Paladina-Sedrina, fondi bloccati. E la Provincia studia il «Piano B»

Il viceministro in Via Tasso: si chiederanno ad Anas i soldi per completare il progetto. Ma per i lavori tempi lunghi: si valutano la suddivisione in due lotti e opere «accessorie».

La notizia che molti evidenziano in partenza è che, almeno per completare il progetto, sembra aprirsi uno spiraglio. Il viceministro alle Infrastrutture Alessandro Morelli, ieri in Provincia per un incontro – organizzato dalla parlamentare della Lega Simona Pergreffi – sulla Paladina-Sedrina, si è infatti reso disponibile a un confronto con Anas per (ri)chiedere che, con una modifica della convenzione, i tre milioni necessari a sbloccare studi e disegni vengano attinti dai 15 che ancora restano nella «vecchia» convenzione per la Tangenziale Sud di Bergamo. Tangenziale Sud di cui la Paladina-Sedrina faceva parte: è l’ultimo tratto che rimane incompiuto, e quello per cui la strada, oggi, sembra farsi più in salita. Se infatti è noto che i costi sono lievitati dai 90 milioni ipotizzati nel 2006 agli attuali 421, dal vertice di Via Tasso con Morelli (presenti il presidente della Provincia Pasquale Gandolfi con alcuni consiglieri, parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, rappresentanti delle Comunità montane) è emerso con chiarezza che accedere a fondi di quella portata in tempi brevi sarà praticamente impossibile.

Nessuna «corsia preferenziale»

L’opera non rientra infatti nè nel Pnrr (che non contempla infrastrutture stradali) nè in quelle connesse alle Olimpiadi di Milano-Cortina. Dunque non potrà beneficiare di «corsie preferenziali», e dovrà fare i conti con finanziamenti di cui probabilmente si potrà parlare solo con una programmazione che vada oltre il 2026. Ipotesi respinta in modo abbastanza compatto dal mondo politico orobico presente all’incontro. E dunque ora si cercano le soluzioni pragmatiche del caso.

Vari i fronti su cui Via Tasso si metterà all’opera: «Ci siamo impegnati a valutare se sia possibile ridurre i costi del progetto senza stravolgerlo – spiega Gandolfi –. Nel contempo, visto che non possiamo certo pensare di aspettare il 2026 per intervenire, abbiamo messo sul tavolo due ipotesi alternative». La prima: suddividere l’opera in due lotti funzionali, in modo da avere, realizzando solo una parte, una spesa iniziale inferiore. «Quale tratto realizzare, nel caso, sarà da valutare. Stiamo lavorando per capire quali sarebbero i costi – precisa Gandolfi –. Sempre tenendo presente che noi l’opera la vogliamo realizzare tutta: questo sarebbe solo un modo per mettere in moto le cose». La seconda direttrice sarebbe quella di interventi più piccoli (si fa per dire) e concreti da realizzare in tempi rapidi e con costi inferiori, per cominciare, nell’attesa, a dare risposte ai problemi: «Tra le idee ci sono dei sottopassi, magari anche in una sola direzione di marcia, per liberare in parte dal traffico le rotonde dell’Arlecchino e di Paladina – aggiunge Gandolfi –. Naturalmente vanno fatti tutti gli approfondimenti del caso per capire la fattibilità e i costi, ma potrebbero rappresentare una risposta più a breve termine». Eventualmente se ci sarà la disponibilità, utilizzando i famosi fondi residui della convenzione con Anas.

«Traversata nel deserto»

«Il dato positivo di oggi – conclude Gandolfi – è che il viceministro si è reso disponibile ad aprire una riflessione con Anas per far sì che si possa integrare e rivedere la convenzione in essere, per concludere la progettazione definitiva, che rimane la priorità».

«Dobbiamo essere consapevoli che si prospetta una lunga traversata nel deserto», è il commento del presidente della Comunità montana Valle Brembana, Jonathan Lobati. Che è d’accordo con opere di «fludificazione» del traffico, mentre decisamente freddino sulla suddivisione in due lotti: «Se si realizza la parte più a valle, poi rischiamo di rimanere soli sul tratto finale, che è quello che interessa la Valle Brembana. La via maestra è l’opera completa». Che per Lobati rappresenta una priorità anche rispetto ad altri interventi infrastrutturali di cui si parla per la valle: «Non vorrei correre il rischio di mettere troppa carne al fuoco e poi bruciare tutto».

In generale, se l’importanza di sciogliere quel nodo viabilistico è condivisa da tutti, dagli interventi dei sindaci di ieri sarebbero emerse anche sfumature diverse sul da farsi, dai due lotti alla riqualificazione della strada esistente, fino all’accento sulla necessità di preservare il Parco dei Colli. «Tutto si deve basare su studi del traffico e progetti, più che sulle singole opinioni», chiosa Lobati.

Per il parlamentare leghista Daniele Belotti, «è stato un incontro importante per fare il punto della situazione. Sarà fondamentale riuscire a vedere una progettazione completa che analizzi le varie alternative, magari meno costose, rispetto a un’opera da 420 milioni che è difficile da realizzare in tempi brevi». Intanto, dunque, si va alla carica dei fondi per il progetto.

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