quei soldi?” Gliel’ho spiegato. Sono rimasti stupiti. Ho fatto tutto per il bene del paese e della valle. Nelle mie tasche non mi è venuto mai nulla».

Tanti amici ma anche tanti nemici?
«Tanti amici, e qualche nemico. Che, poi, però, si è ravveduto ed è diventato anche amico».

Un difetto?
«Sono troppo buono, ma non lo scriva. Io ho avuto la fortuna di avere un maestro come don Bepo Vavassori che mi ha insegnato i valori del perdono e della solidarietà, dei rapporti umani».

Chi andrà avanti ora a Valtorta?
«Io mi faccio da parte. Ho detto alla mia gente di organizzarsi, di trovare un candidato. Sappiate che io non mi candido più, fate voi. L’importante che sia una persona seria, corretta e voglia bene alla gente».

Come saluterà i suoi concittadini?
«Ho una statua in cera della Madonna che mi è stata donata dalle suore di Zogno. A maggio la porterò in paese, spero che ci sia anche il vescovo. Ecco. In quell’occasione saluterò i miei concittadini, dicendo loro che d’ora in poi saranno protetti dalla Madonna»

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