La cattura del boss Messina Denaro dedicata al maresciallo di Sedrina, la mamma: «Abbiamo rivissuto la tragedia di Filippo»

Sedrina. La mamma del maresciallo morto a 36 anni in Sicilia: «Il suo sogno entrare nei carabinieri».

«Il primo pensiero dopo la cattura è andato a un ragazzo straordinario, a un carabiniere valoroso della nostra squadra, era il maresciallo Filippo Salvi: la notte del 12 luglio 2007 cadde in un dirupo, a Bagheria, mentre stava cercando di piazzare una telecamera, proprio nell’ambito di un’indagine per arrivare alla cattura di Messina Denaro. Filippo aveva 36 anni, era originario della provincia di Bergamo, ma amava profondamente la Sicilia e la lotta di liberazione dalla mafia». Lo ha dichiarato a «Repubblica» il colonnello dei carabinieri Lucio Arcidiacono che da tempo con la sua squadra del Ros stava dando la caccia al boss mafioso. Quando lunedì mattina lui e i suoi uomini sono riusciti ad arrestare Messina Denaro, l’ufficiale ha pensato agli sforzi e ai sacrifici fatti in tutti questi anni.

L’operazione di ricerca

Sacrifici pagati anche con la vita, come nel caso di Filippo Salvi, di Sedrina, nome in codice «Ram», maresciallo ordinario in forza al Ros di Palermo ed esperto di intercettazioni, morto a 36 anni, in un’operazione di ricerca del latitante Denaro Messina. Mentre percorreva a piedi un sentiero in località Monte Catalfano ad Aspra, sopra Bagheria, probabilmente non accorgendosi della friabilità del terreno, era precipitato in una scarpata per oltre 40 metri. Dal 1997 si trovava in Sicilia, dove aveva preso parte a numerose operazioni nella lotta antimafia.

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«Ci hanno fatto molto piacere le parole del colonnello Arcidiacono che io e mio marito conosciamo – racconta Lorenzina Vitali, madre di Filippo -. Non è uno che spende parole

inutilmente. Abbiamo ricevuto numerosi messaggi di stima. Ci hanno fatto piacere e nello stesso tempo siamo rimasti senza fiato, perché abbiamo rivissuto la tragedia di nostro figlio». «Filippo - continua la mamma - era un ragazzo vivace. Aveva fatto ragioneria, ma il suo sogno era entrare nei carabinieri. Ha fatto domanda senza dircelo. Ci ha avvisati tre giorni prima di partire. È andato a Roma, poi è stato trasferito in Sicilia. Io da lì ho cominciato a fare le novene. “Cosa fai laggiù?”, gli chiedevo preoccupata. Lui mi rispondeva: “Qui c’è un cielo azzurro che te lo sogni”. Ha seguito le indagini sulla strage di Falcone, poi è entrato nel Ros. L’ultima volta l’ho sentito al telefono. Ogni volta che lo chiamavo mi rassicurava: “Tutto bene, tutto bene”». In suo onore, a luglio è stata intitolata la piazza nella frazione di Botta, dove Salvi era cresciuto e dove ancora vivono i suoi genitori. «È un onore per il nostro paese tenere viva la memoria di un servitore dello Stato che per lo Stato ha sacrificato la vita - afferma il sindaco Stefano Micheli -. Quello dell’amministrazione comunale è stato un gesto perché chi passa da quella piazza possa ricordarsi di una persona che ha dato lustro alla comunità».

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Tante telefonate

Il papà Giannino ieri ha ricevuto la chiamata del colonnello Arcidiacono: «Mi ringraziava, anch’io lo ringraziavo. Non sapevamo cosa dirci, eravamo tutti e due molto commossi». Il padre ieri ha ricevuto anche un messaggio dal comando generale del Ros: «Il Generale (Pasquale Angelosanto, comandante generale del Ros, ndr) ringrazia voi… Noi tutti pensiamo a voi… Lo dovevamo a tutti gli italiani onesti, ma lo dovevamo a Filippo. Riposa in pace nel Paradiso degli eroi». Mamma Lorenzina ha un ultimo pensiero per i carabinieri: «Non ci hanno mai lasciato soli, quelli di Zogno ogni mese passano per chiederci se abbiamo bisogno di qualcosa». Sul profilo facebook «I fratelli di Filippo Ram» sono molti i messaggi di congratulazioni e di ricordo. In uno viene postato il filmato della cattura di Messina Denaro: «Onore a te Ram, oggi abbiamo vinto», è il commento.

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