Omicidio Bonomelli: «Forse agli imputati conveniva che morisse»

IL PROCESSO. L’80enne fu narcotizzato: non sopravvisse. «Se si fosse risvegliato li avrebbe accusati della rapina». Per i 4 in Appello chiesta la conferma della condanna.

Brescia

Il «nucleo Gherardi», lo chiama il sostituto pg Pier Umberto Vallerin. Padre, figlio e allora fidanzata di quest’ultimo, specializzati in rapine con il Rivotril, il farmaco narcotizzante somministrato di nascosto alle vittime per derubarle. Cinque colpi, uno anche ai danni di un’anziana zia finita in ospedale, l’ultimo costato invece la vita ad Angelo Bonomelli, 80 anni di Trescore, l’imprenditore delle onoranze funebri trovato morto nella sua auto l’8 novembre 2022 in un parcheggio di Entratico senza il cellulare, il portafogli con 120 euro e il suo inseparabile orologio d’oro Longines.

È un processo che si gioca su un labile confine giuridico, quello cominciato davanti alla Corte d’assise d’appello di Brescia. Da una parte la contestazione di omicidio volontario con dolo eventuale, reato riconosciuto dalla sentenza di primo grado, della quale la Procura generale ieri ha chiesto la conferma: 26 anni per Matteo Gherardi, 34enne di Gaverina, ritenuto la mente, e per l’amico Omar Poretti, 26enne di Scanzorosciate; 15 anni per l’ex compagna del primo Jasmine Gervasoni, 25enne di Sedrina, e per il padre 69enne Luigi Rodolfo Gherardi. Dall’altra, la morte come conseguenza di altro delitto o l’omicidio preterintenzionale, tesi che le difese riproporranno nell’udienza del 4 aprile e che, se accolte, farebbero scattare lo sconto di un terzo della pena previsto dall’abbreviato, finora escluso per via delle aggravanti da ergastolo: futili motivi, uso di sostanze venefiche e nesso teleologico (e cioè aver ucciso per rapinare).

«Poteva salvarlo in extremis»

Bonomelli fu attirato in trappola al bar Sintony di Entratico. Nel suo caffè Poretti sciolse il farmaco a base di benzodiazepine che gli passò il 34enne, abituato a farne uso. «Mettine pochissimo», lo aveva avvertito. Ma il 26enne, stando alle quantità calcolate dal medico legale durante l’autopsia, avrebbe esagerato versando il contenuto di un’intera confezione. Bonomelli, intontito, era stato abbandonato sulla sua Fiat Freemont in un parcheggio isolato della zona industriale di Entratico. Si poteva salvare? Sì, secondo Vallerin. Chiamando, anche in forma anonima, il 118, quando Gherardi jr, il padre e la compagna poche ore dopo erano tornati per sincerarsi delle sue condizioni e l’avevano trovato privo di sensi. Sì, se il 34enne l’indomani lo avesse detto ai carabinieri che si erano presentati a casa sua chiedendogli lumi sulla sorte di Bonomelli. «Poteva salvarlo in extremis – ha sottolineato il sostituto pg –, invece con pervicacia e insensibilità assoluta racconta una bugia dicendo di non sapere dove fosse. E così facendo non gli ha concesso l’ultima possibilità».

«Ma forse la morte di Bonomelli poteva fare addirittura comodo», è arrivato a sostenere il sostituto pg

Matteo Gherardi, occhio pesto e vistoso cerotto sulla fronte tatuata, in aula insieme al padre e a Jasmine (Poretti ha scelto di rimanere in carcere a Bergamo dove i 4 sono detenuti), ha ascoltato Vallerin dipingerlo come «preoccupato in quei giorni: non dorme la notte, vuol dire che capisce che quello che ha fatto è molto grave e può portare alla morte». Un passaggio a sostegno del dolo eventuale: e cioè, accettare che un 80enne rischiasse di non sopravvivere alla dose di Rivotril. «Ma forse la morte di Bonomelli poteva fare addirittura comodo», è arrivato a sostenere il sostituto pg: «Non dico che la volessero, ma se si fosse risvegliato, avrebbe potuto raccontare. È per quello che viene abbandonato a se stesso».

Le rapine precedenti

Le 5 precedenti rapine (due sono ora arrivate davanti al gup) avevano assicurato il bottino, ma non l’impunità al «nucleo Gherardi». «Le vittime riferivano ai carabinieri – ha osservato Vallerin –. E hanno indicato Gherardi o comunque l’hanno riconosciuto dalle foto segnaletiche. Ed è chiaro che, se fosse emersa un’altra rapina col Rivotril, i primi sospettati sarebbero stati lui, il padre e la compagna».

E non è vero, per il sostituto pg, che Gervasoni e Gherardi senior fossero al Sintony per caso, come hanno cercato di sostenere. «Sapevano del piano: l’azione è stata corale, sinergica e organizzata». Per dimostrarlo Vallerin ha proiettato in aula il video delle telecamere del bar facendo notare che, quando Bonomelli è colto da mancamento, nessuno dei 4 imputati dà segni di preoccupazione. Il sostituto pg ha ottenuto, contro il parere delle difese, l’acquisizione agli atti delle immagini di due precedenti rapine. Venerdì 14 marzo ne è stato mostrato solo uno, relativo al colpo dell’8 aprile 2022 in un bar di San Paolo d’Argon. Dove si vede Matteo Gherardi sciogliere furtivamente e in pochi secondi il Rivotril nell’aperitivo della vittima designata. «L’azione era fulminea – ha chiosato Vallerin –. La difesa sostiene che per versare l’intero flaconcino nella tazza di Bonomelli con il contagocce ci sarebbero voluti 6 minuti e che dunque la quantità somministrata era minima. Invece, le immagini dimostrano che l’operazione era veloce, anche perché il contagocce è facilmente rimovibile dal boccettino».

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