Cronaca / Valle Brembana
Lunedì 19 Novembre 2018
Palazzina esplosa a San Giovanni Bianco
Agata non ce l’ha fatta, è morta a 97 anni
Agata Boffelli era ricoverata da giovedì 15 novembre all’ospedale Papa Giovanni con ustioni e traumi in tutto il corpo dopo l’esplosione a San Giovanni Bianco.
Agata Boffelli non ce l’ha fatta. È morta domenica 18 novembre, nel pomeriggio, all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo la donna di 97 anni rimasta ustionata giovedì mattina nell’esplosione della palazzina di via Ceresa a San Giovanni Bianco. La donna, che aveva compiuto gli anni da poco, era stata ritrovata dai soccorritori per metà sotto il tavolo della sala, con le gambe coperte dai calcinacci. Aveva ustioni sul corpo e diversi traumi provocati dall’esplosione. Era stata estratta dalle macerie cosciente, ma in condizioni gravissime. Trasportata in elicottero al Papa Giovanni, ha lottato per tre giorni ma ieri a metà pomeriggio il suo cuore ha smesso di battere. La data dei funerali non è ancora stata stabilita e la salma è in camera mortuaria a disposizione del magistrato.
Agata Boffelli era una donna con un carattere molto forte: originaria della frazione di Oneta, da ragazza si era trasferita a Milano dove aveva lavorato come cameriera per anni, fino alla pensione. Non si era mai sposata e non aveva figli. Al momento di ritirarsi dal lavoro aveva deciso di tornare a San Giovanni Bianco, dove è sempre rimasta. Viveva sola, in affitto nell’appartamento all’ultimo piano dell’ex albergo Luiselli di cui ormai non rimane che un ammasso di detriti. La fuga di gas che ha provocato l’esplosione sarebbe partita proprio dalla sua abitazione. In passato la donna era stata ricoverata all’ospedale di San Giovanni Bianco e poi trasferita nella casa di riposo di Zogno, ma dopo un mese aveva firmato per andarsene. A casa faceva tutto da sola e non voleva aiuti. Ma non aveva alcun parente e, vista l’età avanzata, il suo caso era stato portato dai vicini all’attenzione del Comune.
«Avevamo proposto di portarle i pasti a domicilio – spiega il sindaco Marco Milesi – di fornirle un aiuto giornaliero per la spesa, o di ricoverarla in una Rsa, ma lei aveva sempre rifiutato». Un nipote che abita nel Milanese è l’unico contatto sporadico che aveva l’anziana. Anche con i vicini non aveva rapporti molto stretti: conduceva una vita solitaria e teneva molto alla sua autonomia.
Le indagini sulla devastante esplosione, intanto, proseguono. «Nei prossimi giorni faremo una verifica con i vigili del fuoco in due appartamenti, quello al piano terra dove abitava Ausilia Paninforni e quello di Tiziano Boffelli, residente nella casa adiacente alla palazzina demolita – annuncia il sindaco –. Sono inagibili ma vogliamo capire se i proprietari possono entrare per recuperare i loro effetti personali».
La storica palazzina di via Ceresa è stata demolita nella notte tra giovedì e venerdì in quattro ore, un intervento di massima urgenza stabilito dal Comune a causa del pericolo di crollo della parete nord. Gli inquilini, accompagnati dal sindaco e dai vigili del fuoco, erano stati fatti rientrare per pochi minuti per recuperare gli oggetti più cari. Sono sette gli sfollati, tutti ospitati da parenti. Per loro il parroco, don Diego Ongaro, ha organizzato una raccolta fondi invitando la comunità all’aiuto, al sostegno, all’incoraggiamento e alla preghiera. In chiesa è stata sistemata una cassetta per la raccolta delle offerte che in questi giorni sono arrivate numerose.
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