La spada di ghiaccio torna dopo 7 anni
A Valleve grande sfida per i climber

Manca poco al formarsi della spettacolare stalattite di 50 metri a Valleve: l’ultima volta nel 2014. Rischio valanghe: stop agli escursionisti sul Farno.

L’ultima volta fu nel 2014: la cascata di ghiaccio nota come «Spada di Damocle» sta per tornare. Siamo a Valleve, in un anfiteatro naturale del monte Pegherolo, a dieci minuti a piedi da Cambrembo. Qui, in particolari condizioni climatiche - neve e gelo, ma non troppo - l’inverno può regalare una stalattite di cristallo (free standing) rara sulle Alpi, soprattutto per la sua altezza: 50 metri. Dopo sette anni di assenza, ora sembra la volta buona.

Se ne sono accorti gli appassionati di ice-climbing che ogni anno attendono la magia della «Spada di Damocle». E questo potrebbe essere l’inverno giusto, dopo quelli del 2000, del 2006 e 2014. Ventuno anni fa fu Simone Moro il primo a scalarla e a ribattezzarla: la sua forma affilata e libera sui quattro lati, la faceva sembrare a una spada. Poi nel 2006 fu la volta della guida alpina Yuri Parimbelli e, subito dopo di lui, scalatori arrivati un po’ dal resto del nord Italia. «Perché di simili cascate - dice lo stesso Parimbelli - ce ne saranno cinque o sei su tutto l’arco alpino. Ma così lunga è difficile trovarla».

La magia della spada ghiacciata pare ormai rimaterializzarsi in questi giorni. «La base di ghiaccio sembra essere leggermente spostata rispetto alla candela soprastante - dice ancora Parimbelli - ma una settimana dovrebbe essere sufficiente perché le due parti si uniscano e quindi si possa poi riuscire a scalarla».

«Il suo grado di difficoltà è indicativamente di 6 su una scala da uno a sette - continua - ma dipende da come si è formata. Poi, come tutte le attività in montagna, va affrontata con la consapevolezza del gesto e la corretta gestione del rischio che deriva dall’esperienza».

Per tutti gli altri resta lo spettacolo ghiacciato della natura, visibile passando sulla strada che sale da Valleve, poco prima di arrivare al bivio per San Simone-Foppolo.

Il pericolo valanghe, intanto (marcato, ovvero 3 su una scala da uno a cinque), ha convinto il Comune di Gandino a vietare l’accesso al monte Farno, lungo il sentiero dalla località «Capanna Ilaria», in territorio di Clusone, direzione croce del Farno e viceversa.

«A seguito delle intense precipitazioni nevose delle ultime settimane – si legge nell’ordinanza, firmata dal sindaco Elio Castelli -, del distacco di valanghe verificatosi lungo le pendici del Farno, e in considerazione del persistere dell’indicazione di pericolo valanghe tre, da parte di Arpa Lombardia, con condizioni di elevato rischio di caduta di altre valanghe e distacco di cumuli nevosi, si ordina il divieto di transito e accesso a escursionisti e praticanti di sci-alpinismo, lungo le pendici del monte Farno, e sul sentiero dalla località “Capanna Ilaria” direzione croce del Farno e viceversa».

La zona è molto frequentata da sportivi e appassionati, in modo particolare quest’anno, con la presenza di moltissima neve, ma a seguito di questa ordinanza, non sarà momentaneamente possibile accedere nelle suddette aree. Resta comunque consentito l’accesso all’area del Farno e alla piana della Montagnina, con possibilità di fare diverse escursioni. Stesse ordinanze sono state emanate, nei giorni scorsi, anche da altri comuni della Valle Seriana. Il sindaco di Ardesio ha infatti vietato qualsiasi tipo di escursione sul monte Timogno e nella zona degli ex impianti sciistici a Valcanale.

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