La volontaria dell’anno è una bergamasca
Sanda, da Sorisole l’aiuto in Marocco

Sanda Vantoni, 26 anni, svolge servizio civile in Marocco: «Lavoro scelto per passione»

È Sanda Vantoni, 26 anni, figlia di papà bergamasco e mamma belga nata in Congo, che oggi abitano a Sorisole, la giovane volontaria europea dell’anno. A lei, infatti, che è impegnata in servizio civile in Marocco con Cefa onlus-Il seme della solidarietà, sarà consegnato il Premio Giovane volontario europeo di Focsiv (Federazione degli organismi cristiani servizio internazionale volontario) giovedì 29 novembre all’Auditorium dei Lincei a Roma.

Focsiv festeggia il 25° del Premio volontariato internazionale e nella cerimonia, salutata da un messaggio del presidente della Repubblica, oltre ad assegnare il Premio Giovane volontario europeo a Sanda Vantoni, verrà assegnato anche il Premio Volontario dal Sud a Dil Bahadur Gurung, presidente dell’Associazione Gonesa. «Due vite – quella di Sanda e di Dil Bahadur Gurunr –, due culture e due età diverse vissute entrambe in tante parti del mondo, ma con un unico obiettivo: migliorare la vita delle persone più vulnerabili, creando opportunità che consentano loro di costruirsi un futuro possibile», spiega il comunicato Focsiv.

Sanda Vantoni è da sempre cittadina del mondo: legata all’Africa dove ha trascorso l’infanzia grazie al lavoro del padre, una volta rientrata in Italia con i genitori a Bergamo ha frequentato il liceo scientifico per poi iscriversi a Sociologia in Belgio e grazie a programmi Erasmus ha potuto anche studiare in Canada, Irlanda, Spagna e Olanda. Si è poi laureata sulle Migrazioni internazionali, con una tesi volta a comprendere l’influenza delle famiglie sulle migrazioni di ritorno nei luoghi d’origine.

Dopo la laurea Sanda è stata assunta a Barcellona in una società di progettazione di droni, ma ha deciso che quella non era la sua strada ed è tornata in Italia, con una parentesi di volontariato in Nepal, e quindi si è candidata al bando di servizio civile in Marocco ed è partita con Cefa a novembre 2017. In quest’anno ha lavorato promuovendo l’inclusione sociale, il sostegno alla popolazione migrante in situazione di vulnerabilità, onde prevenire i fondamentalismi e i radicalismi di ogni genere, in un’area dove molti giovani non trovano lavoro e sono possibili vittime di condizionamenti. Ha collaborato con i rimpatriati volontari sostenendoli con l’avvio di piccole cooperative e attività economiche. Inoltre, grazie al gruppo teatrale «Cantieri Meticci» di Bologna le persone locali sono state coinvolte in progetti di recitazione. Cosa rappresenta questo premio per Sanda? «In un primo momento ho insistito sul fatto che non ho vinto per merito, ma per rappresentare tutti quelli che come me lavorano in Italia o all’estero per cercare di rendere questo mondo un po’ più giusto e per contribuire a uno sviluppo sociale ed economico collettivo – commenta Sanda Vantoni –. Ma, alla luce della polemica nata dopo il rapimento di Silvia Romano (la cooperante italiana finita nelle mani dei banditi in Kenya ndr), mi rendo conto che se veramente voglio rappresentare gli italiani impegnati nella cooperazione non posso limitarmi a ringraziare a nome di tutti la Focsvi, ma è mio dovere anche decostruire alcuni stereotipi che sembrano essersi diffusi sulla figura del volontario: quando partiamo per l’estero come volontari non siamo mai soli, ma sempre inquadrati da un’équipe che conosce bene le peculiarità del luogo e che ci dà un appoggio costante; chi decide di partire come volontario all’estero, non è uno sprovveduto, né un ingenuo. Si tratta di persone formate e spesso selezionate tra molte. Io ho scelto di fare questo lavoro per passione, perché anche se non cambierò il mondo la mia goccia nell’oceano la voglio mettere».

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